Natale 2011


Carissimi amici, in questi giorni riflettevo e tentavo di contemplare questo grande mistero che è il Natale, e mi sono trovato in difficoltà. In realtà ciò che contempliamo nel mistero, non ha nulla a che fare con tutto ciò che in questi giorni vediamo attorno a noi. Lucine, alberi, presepi sono tutte distrazioni, così come tutte le storielle che attorno al mistero sono state create. Oggi vorrei scremare tutto e mantenere l’essenziale, ciò che più ci aiuta a entrare un po’ di più nel Natale.
Anzitutto mi pare di poter dire senza paura che la situazione di crisi in cui ci troviamo sia molto simile a quella in cui poco più di 2000 anni fa nacque quel bambinello a Betlemme. Un disagio diverso perché figlio di diverse epoche, ma molto simile perché porta ad una separazione fra pochi ricchi o benestanti (che non si rendono conto di esserlo) e molti poveri che fan fatica a far sentire la loro voce. In un contesto come questo viene abbastanza spontaneo chiedersi “Ma Dio dov’è?”, “Quella giustizia tanto predicata perché non si realizza?”, “Sono sempre i furbi a farla franca!”
Il Dio di Abramo attraverso i profeti aveva promesso un messia vittorioso, un messia liberatore che una volta per tutte libera il popolo ebraico dal potere del governo oppressore. L’attesa era ormai al limite della sopportazione! Quanti modi diversi Dio avrebbe potuto pensare per realizzare tutto questo! Avrebbe potuto presentarsi come grande Re e con il suo esercito annientare nel nulla l’impero romano, dimostrando a tutti la sua forza, avrebbe potuto presentarsi come sommo sacerdote non corrotto, potente e coraggioso, avrebbe potuto … che ne so! La scelta di fatto realizzata è stata quella di presentarsi nella semplicità e nell’impotenza di un piccolo bambino in mezzo alla gente più povera e inutile agli occhi del potere.In altre parole la strada che ha voluto percorrere è stata la più assurda e debole: ha voluto in tutto e per tutto stare vicino ai più deboli, ai più emarginati, ai più poveri!
Questo Dio bambino ha dovuto sperimentare la debolezza e l’impotenza di non saper fare nulla. Un Dio che ha dovuto imparare a mangiare, a camminare, a parlare, un Dio che ha dovuto vivere la fatica dei senzacasa, un Dio che ha sperimentato la paura dei perseguitati, un Dio che non ha avuto la forza di farsi conoscere e comprendere dalle sue creature più amate.
Ma chi è quel pazzo che inventerebbe un Dio così perdente?
Eppure proprio perché così debole e perdente ha risvegliato la curiosità di coloro che ne hanno sentito l’annuncio.
Prendete i pastori ad esempio. Ascoltano l’annuncio di un angelo! Mah … non so come sia successo, avranno visto un essere simile ad un uomo? Avranno sentito una voce, avranno visto una luce? Non so cosa sia successo veramente, quello che è certo è che qualsiasi cosa sia successo ha risvegliato in loro il desiderio di vedere qualcosa, di comprendere un po’ meglio quello strano evento. Si sono mossi, hanno iniziato a camminare verso … verso quel segno che era stato loro indicato, un bambino nato in una mangiatoia. È un qualcosa che non ha senso, loro chiedono un segno come conferma della nascita del messia tanto atteso e si trovano a cercare un povero bambino che non ha avuto neppure la fortuna di essere ospitato in una locanda.
E poi guardiamo quella povera madre, una ragazzina, non ancora sposata, che riceve un annuncio strano che va contro ogni regola religiosa e quindi civile del suo popolo e … e poi pensate lo sconforto di non essere accolta, ormi le doglie iniziano a farsi sentire e … l’unico posto libero è una stalla. Ma non le saranno venuti dei dubbi?! E poi tutta quella gente che si avvicina per vedere quel bambino. Pastori sporchi e puzzolenti con le loro pecore che tra l’incredulità e lo stupore si avvicinano alla grotta e la loro gioia nel vedere ciò che stavano vedendo: un bambino avvolto in fasce adagiato in una mangiatoia. Maria non comprendeva tutto ciò, il Vangelo lo dice chiaramente, ma conserva tutto nel cuore certa che un giorno tutto acquisterà un significato più profondo.
E noi che siamo qui dopo 2000 anni non abbiamo il diritto di dubitare? Non abbiamo il diritto di farci delle domande?
Certo che l’abbiamo questo diritto. Anzi dobbiamo farci delle domande. Ma le risposte le troviamo solo se, come i pastori, abbiamo il coraggio di metterci in moto verso un segno che a prima vista è insignificante.
Diciamocelo chiaramente, neppure oggi un Dio impotente, come quello che stiamo adorando in questo santo giorno di Natale, è il Dio atteso. Neppure oggi farebbe audience un Dio come questo! Eppure mi fa sempre molto riflettere che proprio i più poveri, quelli che tutti allontanano, quelli che sono nessuno, proprio quelli quando ti parlano della propria fede ti lasciano di stucco. Sono loro che sentono davvero vicino questo Dio impotente, solo loro che si sentono accompagnati per la mano da un Dio amico che condivide la loro esperienza di sofferenza e di nullità. La fatica di credere l’abbiamo noi, proprio come l’hanno avuta il Re Erode, e sommi sacerdoti e i farisei.

Padre santo, che per vincere l’egoismo dell’uomo hai scelto di condividere la debolezza dei tuoi figli, aiutami a riconoscerti nelle mie giornate buie e faticose nelle quali la solitudine mi fa sentire lontano da te che invece mi sei accanto e condividi il mio dolore e il mio sforzo per reagire alle difficoltà.
Gesù, bambino di Betlemme, insegnami a crescere con il desiderio di conoscere ed incontrare il Padre. Fa che ogni mio piccolo passo vada nella direzione di Colui che con te mi ha creato e amato sin dall’eternità.
Spirito Santo proteggi i miei passi. Sostienimi nelle cadute e rafforza il mio cuore perché non ceda alle tentazioni del nemico.
Maria, Madre tenera e amorevole, insegnami a conservare nel mio cuore tutto ciò che non comprendo e rafforza il mio desiderio di camminare con te verso il Regno del Padre.
Amen

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