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Visualizzazione dei post da settembre, 2012

Uniti nell'unico nome di Gesù

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30 settembre 2012  XXVI domenica del T.O. – B Nm 11,25-29 ; Sal 18(19) ; Gc 5,1-6 ; Mc 9,38-43.45.47-48 In questa XXVI domenica del tempo ordinario, Pasqua della settimana, la Parola di Dio ci fa riflettere sul nostro modo di essere in cammino verso l’unico nome di Gesù.  In realtà questa riflessione si pone a completamento di quella di domenica scorsa. Infatti penso che l’immagine dei discepoli che camminano con Gesù ma non riescono a entrare nel cuore delle sue riflessioni sia come l’immagine di quest’oggi mossa dall’egoismo.  Pietro, lo abbiamo sentito 2 domeniche fa, a preso in disparte Gesù e lo ha rimproverato perché ha annunziato la sua passione a Gerusalemme; i discepoli, settimana scorsa, hanno preferito stare in silenzio e deviare il discorso; oggi tutto scoppia e la gelosia prende piede. Ma proviamo a fare mente locale nella storia della nostra chiesa, nella storia dei nostri modi di vivere la fede. Quella dei discepoli che si lamentano perché altri riescon

Coccolati da Gesù

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23 settembre 2012 XXV domenica T.O. - B Sap 2,12.17-20 ; Gc 3,16-3,3 ; Mc 9,30-37 In questa 25^ domenica del tempo ordinario, pasqua della settimana, la parola di Dio ci offre un bel quadro da contemplare: Gesù con i discepoli che camminano per una via, in particolare per la via che va da Cesarea di Filippo a Gerusalemme. Perché ho detto che è un bel quadro da contemplare? Perché quando si parla di via mi viene in mente quella via un po' particolare che è la nostra vita. E ciò che succede su quella strada verso Gerusalemme è ciò succede nella nostra vita. Gesù cerca di spiegare ai suoi discepoli che sta arrivando il momento in cui verrà consegnato. Non è la prima volta che si affronta questo tema, ma la reazione dei discepoli dice ancora quanto non sono pronti a questo.  Gesù parla loro e loro si azzittiscono, non sanno cosa dire. È il silenzio di chi ha paura ad esprimere il suo parere perché sa di non sapere ed ha paura di fare brutta figura. Ma è anche il silenzio

San Nicola da Tolentino

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10 settembre 2012 San Nicola da Tolentino Barzizza Sir 51,12-20 ; Sal 18 ; Rom 1,9-18 ; Lc 10,1-8 In questa giornata facciamo festa in ricordo di un grande santo. Ma cosa insegna oggi a noi questo ricordo. O meglio, perché oggi lo vogliamo ricordare? C'è una immagine che mi piace parecchio: l'immagine di una grande casa. Ci sono le fondamenta, sopra le fondamenta ci sono i muri del pian terreno, e poi quelli del primo piano e così via fino al tetto. Cosa significa questo? Se è vero che tutte queste parti insieme formano la casa, è altrettanto vero che queste parti non si possono confondere tra di loro perché non hanno la stessa funzione. Gesù è il fondamento della Chiesa di cui anche noi facciamo parte, lui ha chiamato i primi dodici apostoli come mura del pian terreno, e sopra di essi ha poggiato i 72 inviati, anch'essi apostoli in quanto inviati. E poi via via con tutti gli inviati della storia della Chiesa passando anche da S. Nicola e arrivando fino a no

La fede va vissuta anche nei momenti di dolore

2Cor 12,7B-10 ; Sal 33 ; Gv 19,25-27 Dieci anni fa con l'UNITALSI ho fatto il pellegrinaggio a Lourdes. Di questo viaggio la cosa che più mi porto nel cuore sono le parole che don Pelis, cappellano della basilica di Lourdes disse a tutti gli ammalati radunati davanti alla grotta. Era il primo giorno della nostra permanenza e disse: “Voi siete qui per chiedere il miracolo della guarigione, ricordate però che l'unica guarigione importante per la quale vale la pena pregare è quella dello spirito, se poi il Signore per intercessione di Maria ci donerà anche quella del corpo è un di più che ci viene donato gratuitamente”. Quando mi trova di fronte a degli ammalati ricordo sempre questo evento perché la nostra debolezza umana ci fa perdere il senso profondo della nostra esistenza e ci fa fermare alla superficie delle cose. Il Vangelo proclamato questa sera ci aiuta a contemplare un momento difficile della vita di Maria. La scena di questa madre, devastata dal dol

La fede va sostenuta con i sacramenti

1Cor 11,23-26 ; Sal 97 ; Lc 22,14-20 Capita a volte, o dovrei dire forse spesso, che qualcuno dica: “Credo in Dio ma non voglio saperne della Chiesa”. Oppure: Io credo ma non vado mai in chiesa, mi sembra una perdita di tempo. E chissà quante frasi simili! Si tratta di vere e proprie contraddizioni. Non è possibile infatti credere nel Dio di Gesù Cristo senza riconoscersi nella Chiesa e nei sacramenti che Cristo stesso ci ha lasciato. Che sia difficile non lo metto in dubbio, che sia necessario un cammino più o meno lungo neppure, ma che Gesù non centra nulla con i sacramenti e la Chiesa questo poi no! E vi dirò di più. Ultimamente il Signore mi ha dato l'opportunità di accompagnare per un pezzo di strada alcuni giovani. Ho sempre tanto da imparare da loro! Alcuni di questi, normalissimi giovani che dopo la cresima fortunatamente si sono tolti il peso di “dover andare a messa”, un giorno me li vedo in Chiesa, la domenica mattina mentre celebravo. Alla fine de

La fede va mantenuta attraverso l'ascolto della Parola

1Pt 1,10-12 ; Sal 97 ; Lc 24,13-35 “ Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti!” Mi sono sempre sembrate dure queste parole in bocca a Gesù eppure più ci penso e più mi rendo conto che sono sempre più vere per la mia vita e per la vita di noi cristiani. Anche noi come i due discepoli leggiamo la storia di Gesù fino ad un certo punto, ne dimentichiamo sempre qualche pezzo. O ci dimentichiamo che la sofferenza è compresa nel prezzo della pasqua o ci fermiamo alla croce. In qualsiasi caso l'esito è la depressione ed il desiderio di evadere da una fede che non porta da nessuna parte! Nella Parola di Dio c'è tutto ciò che concerne la nostra vita, c'è tutto ciò che basta per credere! Spesso e volentieri incontro gente che, dopo aver ritagliato dalla Parola di Dio ciò che appariva scomodo, hanno dovuto cercare stimoli diversi per iniziare a comprendere che Dio esiste veramente. Eppure se avessimo il coraggio di accogliere tutta le

La fede un dono da accogliere nella Chiesa

At 2,1-11 ; Sal 149 ; Lc 24,46-53 Aver fede nel Dio di Gesù Cristo, è un atto della libertà di ogni singolo Credente. Perché se è vero che il dono d'Amore di Dio ci raggiunge tutti allo stesso modo, è altrettanto vero che ognuno di noi è libero di accoglierlo o meno. E come ogni cosa che liberamente accettiamo, anche l'accoglienza della fede esige una responsabilità sociale. Uno non può dire “ho fede ma la mia fede la uso solo nella mia casa, nelle mie quattro mura domestiche”. Se fosse così forse quell'uomo non crede così pienamente in ciò che dice di professare. La fede va accolta nella pienezza della propria esistenza e quindi va vissuta in ogni luogo della propria vita sociale come privata. Ecco perché gli apostoli, nel giorno di Pentecoste non hanno potuto gioire rinchiusi nelle quattro mura del cenacolo. Finché non hanno accolto pienamente il dono della fede, il loro atteggiamento era quello di chi ha paura di fare una brutta fine: porte sprangate,

La fede grande dono di Dio

At 16,11-15 ; Sal 149 ; Mt 16,13-23 “ Beato tu, Simone, figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli ”. In questi giorni vogliamo parlare di fede. Non si tratta di una cosa semplice. È qualcosa che non possediamo ma che possiamo elemosinare ogni giorno. La fede non è nostra ma è anzitutto di Dio che ce la dona instancabilmente. Parlare di fede significa anzitutto parlare di fiducia e dire fiducia significa fare riferimento ad un rapporto. Ecco quindi il primo pensiero: quale è il mio rapporto con Dio? È necessario instaurare con Lui un rapporto di reciproco Amore. È necessario fidarsi ciecamente di Lui anche a costo di fare brutte figure. Di esempi ne abbiamo tanti a partire da Abramo che ha mollato tutto ciò che aveva di certo per incamminarsi verso un luogo sconosciuto, le indicazioni gli sono arrivate strada facendo. Ma pensiamo anche a Pietro che , mollata ogni cosa nella barca si è messo a seguire Gesù. La fed

Cammina dietro!

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16 settembre 2012 XXIV Domenica T.O. - B Is 50,5-9a ; Sal 114(116) ; Gc 2,14-18 ; Mc 8,27-35 La parola di Dio in questa XXIV domenica del tempo ordinario, Pasqua della settimana, ci raggiunge con una domanda all'apparenza banale, ma in realtà molto profonda: Chi è Gesù? E attenzione a non fraintendere: non mi sta chiedendo la definizione del catechismo. Mi sta chiedendo chi è Lui per me.  La cosa forse può sorprendere qualcuno ma se ci pensiamo bene la definizione del catechismo non sempre si avvicina all'immagine che personalmente abbiamo di Gesù. Ogni giorno, senza renderci conto, diciamo chi è Gesù: con il nostro modo di vivere, di agire. Ogni volta che prediligiamo qualcuno piuttosto che qualcun altro diciamo chi è Gesù per noi. Ogni volta che ci troviamo a fare una scelta morale diciamo chi è Gesù per noi. Ogni volta che ci imbattiamo in una qualche discussione, più o meno seria, noi diciamo chi è Gesù. È infatti con le nostre opere che confermiamo la nostra

Siamo o no nuove creature?

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9 settembre 2012  XXIII domenica T.O. – B Is 35,4-7 ; Gc 2,1-5 ; Mc 7,31-37 In questa 23^ domenica del tempo ordinario, pasqua della settimana, la Parola di Dio ci fa riflettere sulla grandezza e sul significato del nostro battesimo. Siamo così abituati a questo sacramento che ormai ne abbiamo perso il significato più profondo: essere immersi nella vita di Cristo, con tutto quello che questo significa. Il Battesimo ormai è un modo per non sentirsi diversi dagli altri, invece dovrebbe essere proprio il contrario. Il battesimo ci rende diversi da tutti gli altri perché ci rende creature nuove. Col battesimo si realizza in noi la profezia di Isaia: “ si apriranno gli occhi ai ciechi. … si schiuderanno gli orecchi ai sordi … lo zoppo salterà come un cervo … griderà di gioia la lingua del muto …”  La nostra vita con l’adesione a Cristo deve cambiare. E se questo non avviene in modo automatico con il rito del battesimo, deve avvenire giorno dopo giorno mentre cammino con Cris