Siamo o no nuove creature?


9 settembre 2012 
XXIII domenica T.O. – B
Is 35,4-7 ; Gc 2,1-5 ; Mc 7,31-37
In questa 23^ domenica del tempo ordinario, pasqua della settimana, la Parola di Dio ci fa riflettere sulla grandezza e sul significato del nostro battesimo.
Siamo così abituati a questo sacramento che ormai ne abbiamo perso il significato più profondo: essere immersi nella vita di Cristo, con tutto quello che questo significa.
Il Battesimo ormai è un modo per non sentirsi diversi dagli altri, invece dovrebbe essere proprio il contrario. Il battesimo ci rende diversi da tutti gli altri perché ci rende creature nuove. Col battesimo si realizza in noi la profezia di Isaia: “si apriranno gli occhi ai ciechi. … si schiuderanno gli orecchi ai sordi … lo zoppo salterà come un cervo … griderà di gioia la lingua del muto …” 
La nostra vita con l’adesione a Cristo deve cambiare. E se questo non avviene in modo automatico con il rito del battesimo, deve avvenire giorno dopo giorno mentre cammino con Cristo e mi accorgo che, per raggiungere la gioia tanto desiderata, non posso che amare come lui mi sta amando.
Siamo nel mondo ma non siamo del mondo perché siamo di Cristo. Questa certezza deve farci camminare.
Ma quale è il punto di partenza per riuscire a realizzare tutto questo? Per riuscire a plasmare la mia esistenza sull’esistenza dell’unico maestro che è Gesù? 
Anzitutto è necessario accorgersi di dover cambiare. Ecco quindi la prima domanda che ci dobbiamo fare: ho l’umiltà per rendermi conto che posso e devo migliorare ogni giorno? per abbassarmi a chiedere aiuto a qualcuno che ha fatto un pezzo di strada in più rispetto a me? Oppure nessuno può aiutarmi perché, benché debba ancora camminare, sono più avanti di tutti gli altri?
Se ci abbiamo fatto caso il sordomuto si è messo nelle mani di qualcuno che lo ha portato da Gesù. È solo assieme agli altri infatti che posso incontrare Gesù. Finché confido esclusivamente nelle mie capacità dovrò scontrarmi con delle gambe che non camminano, con una lingua che non emette suoni, con degli occhi che non vedono dove vado …
E poi una volta arrivato da Gesù cosa devo fare? Il sordomuto del Vangelo si è lasciato fare. L’unico modo per lasciarsi fare da Gesù è avere la certezza che, qualsiasi cosa lui faccia di me, lo fa perché mi ama e sa di cosa ho bisogno. Non è sempre facile, spesso e volentieri ci rivolgiamo a Dio per comunicargli cosa deve fare per noi e per le situazioni in cui ci troviamo. Non è facile anche perché spesso non riusciamo a comprendere dove vuole arrivare e per quali strade. Peccato che lui abbia ben chiara la meta del nostro cammino, e in qualsiasi punto del tragitto noi ci siamo trovati fuori strada, lui sa come riportarci sulla via principale, anche se ai nostri occhi stiamo perdendo tempo o addirittura stiamo tornando indietro.
Abbiamo visto quale il punto di partenza, abbiamo visto cosa succede lungo la via, quale è l’esito di questo incontro? Quella foga di dire cosa è successo è un movimento dettato da una gioia che non si può descrivere. È la gioia di chi ha ritrovato la propria vita, la gioia di chi ha scoperto finalmente se stesso. Quegli occhi nuovi, quella lingua nuova, quelle orecchie nuove … e come tener tutto dentro? Come non riuscire a vedere le cose belle che Gesù ha fatto in noi e per noi? 
Spesso mi chiedo come mai noi cristiani andiamo in giro per le strade del mondo con dei musoni che non fanno altro che allontanarci da chi incontriamo per strada, al posto di far venire la voglia di fare la nostra strada facciamo scappare chi ci incontra. Come potremmo testimoniare ai nostri figli la gioia del Signore Risorto e dell’amore che mi sta donando se non riesco io stesso a gioirne? Ma forse la domanda più importante è: mi accorgo che sto incontrando il Risorto? Che colui che ha vinto la morte mi sta accompagnando mano nella mano?

Signore Gesù, ogni giorno mi dai la preziosa possibilità di incontrarti: nei fratelli che incontro, nella comunità che vivo, nei sacramenti, nella tua Parola. Aiutami a riconoscerti, aiutami a rendermi conto che ho bisogno di te, del tuo Amore, della tuo intervento guaritore.
Sono bisognoso del tuo aiuto ma troppo pieno di me per rendermene conto. Aumenta la mia umiltà perché possa affidarmi ciecamente nelle mani di chi sta camminando da più tempo di me, abbassa la cresta dell'orgoglio che mi fa credere il grande maestro della fede e fa che il mio cammino con te e verso di te non sia di scandalo per i più piccoli.
Signore Gesù, oggi è il giorno dell'incontro speciale, è il giorno in cui mi guarisci dalla cecità dell'egoismo, è il giorno in cui mi ricordi nuovamente che il male che pare governare il mondo è già stato vinto dalla tua Pasqua. La gioia di questa buona novella mi accompagni per tutta la settimana, sia la forza con cui affronterò le fatiche dei prossimi giorni e sia la speranza che testimonierò ai fratelli.
Amen

Commenti

Post popolari in questo blog

Un CUORE che arde d'Amore!

Tu vali molto di più!

La pazzia ... primo passo verso la Fede