Un dono da non sprecare

10 febbraio 2019
V domenica del Tempo Ordinario
Is 6,1-2a.3-8 ; Sal 137(138) ; 1Cor 15,1-11 ; Lc 5,1-11
In questa V domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana, la liturgia ci invita a contemplare gli effetti della Parola.
Il primo passo però è quello della fede, non bisogna vedere per credere, non bisogna sentire per credere, la strada è esattamente al contrario, è credendo che possiamo vedere e ascoltare quanto Dio compie in mezzo a noi!
È così per i personaggi che le letture oggi ci presentano: Isaia è un frequentatore del Tempio e, proprio nel Tempio riceve la sua missione; Paolo/Saulo in maniera un po’ strana riceve il suo mandato apostolico proprio mentre sta portando avanti un ministero zelante in seno all’ebraismo, crede dunque in Dio e quindi può ascoltare la voce di Gesù che lo invita a riconoscerlo; Simone si fida di Gesù, lo abbiamo sentito: “sulla tua Parola …”, e riceverà la missione di divenire guida della Chiesa e pescatore di uomini.
Ora la domanda nasce spontanea: sono disposto ad accogliere con fiducia ciò che Dio mi sta proponendo? La mia fede in Lui è tale da buttarmi a occhi chiusi nelle sua braccia pur non comprendendo ancora nulla della sua proposta? “Abbiamo faticato tutta la notte […] ma sulla tua Parola getterò le reti”.
Se siamo riusciti a metterci ciecamente nelle mani di Dio allora siamo arrivati al secondo passaggio di questo cammino: obbedienti accogliamo la sua proposta. È sempre Dio che fa il primo passo, è Lui che ci chiama perché ha bisogno di noi. Noi siamo liberi di accogliere o rifiutare la proposta che lui ci fa!
Quando parliamo di vocazione pensiamo che sono bravi e coraggiosi quelli che si offrono per un ministero, in realtà accettando la vocazione noi non facciamo altro che fidarci della proposta che Dio ci mette sotto gli occhi (più o meno esplicitamente). Tutto questo avviene già nel battesimo. Quante volte chiacchierando con i ragazzi emerge una sorta di disagio a riguardo della fede. La si vede come un peso inflitto nel battesimo da genitori poco rispettosi della libertà dei propri figli. In realtà dobbiamo guardare la cosa da un altro punto di vista. Non siamo noi che chiediamo il battesimo né uno qualsiasi degli altri sacramenti ma è Dio che, mediante quel sacramento bussa alla tua porta per farti un dono e tu sei certamente libero di accettarlo o meno! Il battesimo è il dono che ti è stato dato per entrare nella vita dei figli di Dio, i tuoi genitori hanno acconsentito perché tu potessi riceverlo, poi diventando grande, hai tutto il diritto di aderire, o meglio, accogliere nella tua vita questo dono. Non celebriamo forse la “confermazione”? La chiamiamo cresima ma di fatto è l’atto con cui, ormai divenuto grande, accolgo quel dono che Dio vuole farmi, Lui mi riconferma come suo Figlio e io accolgo questo suo dono di figliolanza da cui deve nascere l’obbedienza al Padre. Un’obbedienza che non è sottomissione ma desiderio di mettersi tutto nelle sue mani consapevole che ciò che il Padre vuole da me è solo ciò che è bene per me. Ecco allora che come un bambino anche Pietro si getta sulle ginocchia di Gesù. Per essere coccolato? Perché sente il bisogno di una spinta per essere incoraggiato? Non lo sappiamo e poco importa, Pietro di fatto si getta sulle ginocchia di Gesù  e si riconosce indegno di tutto quanto gli sta succedendo.
Questo è il terzo passo: riconoscersi insufficienti al ministero che Dio ti sta affidando. Tante vocazioni si sgonfiano a questo punto. Non sono degno … non sono in grado … non ne ho le capacità … ma a te che importa? Se Dio ti chiama a questo sarà Lui a suggerirti passo dopo passo cosa dire e cosa fare?! Immaginate Pietro: “Sarai pescatore di uomini”! Cosa mai vuole dire? Io non penso che Pietro abbia colto al volo queste parole!
Tutto questo vale certamente per la vocazione alla vita religiosa e sacerdotale ma non solo: mi vengono in mente le obiezioni di tanti possibili catechisti, lettori, ministri straordinari, baristi dell’oratorio, operatori Caritas … a tutti noi che non ci sentiamo né degni né in grado di compiere ciò che Dio ci sta mettendo tra le mani Dio stesso dice: “Non temere!”
Lo disse a Maria, lo disse a Zaccaria, lo disse a Pietro, lo disse a chissà quanti altri e lo dice anche a noi oggi, ora.
Oggi signore mandi la Tua Parola a bussare alla porta di ognuno di noi, ci fai una proposta grande, ci chiedi di divenire operatori della tua misericordia, a qualcuno stai chiedendo di portarti nel mondo della catechesi, a qualcun altro nel mondo della Carità, a qualcuno certamente stai chiedendo di divenire tuo ministro nel sacerdozio, nel diaconato o nella vita religiosa. Fa che questa tua parola di Grazia sia accolta da un cuore generoso e fiducioso nella tua presenza. Fa che questa tua parola di Grazia non sia vissuta come un peso o come qualcosa di cui vergognarsi.
Spirito Santo soffia nei nostri cuori e aiutaci a dire oggi, senza esitazione il nostro sì coraggioso e fiducioso nella volontà del Padre.
Amen.

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