E tu di che gruppo sei?
29 luglio 2012
XVII domenica T.O. – B
2Re 4,42-44 ; Ef 4,1-6 ; Gv
6,1-15
In
questa XVII domenica del Tempo ordinario, Pasqua della settimana, la Parola di
Dio ci porta a riflettere sul nostro modo di seguire il Signore Gesù. In altre
parole sul nostro modo di essere Cristiani cioè appunto seguaci di Cristo.
Nel
Vangelo che è stato proclamato, possiamo vedere tre tipologie di seguaci: i
discepoli, la folla e un ragazzino.
I discepoli seguono Gesù per vocazione,
sono stati chiamati a questa sequela direttamente dal maestro, potremmo anche
pensare che siano in una condizione di privilegio. E forse proprio perché sono
in questa condizione, Gesù li mette alla prova: “Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”.
E l’evangelista aggiunge: “Diceva così
per metterlo alla prova”. I discepoli sono i primi a non comprendere, in
realtà non comprendono nulla fino alla fine. Però sanno che di Gesù si possono
fidare. Infatti, alle sue richieste, anche se sembrano senza senso, obbediscono
senza battere ciglio. Come potrebbe Gesù sfamare tutta quella folla (“Erano circa cinquemila”, dice l’autore)
semplicemente con cinque pani e due pesci? Loro però si fidano, come si erano
fidati delle parole di Maria a Cana (“Fate
quello che vi dirà”) e come si fideranno durante l’ultima cena passandosi
quel pane e quella coppa di vino pur non riuscendo a comprendere le parole di
Gesù (Prendete questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue).
Poi
c’è la folla. Quest’ammasso di gente
senza un volto, tutti uguali. Che cosa cerca? Perché sono dietro a Gesù?
L’evangelista dice: “Perché vedeva i
segni che compiva sugli infermi”. Questi non vogliono ascoltare le parole
di Gesù, ma vedere qualcosa di sensazionale. Magari hanno sentito parlare di
Lui al mercato e vogliono colmare la loro sete di curiosità, vogliono
verificare di persona.
Ed
infine c’è quel ragazzino. Ha la sua
merenda, la mamma gli ha preparato lo zaino con il pranzo al sacco. È tutto
quello che ha (come la vedova al tempio, ricordate?), o mangia quello o salta il
pranzo. Non sappiamo in che modo i discepoli hanno chiesto quel pane, non
sappiamo la sua prima reazione, sappiamo però che ha avuto il coraggio di
rischiare: ha condiviso il suo pranzo. E l’ha fatto in maniera particolare se
ci pensiamo bene: non ha tenuto un pezzo e dato il resto ma ha dato tutto per
poi ricevere la razione uguale a tutti gli altri.
Ora
viene spontaneo chiederci: io in quale gruppo mi riconosco? Dei discepoli?
Della folla? O sto con il ragazzino? Attenzione a non barare, a non dare la
risposta più facile e più scontata! Probabilmente la risposta non è così semplice.
La realtà è che ci riconosciamo un po’ per parte secondo le situazioni. Gesù
oggi ci offre il suo modo di agire e ci chiede di imitarlo al meglio.
Se
quel ragazzino non avesse dato il suo cibo come sarebbe stata la vicenda? Non
lo sappiamo! Eppure comprendiamo che la chiave di volta è proprio in quel gesto.
“… se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel
regno dei cieli.” (Mt 18,3) Questo ragazzino ha in se il desiderio di vedere
Gesù, di scoprire qualcosa di più di questo meraviglioso maestro, ma ha anche
la fiducia ceca dei discepoli e il loro coraggio di mollare tutto e seguirlo.
Signore
Gesù non è facile seguirti mollando tutto ciò che ho. Eppure tu oggi mi insegni
che se non sono disposto a donarmi, a farmi mangiare dagli altri, il tuo Regno
non riuscirà a mostrarsi interamente. Non basta infatti essere curiosi, ma non
basta neppure fidarsi ciecamente. Bisogna essere come i più piccoli, capaci di
vedere l’invisibile, capaci di sognare e desiderosi di fare nuove scoperte.
Signore
Gesù, donaci il tuo Spirito, Spirito di sapienza e di intelligenza, Spirito di
consiglio e di fortezza, Spirito di scienza , pietà e timor di Dio. Donaci di
cercarti sempre nelle cose più folli e più divine. Aiutaci a non restare
aggrappati al mondo che offusca la mente ed il cuore. Scuotici, affinché
possiamo scorgerti accanto a noi in ogni istante della nostra esistenza.
Amen.
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