Nel segno della Speranza


9 giugno 2013
X domenica del Tempo Ordinario
1Re 17,17-24 ; Sal 29(30) ; Gal 1,11-19 ; Lc 7,11-17
Siamo ormai rientrati nel tempo ordinario, e la liturgia ci offre, in questa decima domenica, pasqua della settimana, di fermarci con un po’ di calma su un tema centrale e nello stesso tempo difficile da digerire: la sofferenza legata alla morte.
È importante soffermarci ora, a mente tranquilla, su questi temi, perché quando le circostanze ce ne darebbero la possibilità, il rischio è quello di formulare frasi standard, di convenienza. Quando infatti ci troviamo a confrontarci con la morte, ed in particolare la morte di un figlio, per tutti è il momento del silenzio, ogni parola detta è un di più che può creare più disagio che benessere.
Oggi la liturgia ci propone queste due letture che narrano un fatto molto simile: la morte del figlio di una vedova. È una situazione nella quale veramente non ci sono parole. Pare proprio che il male si accanisca sempre sulle stesse persone. Quante volte anche noi diciamo questa frase! Eppure, proprio a partire da questi due eventi, la Parola di Dio ci offre la speranza.
È il messaggio della Pasqua! La morte non ha l’ultima parola ma è il morto a parlare per ultimo (proprio come nel Vangelo, quello di oggi, ma il Vangelo in genere che è la vita di Cristo). In ultima istanza è il Risorto a non smettere di parlare.
Ciò che ci viene raccontato nella prima lettura e nel Vangelo è una conversione: l’inversione di uno stato di fatto. Proprio come nella storia di Paolo che lui stesso sta narrando ai Galati: durante il suo cammino, votato allo sterminio dei seguaci di Gesù detto il Cristo … Paolo è stato costretto ad invertire la rotta. Quel corteo funebre, che esce dalla cittadina di Naim (che significa deliziosa, ridente, allegra) … viene costretto ad invertire la marcia, a ritornare allegro. Quella donna vedova in Sarepta di Sidone che ormai aveva perso ogni speranza … di fronte all’evidenza, è costretta ad invertire la sua rotta, a ricominciare a vivere ripiena di speranza.
Cosa è successo lungo questi cammini? Hanno incontrato il Cristo. Hanno incontrato il Risorto, Colui che ha vinto la morte. Hanno fatto esperienza diretta che la morte non è l’ultima parola.
Ecco che allora Paolo non può fare a meno di gridare a tutto il mondo, il suo incontro, il ragazzo di Naim non può starsene zitto e la vedova di Sarepta non può che lodare il Signore che gli ha mandato un suo uomo.
Noi oggi siamo qu, in questa chiesa, e mi pare di poter dire che ci siamo tutte le domeniche e qualcuno anche più spesso. Vi invito a chiedervi, come mi sto chiedendo io, da quale delle due parti sto: da quella di chi ormai ha perso al speranza, e quindi lascia andare le cose così come sono, o da quella di chi ha incontrato il Signore, e quindi non può più stare zitto e cerca di fare il tutto e per tutto affinché l’uomo di oggi non perda la speranza?
Noi celebriamo il mistero della Speranza ogni domenica, ma quanto ci lasciamo investire da questo messaggio di salvezza?

Signore Gesù, non è sempre facile, nella vita di tutti i giorni, lasciarmi andare alla certezza che il futuro non può che essere già segnato dalla tua vittoria. Nelle fatiche quotidiane infatti, il peso del dolore e della finitezza dell’attuale condizione terrena in cui viviamo, spesso pare troppo pesante per le nostre piccole spalle. Ti preghiamo, fa che possiamo incontrare nei momenti di bisogno uomini e donne mandati da te. Fa che il nostro sguardo possa essere illuminato dalla luce della tua Pasqua e che le nostre fatiche possano accodarsi alle tue nella redenzione dell’umanità. Concedimi, un giorno, di essere tuo profeta, per alleviare i dolori di questa stanca umanità, e per essere un piccolo faro in questo mare in tempesta che l’uomo subisce su questa terra. Il tuo Regno di pace e di serenità sia per tutti noi un porto sicuro nel quale approdare e la tua presenza sia per noi forza nell’affrontare le fatiche quotidiane.
Amen

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