La forza di una debole fiammella!


2 febbraio 2014
Presentazione di Gesù al tempio
Mal 3,1-4 ; Sal 23(24) ; Eb 2,14-18 ; Lc 2,22-40
Quest’oggi, a circa 40 giorni dalla nascita di Gesù, la liturgia ci fa fare memoria di un evento fondamentale della vita di Gesù: come ogni ebreo, per essere riconosciuto membro del popolo eletto, doveva essere offerto a Dio, doveva essere presentato al tempio; un po’ come il nostro battesimo. Ma c’è una cosa strana: ad accogliere questo bambino on sono i sacerdoti o le autorità del tempio, ad accogliere questo bambino sono le braccia di due anziani che vivono nella speranza di incontrare il Messia.
Simeone ed Anna sono il segno dell’umanità debole, dell’umanità che vive alle periferie della società. Gesù pare venuto proprio per loro. Sono loro che scorgono in questo bambino quella luce che allarga i loro cuori, quella luce che permette loro di dire: ora posso morire in pace, ho visto la salvezza di tutte le genti!
Come mi piacerebbe avere gli occhi di questi due anziani! Occhi che mi aiutino a vedere la presenza di Dio nelle difficoltà, occhi che mi aiutano a stringere i denti quanto tutta per non avere più un seguito, occhi che mi aiutino a stringere i pugni quando verrebbe la voglia di gettare la spugna!
È lo sguardo della fede che ha permesso a Simeone ed Anna di scorgere in quel piccolo bambino la presenza di Dio, è il loro vivere a contatto con la Parola che li ha aiutati a riconoscere il Verbo fattosi carne, è la loro perseveranza nella sofferenza che ha fatto scorgere la luce della salvezza.
Noi oggi siamo troppo accecati dal buio in cui la società ci costringe a vivere! L’uomo non è fatto di sola materia, come oggi siamo ormai tutti convinti, ma è fatto anche di spirito. La spiritualità è parte fondamentale della vita dell’uomo. Lo avevano capito gli uomini delle caverne, perché non lo capiamo noi? Cosa c’è di più importante dell’amore? Io penso nulla! Alimentare la nostra vita dello Spirito significa lasciarsi accarezzare dall’Amore di Dio!
Per questo quel bambino è venuto nel mondo, per questo ogni anno noi lo ricordiamo con gran solennità, per questo anche i più scettici a Natale sono più buoni.
La luce che queste candele potrebbero fare è la luce che potrebbe portare Cristo nella nostra vita. Noi possiamo prendere la candela, appoggiarla sulla mensola del salotto e lasciarla lì, oppure possiamo prendere la candela, metterla su un porta candele e … decidere di accenderla. Qual è il rischio? Che la candela si consumi. È lo stesso rischio che ha corso Dio diventando uomo: che i giorni della vita umana si consumino prima o poi. Questo significa andare incontro alla morte. Questo sarebbe un dramma se, come ormai la cultura sta cercando di insegnarci ad ogni angolo della strada, la morte fosse l’ultima parola di una splendida commedia o dramma. Ma noi sappiamo che non è così. Gli occhi di quell’anziano, Simeone, ci trasmettono la serenità di una luce che illumina la fioca luce delle nostre candele. È la luce che illumina la speranza di ogni uomo, è la luce che da vita oltre ogni aspettativa umana, è la luce che rafforza la nostra debole umanità. È la Pasqua di Cristo da senso ad ogni nostro istante. Noi cristiani abbiamo questo grande compito: dobbiamo essere il lucerniere che tiene alta la luce Pasquale, il più delle volte però ci riduciamo ad essere un materasso che, non solo offusca, ma addirittura spegne questa luce.

La luce di Cristo illumini tutta la vostra vita.
Le vostre debolezze trovino conforto e speranza in Cristo luce delle genti.
Voi stessi siate portatori della luce di cristo nel mondo
Amen

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