XV domenica del tempo ordinario
13 luglio 2014
XV domenica del Tempo Ordinario
Is
55,10-11 ; Sal 64(65) ; Rm 8,18-23 ; Mt 13,1-23
In
questa XV domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana, la Parola di
Dio ci mostra tutta la sua potenza e di conseguenza ci spinge ad alimentare la
Speranza.
Già
la profezia di Isaia è di buon auspicio e ci consegna la linea di lettura anche
degli altri brani proclamati quest’oggi: la mia Parola, dice il Signore, “non ritornerà a me senza effetto, senza aver
operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata”.
Il
Vangelo inizia con un’immagine che rischia di sfuggire alla nostra attenzione:
“Gesù uscì di casa e sedette in riva al
mare”. Non ha appuntamenti, non ci sono persone con cui chiacchierare, è
proprio un momento di relax. Contempla la creazione. Pare suggerirci che il
primo modo di ascoltare la Parola di Dio è con gli occhi: contemplare ciò che
la Parola stessa di Dio ha creato (ricordate certamente tutti le parole di
Genesi 1: e Dio disse “sia la luce” e la luce fu …).
La
forza della Parola è tale che arriva dove non te lo immagini e ti rimane fissa
nel cuore e nella mente anche se non stai ad ascoltarla. Provate a pensare
quante parole sentiamo senza volerlo (qualcuno che chiacchiera al tavolo vicino
del bar, la televisione o la radio accesa mentre faccio qualche faccenda,
qualcuno che parla al telefono passeggiando sulla mia stessa via …) e pensiamo
anche a quanto ritornano alcune parole nella nostra mente (le parole di una
canzone, alcune frasi ascoltate per sbaglio e che hanno iniziato a farmi
immaginare chissà quali complotti contro di me …). Insomma, la Parola ha il
potere di farmi star bene e di farmi star male, di farmi dormire serenamente o
di farmi trascorrere notti insonni.
Finora
abbiamo parlato della parola degli uomini, quanto può agire la Parola di Dio su
di noi?
Dio
manda la sua Parola su di noi in continuazione, sin dal giorno in cui ha
iniziato la creazione, lo fa sia con modi più espliciti sia nei modi più
silenziosi ed inimmaginabili. Una cosa però resta certa: La sua Parola non
ritornerà a Lui senza aver compiuto il suo mandato. Questa certezza ce la
riconferma anche Gesù quando cita sempre il profeta Isaia dicendo: “il cuore di questo popolo è diventato
insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché
non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con
il cuore e non si convertano”… “e io
li guarisca!”. Sono parole bellissime, parlano di me, parlano di te, siamo
noi che non vogliamo ascoltare e non vogliamo vedere le parole e i segni che
Lui mette sul nostro cammino eppure, nonostante non vogliamo convertirci … Lui
ci guarisce. Tutto questo a quale prezzo? Quello del dolore del parto. San
Paolo nella sua lettera ai Romani che abbiamo ascoltato proclamata nella
seconda lettura ne parla chiaramente: “Sappiamo
infatti che tutta la creazione gene e soffre le doglie del parto fino ad oggi.
Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo
interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.”
Paolo parla del dolore di quel parto che ci ha rigenerato: la croce di Cristo.
Signore
Gesù, Parola del Padre fatta carne, entra nel nostro cuore, fa che rigenerati
dalla tua Passione possiamo crescere nel tuo amore testimoniando al mondo la
gioia di averti incontrato. Le nostre orecchie siano sempre attente ad
ascoltare ogni tuo consiglio ed il nostro cuore sia disponibile nell’attuarlo.
Le nostre azioni testimonino la Parola ascoltata e la nostra vita sia un inno
di lode a Te che continui a plasmarci nel tuo amore.
Amen
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