XXII domenica Tempo ordinario

31 agosto 2014
XXII domenica TO
Ger 20,7-9 ; Sal 62(63) ; Rm 12,1-2 ; Mt 16,21-27
In questa 21 domenica del tempo ordinario, Pasqua della settimana, dall’ascolto della Parola mi nasce una domanda ma anche una consolazione.
La domanda è se riuscirò mai a fare mie le parole del profeta Geremia. Le avete sentite che belle? Sono le parole che un innamorato sussurra alla propria donna: “Mi hai sedotto e io mi sono lasciato sedurre”. È possibile che il mio/nostro rapporto con Dio assuma una profondità tale? Ma la cosa bella è che superato il momento dell’innamoramento arriva l’ordinario e allora iniziano le difficoltà. Nel senso che non è tutto e sempre roseo ma si iniziano a vedere anche i piccoli difetti che prima venivano offuscati dai sentimenti. Non significa che non ci si ama più, significa piuttosto che è il momento di affrontare insieme la vita vera, quella fatta di gioie e di dolori, quella fatta di fatiche ma anche di consolazioni. È la storia di ogni amore umano, e se è così per i nostri rapporti con gli uomini, perché non deve essere così anche per il nostro rapporto con Dio?
La storia della salvezza è storia d’amore, un amore che inizia all’origine dei tempi e che non terminerà mai, un amore che lega l’uomo a Dio con un legame inscindibile. Ed ecco allora di nuovo quella domanda. Mi sento coinvolto da questo amore? Il mio rapporto con Dio è un rapporto di amore? Oppure è un rapporto di convenienza? Oppure un rapporto dovuto?
Fin qui la domanda, ma la consolazione?
Beh, leggendo il Vangelo non si può non notare il rapporto tra Pietro e Gesù. Possiamo dire che Pietro esce da un momento in cui ha sperimentato il suo profondo amore per il Maestro ricambiato in modo plateale. Ricordate il brano di domenica scorsa? “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”. Non sono passati mesi o anni, ma neppure giorni. Qualche istante dopo Gesù dirà a Pietro: “Va’ dietro di me, Satana! Tu mi sei di scandalo…” e la motivazione di tutto questo? “… perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!”
Pietro ama Gesù al punto tale che non può accettare che qualcuno lo faccia soffrire o addirittura lo possa uccidere. E questo funziona in un’ottica puramente umana. L’amore di Dio e per Dio ci chiede invece di abbandonare ogni logica umana. L’abbiamo sentito san Paolo cosa scrive ai Romani: “Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio”. Sarà infatti proprio il Suo soffrire per noi il luogo privilegiato in cui ci mostra il Suo amore. Pietro non può impedirlo!
La mia consolazione sta proprio in questo: se anche Pietro ha potuto scivolare così in basso subito dopo aver sperimentato l’amore di Dio nei suoi confronti … beh allora anche io posso permettermi ogni tanto degli scivoloni nel mio rapporto con il Signore! Certo la forza a Pietro per rialzarsi, lo abbiamo visto qualche settimana fa quando rischiava di annegare nel mare, arriva dal suo coraggio di sapersi sempre mettere nelle mani di Gesù, di affidarsi ciecamente del suo maestro. Ecco allora l’insegnamento per noi oggi.
Signore Gesù aiutaci a fidarci ciecamente di te così come Pietro si è fidato. Fa che giorno dopo giorno impariamo a pensare come tu pensi abbandonando la logica egoistica che impera nel mondo degli uomini. Spesso, pur di non far figure, pur di non farci prendere in giro ci allontaniamo da te, aiutaci ad amarti dal profondo del nostro cuore, a tenere l’occhio puntato non sulle glorie che questo mondo può offrirci ma alla gioia senza fine che il tuo amore per noi ci sta già consegnando.

Amen

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