"Piccolo dio" o "collaboratore del Creatore"?

5 ottobre 2014
XXVII domenica TO
Is 5,1-7 ; Sal 79(80) ; Fil 4,6-9 ; Mt 21,33-43
In questa 27 domenica del tempo ordinario, Pasqua della settimana, la Parola di Dio ci offre la possibilità di riflettere sul grande dono della creazione e della storia dell’umanità.
Quante volte anche noi ci siamo lamentati perché non accettiamo tutto quanto avviene nel mondo o nella nostra vita? Quante volte ci rivolgiamo a Dio con  la presunzione di coloro che pensano di sapere tutto di tutti ed invece non sappiamo neppure perché siamo al mondo!
Sono meravigliose le parole di Paolo alla comunità di Filippi: “Non angustiatevi per nulla”. Potremmo liberamente tradurre “State sereni!”. Ma come dovremmo reagire allora di fronte alle ingiustizie, alle calunnie, alle malattie, alle stragi e ... ? È sempre Paolo che ci risponde: “in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti”. Facile a parole, quante volte me lo sento dire anche io! Ma non dimentichiamo che Paolo dice tutto questo dovo esser stato prigioniero, perseguitato, minacciato di morte, abbandonato e quant’altro!Se ripenso alla sua vita non posso che riconoscerlo come una voce autorevole!
Ma perché non dobbiamo angustiarci? Perché dobbiamo stare sereni?
Ecco la parabola del vangelo, che poi riprende le parole del profeta Isaia: “c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto (l’affidò) a dei contadini e se ne andò lontano (emigrò)”.
Perché mi soffermo su questa parte iniziale? Perché normalment eci fermiam a pensare alla storia dei “vignaioli omicidi”, la ricordiamo così questa parabola, e ci dimentichiamo che prima di tutto c’è stato un lavoro di creazione da parte del padrone della vigna. Questo proprietario con molta cura fa in modo che la vigna possa produrre ottimi frutti: prima di tutto prepar il terreno, poi pianta le viti, poi la protegge dai ladri, dai briganti e dalle bestie selvatiche con una siepe, poi scava un torchio nella roccia perché il frutto possa essere lavorato sul posto e costruisce una torre per la guardia. Dopo tutto questo lavoro si potrebbe pensare che si prenda personalemente cura del suo terrono, e invece NO! La affidò a dei coltivatori e poi emigrò. Il fatto che non semplicemente si trasferisce al paese vicino, ma emigra, cioè va all’estero in un paese lontano, dice che si fida ciecamente di quei coltivatori. È la storia del nostro mondo e della nostra libertà. Dio crea tutto l’universo con gran cura di particolari e poi mette tutto nelle nostre mani e si allontana. Dio si fida di noi, ci mette in mano la cosa più preziosa che possiede, la sua creazione. Come la stiamo trattando? Magari inizialmente ce la siamo presa a cuore, ma poi, quando abbiamo iniziato a vederne i bei frutti ... siamo divenuti troppo golosi e vogliamo tenerci tutto per noi. È la storia del nostro egoismo, del nostro desiderio di giocare al piccolo Dio (ricordate, ai miei tempi c’era il piccolo chimico, oggi l’uomo gioca al piccolo dio!).
Il resto della storia penso che possiamo meditarlo da soli, siamo gia troppo offuscati dal pessimismo dilagante, vorrei che quest’oggi per almeno una giornata ci lasciassimo guidare dalla bellezza di sentirci addosso la fiducia totale di Dio che mi affida davvero tutto ciò che ho attorno a me, dalla natura ai fratelli. Cerchiamo di guardarci oggi gli uni gli altri come un dono reciproco di Dio, a volte un dono impegnativo, altre volte un po’ pesante ma sempre un dono di Dio, quando lo reincontreremo, quali frutti potremmo consegnargli? Non possiamo limitarci a lamentarci degli altri, dobbiamo tirarci indietro le maniche affinché ognuno dei fratelli che ho attorno possa produrre buoni frutti. È un compito impegnativo ma non è quello che abbiamo desiderato? Colalborare con Dio all’opera della creazione? Se proprio vogliamo giocare al piccolo dio facciamolo nel migliore dei modi, in collaborazione con l’unico creatore.
Signore, creatore di tutto ciò che esiste guida le nostre menti ed i nostri cuori affinché, nella semplicità che contraddistingue i tuoi figlio, possiamo prenderci cura gli uni degli altri per divenire nel mondo segni indiscutibili della tua presenza di amore.

Amen

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