Nel segno della Croce
8 marzo 2015
III domenica di Quaresima
Es 20,1-17 ; Sal 18(19) ;
1Cor 1,22-25 ; Gv 2,13-25
In
questa 3^ domenica di Quaresima, pasqua della settimana, la Parola di Dio ci
invita ad entrare sempre più nel cuore di Gesù.
Nella
prima lettura ci viene consegnato il decalogo e nel Vangelo una delle scene più
strane della vita di Gesù: Gesù che si arrabbia con i mercanti nel tempio. La
seconda lettura ci guida nella comprensione di questi testi.
Che
cosa distingue il cristiano da tutti gli altri uomini? Forse la sua bravura?
Forse la sua sensibilità verso i più bisognosi? Forse il suo rivolgersi a Dio
in un certo modo? Nulla di tutto questo. Il cristiano si distingue da tutti gli
altri perché annuncia Cristo crocefisso potenza e sapienza di Dio.
Per
tanti, sia oggi come nella storia, la croce è uno scandalo, segno di debolezza
e di stupidità, per i cristiani invece è il segno più grande dell’amore di Dio
per l’umanità e come tale va esaltato e venerato.
Oggi
la croce è divenuta un oggetto di bellezza nella moda o un oggetto prezioso
dell’arte; non stiamo parlando di queste croci, dorate o tempestate di diamanti
preziosi, ma di quella croce che porta alla morte, che parla di morte, stiamo
parlando di uno strumento molto usato nell’antichità, ma anche ai nostri giorni,
per condannare un uomo alla morte.
Che
cosa centra tutto questo con le altre due letture?
Noi
siamo soliti mischiare il sacro con il profano, iniziamo a fare le cose bene e
poi ci lasciamo fagocitare dalla mondanità. Anche a Gerusalemme le cose erano state
fatte bene, un grande Tempio con all’interno un luogo sacro e nel cuore di
questo il santo dei santi dove solo il sommo sacerdote poteva entrare una volta
l’anno; ma per mantenere tutto questo … servivano i soldi e quindi ecco le
tasse per il Tempio e per i sacrifici ed ecco quindi la necessità di fare
mercato per mantenere in movimento l’economia per la sussistenza del Tempio. Ma
una frase di Gesù, all’interno del vangelo di oggi, ci fa riflettere: “«Distruggete questo Tempio e in tre giorni lo
farò risorgere» … parlava del Tempio del suo corpo”. Tutto ciò che sta
avvenendo nel Tempio di Gerusalemme, e che ci viene raccontato nel Vangelo, è
immagine di ciò che può avvenire, e avviene credetemi!, nella nostra vita. Noi
siamo il tempio di Dio, lo avevano capito già gli induisti millenni prima di
Gesù, possiamo capirlo anche noi! E questo tempio, che è il nostro corpo,
dobbiamo mantenerlo il più bello possibile. Dobbiamo tenerlo lontano da tutto
ciò che lo può intaccare e consumare. Ecco allora che interviene la prima
lettura: il decalogo è il manuale per tenere il più possibile lontano il nostro
corpo dai guai. Il tempio era il luogo
per entrare in relazione con Dio, i primi tre comandamenti sono il modo per entrare in relazione con Dio e
guarda caso le tavole della legge erano proprio conservate nel santo dei santi,
nel cuore del Tempio.
Oggi
la liturgia ci invita a convertire ogni nostra azione affinché possiamo
recuperare un rapporto serio con Dio, un rapporto non guidato dal mondo ma
mosso dalla sola certezza che solo Lui mi ha liberato dalla schiavitù del
peccato e della morte.
Signore
Gesù, la tua croce, segno di amore per tutta l’umanità, sia il nostro unico
vessillo per il quale combattere.
Spirito
santo donaci il coraggio di mantenerci fedeli ai tuoi insegnamenti e di
testimoniare al mondo la tua continua presenza affinché tutta l’umanità possa
ritrovare il coraggio di reagire e di ritornare al Padre.
Padre
creatore, in ognuno di noi c’è il tuo seme di sapienza, aiutaci a farlo
crescere alimentandolo del tuo amore, fa che ogni uomo guardandoci possa
riconoscerti presente e fa che ognuno di noi possa amarsi come Tu ci ami.
Amen
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