Siamo alla fine del mondo?

15 novembre 2015
XXXIII domenica TO – B
Dn 12,1-3 ; Sal 15(16) ; Eb 10,11-15.18 ; Mc 13,24-32
Ci stiamo ormai avvicinando a grandi passi alla fine dell’anno liturgico, e in questa 33^ domenica del tempo ordinario, penultima dell’anno liturgico, pasqua della settimana, ci troviamo difronte dei teti che hanno il sapore della catastrofe, della fine di tutto quanto noi conosciamo. Questo ci mette un po’ in fastidio. Anche di fronte alle notizie delle stragi terroristiche appena fuori dalla nostra porta o di fronte alle sempre più frequenti notizie di omicidi e violenze, la nostra reazione è “è arrivata la fine del mondo!”.
Cosa avrebbero dovuto dire coloro che hanno vissuto le guerre mondiali? Cosa dovrebbero dire coloro che vivono gli uragani o i terremoti?
Certo un fondo di verità in tutto questo c’è ma non si tratta di qualcosa relativo al giorno e all’ora. La certezza è che la fine di tutto deve arrivare, il quando e l’ora … beh, dice la scrittura, neppure Gesù li conosce, ma solo il Padre che è nei cieli. Come possiamo allor noi permetterci di fare dei pronostici, come può allora qualcuno annunciare questo momento? È impossibile per gli uomini.
Cosa mai ha voluto dirci Gesù con queste parole? Perché gli evangelisti ci hanno riportato questi testi?
Anzitutto per aiutarci a vivere bene il presente. Ogni istante della nostra esistenza è prezioso e va vissuto il più possibile alla luce del vangelo. Ogni istante della nostra breve vita potrebbe essere il momento dell’incontro con il Padre, non possiamo permetterci di dire “ci penserò più tardi”.
C’è poi un secondo grande significato che Gesù vuole lasciarci. Quelle parole apocalittiche usate per indicare la fine dei tempi indicano la sua morte in croce: “In quei giorni, dopo quella tribolazione (la vita terrena di Gesù, in particolare la sua passione), il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo”. È quanto è avvenuto con la sua morte, quando si oscurò il sole del mezzogiorno e la luce del mondo si spense e si inabissò nelle tenebre fino alle tre del pomeriggio. Ciò che avverrà non sarà un segreto per nessuno, tutti vedranno così come avvenne sotto la croce quando il segreto messianico nascosto in Gesù fu svelato al mondo e il centurione poté dire “veramente quest’uomo era il Figlio di Dio!”.
L’albero della croce è dunque quell’albero fecondo che da senso a tutta la storia dell’umanità, solo stando sotto la croce ogni giorno scorgendo il primo frutto del grande raccolto, il frutto dell’amore del Padre, il Figlio unigenito sacrificato per tutti, soltanto là potremmo a nostra volta divenire dolci frutti del suo amore.
Signore Gesù, concedimi di vivere ogni mia giornata in tua compagnia, per gustare ogni istante in tua presenza nell’attesa di poterti incontrare definitivamente.
Aiutami a non lasciarmi prendere dallo sconforto quando tutto sembra perduto ma alimenta sempre la mia speranza all’ombra della tua croce.
L’attesa della tua venuta sia per me motivo di continua ricerca ed abbandono fiducioso ma attivo nelle tue mani.

Amen

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