Sempre più prossimi per Amare
10 luglio 2016
XV domenica del Tempo Ordinario
Dt 30,10-14 ; Sal 18(19) ;
Col 1,15-20 ; Lc 10,25-37
In questa 15^ domenica del TO,
pasqua della settimana, la Parola che la liturgia ci propone l’abbiamo
ascoltata molte volte in questo anno della misericordia.
Diviene pertanto pericoloso
accostarsi ad essa dando per scontato il suo contenuto. Lo sforzo che dobbiamo
fare è quello di resettare tutto ciò che abbiamo già ascoltato su di essa e lasciarci
affascinare da quello che per ognuno di noi oggi ha da dirmi.
Ci lasciamo aiutare dalla prima
lettura tratta dal libro del Deuteronomio Questo brano fondamentale per la vita
del credente insite nella conferma che i comandi del Signore sono un obbligo
per colui che crede. Ma non un obbligo perché imposti, bensì perché fanno parte
dell’essere umano. “Non è nel cielo … No
è al di la del mare … Anzi questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca
e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica”.
Quale è questa parola? Quale è
questo comando? “Amerai il Signore tuo
Dio con tutto il cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con
tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso”.
Non esiste Bibbia o altro scritto
sacro che obbliga a fare questo ma è nel cuore di ogni uomo che nasce questa
esigenza.
Spesso in televisione o in
internet ci commuoviamo difronte a filmati di animali che soccorrono cuccioli
di altre specie, cani che crescono cuccioli di gatti per esempio. Diciamo che
sono carini, ci facciamo sopra una risata. Ci dimentichiamo però che se lo
fanno loro mossi da un istinto probabilmente materno o paterno, lo possiamo
fare anche noi in virtù di quell’unica fonte dalla quale tutti, nessuno
escluso, siamo stati creati: Cristo stesso.
E allora quella domanda “chi è il
mio prossimo?” che sorge spontanea dalla bocca del dottore della legge di cui
parla il vangelo, non può che avere un'unica risposta: non importa chi è il tuo
prossimo, fondamento dell’umanità è a chi ti fai prossimo cioè a chi ti fai più
vicino perché ha bisogno di te?
Certo farsi prossimi di chi è nel
bisogno non è facile, oggi forse è più difficile di altre epoche storiche,
anche se in realtà gli approfittatori sono sempre esistiti. Una difficoltà
molto grande è quella di riuscire veramente a comprendere di che cosa ha
bisogno colui al quale mi avvicino. In genere ciò che si vede ad un primo
sguardo superficiale non è sempre ciò che veramente c’è nella storia di chi ho
difronte. Quando mi suonano il campanello per chiedere elemosina o per vendere
qualcosa, non mi vergogno di dire che non apro mai, a meno che non ho tempo per
ascoltare le loro storie, i loro vissuti. È necessario rimandare queste persone
a coloro che veramente possono aiutarle per ciò di cui hanno veramente bisogno.
In questo senso sostenere le opere della Caritas diocesana e vicariale ci
permette di poter rispondere senza rimorsi di far riferimento a questi enti se
hanno veramente bisogno.
Quello straniero samaritano che
si è preso cura di colui che è caduto nelle mani dei briganti, ha avuto il
coraggio di sprecare il suo tempo per conoscere i bisogni di quel tale, ma ha
avuto anche il coraggio di affidarlo alle cure di qualcuno che potesse aiutarlo
meglio, partecipando anche alle spese di queste cure.
Signore Gesù, fa che il nostro
cuore palpiti di compassione ogni volta che ci troviamo difronte qualcuno che
chiede il nostro aiuto. Fa che la compassione non sia soltanto per i film visti
in televisione o per le fotografie che troviamo sui giornali ma sia per tutte
quelle storie di ordinario dolore che incontriamo nelle nostre case e per le
nostre strade. Aiutaci a riscoprire la gioia dell’altruismo abbandonando la
logica egoistica che sta portando la nostra società all’autodistruzione!
Signore Gesù, scalda i nostri
cuori e rendici capaci di amare.
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