Pieni di speranza con il cuore sereno

14 maggio 2017
V domenica di Pasqua – A
At 6,1-7 ; Sal 32(33) ; 1Pt 2,4-9 ; Gv 14,1-12
In questa 5 domenica di Pasqua la Parola ci costringe a guardare con occhio limpido la vita della prima comunità apostolica e scorgere in essa la nostra stessa comunità.
Il rischio che corriamo normalmente è quello di pensare che alle origini tutto andava a meraviglia. Spesso diciamo quanto sarebbe stato bello avere la certezza dei primi discepoli che potevano chiacchierare tranquillamente con Gesù, quanto sarebbe bello se andassimo tutti d’accordo, quanto sarebbe bello se non ci fossero guerre e discordie in seno alla comunità. Ma oggi la serenità che Luca porta dentro di sé lo porta a scrivere anche di alcune diatribe che nascono nella comunità apostolica. Non stiamo ad andare nello specifico ma cogliamo immediatamente dalle sue parole che si tratta di preferenze. L’uomo di oggi è lo stesso uomo di 2000 anni fa. Come hanno fatto allora a superare questo ostacolo? Aprendo i propri orizzonti e decentrando il “potere” (se così lo possiamo chiamare). Gli apostoli hanno fatto un passo indietro e qualcun altro ha portato avanti quell’attività pratica permettendo loro di occuparsi prevalentemente delle questioni dello Spirito. Due dunque sono gli atteggiamenti: da una parte quello degli apostoli che si tirano indietro (e questo è un insegnamento che viene diretto a me e a tutti noi preti) dall’altro quello dei componenti della comunità di fare un paso avanti (e questo insegnamento è per tutti voi se vi riconoscete membri della comunità cristiana). Le qualità che devono avere i cristiani che si pongono a servizio degli altri sono presto dette: “di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza”. Qua potrebbe esserci un problema, io dovrei essere il primo ad abbandonare l’incarico. (Mi vengono in mente i catechisti che immancabilmente dicono: non sono in grado io di svolgere questo compito! – Ma qualcuno deve pur farlo). Quale è allora la strada da percorrere? Ce la propone Gesù stesso: “Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”.
Se vogliamo superare le discordie quotidiane che assillano la nostra vita e quindi di riflesso le nostre comunità, dobbiamo seguire l’unica via che Gesù ci offre. Gesù ci dice che l’unico modo di conoscere Dio Padre è frequentare lui, Dio Figlio; e per frequentare Gesù dobbiamo leggere e rileggere la sua Parola, innamorarci della Sacra Scrittura. Come possiamo venire in chiesa tutte le domeniche e far fatica a porre la nostra vita nelle mani di Gesù Cristo? Dico questo perché le piccole guerre famigliari che viviamo quotidianamente e la poca speranza nel futuro e quindi il diffuso pessimismo che ci porta a vedere tutto nero sono chiaramente il sintomo di una poca fiducia in Dio.
Vivere in Cristo significa riporre in lui ogni nostra speranza, significa avere la certezza che il male è già vinto e che tutto può volgere solo per il bene dell’umanità e la santificazione di ogni uomo.
Il Signore Gesù ci dice chiaramente oggi che il futuro di ognuno di noi non può essere un salto nel buio ma un’immersione totale nella luce.
Aiutaci Signore Gesù a spalancare gli occhi sulla bellezza che ci circonda, aiutaci a riconoscere la preziosità della tua Parola e a trovare in essa la via privilegiata per arrivare alla serenità più profonda nel nostro cuore. Aiutaci a scoprire che il tuo essere presente nella nostra vita è proprio questa pace interiore che ci doni di sperimentare frequentandoti.
Signore Gesù insegnaci a risolvere ogni nostro conflitto poggiando le nostre certezze sui tuoi insegnamenti e la, dove necessario, lasciare spazio ad altri. Allo stesso tempo dacci la forza di mettere a disposizione ciò che siamo per quanto serve alla comunità.
Donaci lo Spirito e la sapienza affinché possiamo divenire giorno dopo giorno persone di buona reputazione e testimoni del tuo Amore.

Amen

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