L'invidia del Diavolo per l'Amore dato agli uomini
1 luglio 2018
XIII domenica del Tempo Ordinario
– B
Sap 1,13-15;2,23-24 ; Sal
29(30) ; 2Cor 8,7.9.13-15 ; Mc 5,21-43
In questa 13^ domenica del Tempo Ordinario,
Pasqua della settimana, la Parola ci invita a fare una riflessione approfondita
sull’uomo e su Dio.
Il brano di Vangelo, con i due
episodi conosciutissimi dell’emorroissa e della figlia di Giairo, vuole
confermare la sapienza del primo secolo a.C.: “Dio non ha creato la morte e non gode della rovina degli uomini. […]
Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria
natura”.
L’uomo dunque è stato creato
immortale e incorruttibile come Dio … ma allora, in base alla nostra
esperienza, qualcosa non quadra: l’uomo soffre, l’uomo si ammala, l’uomo muore …
Sempre la Sapienza spiega: “Per l’invidia del diavolo la morte è entrata
nel mondo e ne fanno esperienza coloro che le appartengono”. Di cosa il
diavolo prova invidia? Cosa manca al Diavolo che l’uomo ha? Non certo l’immortalità,
non certo l’invulnerabilità … di cosa è invidioso il Diavolo?
Ci sono due gesti di Gesù narrati
dal vangelo che possono aiutarci a comprendere di cosa il diavolo ha invidia:
·
Gesù disse alla donna emorroissa che aveva
toccato il mantello facendo uscire da lui l’energia guaritrice: “Figlia, la tua fede ti ha salvato. Va in
pace e sii guarita dal tuo male”.
·
Entrato nella stanza della figlia di Giairo si
dice di Gesù: “Prese la mano della
bambina e le disse: «Talità
kum», che significa «Fanciulla, io ti dico: alzati!»”.
Sono due atteggiamenti molto
materni e paterni, sono atteggiamenti che ci fanno vedere la compassione di Dio
nei confronti dell’uomo, sono gli atteggiamenti dell’Amore misericordioso di
Dio che vuole liberare l’uomo dalla prigione del male in cui è intrappolato.
Il Diavolo è invidioso di questo
atteggiamento misericordioso o meglio del fatto che l’uomo (purtroppo non tutti
gli uomini) desidera accogliere questa misericordia e spalanca le braccia per
accoglierla abbondantemente.
La Speranza che nell’uomo viene
alimentata dalla fede è ciò che produce la forza e il coraggio per osare il
tutto e per tutto pur di accogliere questa misericordia. Ascoltate di nuovo
cosa si dice la donna emorroissa: “Se
riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata”. Questa donna non
parla di guarigione ma di salvezza e non spera neppure di incontrare il Maestro
ma di toccare anche solo il lembo del suo mantello.
Quanta Speranza abbiamo noi nella
vita eterna? Quanta Speranza abbiamo noi che Gesù è venuto per salvarci e
riportarci tutti con sé nel Regno del Padre? Quanta Speranza abbiamo noi che la
morte non è l’ultima parola di quella vita che Dio ci ha donato?
Questa Speranza, con la “S”
maiuscola, è la certezza del credente; quella certezza che ci permette di
allargare le braccia per accogliere tutto l’Amore del Padre che viene a noi per
sanare le nostre infermità.
Di questo il Diavolo è invidioso.
Se non abbiamo questa Speranza siamo morti, anche se respiriamo ancora ossigeno
non abbiamo futuro perché il cuore lentamente si spegne e si raffredda. La
Speranza al contrario ci tiene vigili e l’Amore che accogliamo ci tiene caldi.
Signore Gesù alimenta in noi la
Speranza affinché possiamo tenere allargate le nostre braccia per accogliere il
tuo Amore.
Padre buono donaci il coraggio di
fare scelte avventate affinché possiamo toccare anche solo un piccolo lembo del
mantello del tuo Figlio Gesù con la certezza di essere salvati.
Spirito Santo fa che il nostro
cuore arda sempre del tuo Amore e non lasci mai spazio al gelo delle tentazioni.
Amen
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