Eros e Agape: le due facce dell'Amore
13 maggio 2012
VI domenica di Pasqua
At 10,25-26.34-35.44-48 ; Sal
97(98) ; 1Gv 4,7-10 ; Gv 15,9-17
In
questa VI domenica di Pasqua Il tema che viene posto alla nostra attenzione è
quello dell’Amore.
E
cosa dire di un tema così grande e complesso in pochi minuti?
Sono
state scritte tante pagine e tante parole sono state sprecate. Potremmo davvero
chiederci se oggi noi riusciamo davvero a comprendere il significato di questa
parola così grande!
Anzitutto
il primo grande ostacolo sta nel termine stesso. Noi traduciamo con l’unico termine
(amore) ciò che in realtà nella lingua greca viene espresso con due termini
completamente distinti: eros e agape. Oggi purtroppo pensando al termine amore
lo associamo quasi esclusivamente all’eros, cioè a quel complesso di sentimenti
che nasce spontaneo dal cuore, fatto di attrazione fisica, simpatia, desiderio,
passione, compiacimento e soddisfazione di sé. L’amore di cui invece si parla
nella Sacra scrittura è l’agape, ovvero tutto ciò che ha come meta l’altro da
sé. È l’amore di Dio in noi che ci porta ad amare i fratelli senza preoccuparci
di noi stessi. È l’amore puro, quello che ha fatto scegliere al Dio eterno di
generare l’uomo e l’universo. È l’amore puro che ha fatto scegliere al Dio
onnipotente di limitare la sua onnipotenza per lasciare spazio alla libertà
delle sue creature. È l’amore puro che ha accettato di donare tutto se stesso
per la salvezza degli uomini.
Certo
che se oggi accendiamo la TV o guardiamo un cartellone pubblicitario per strada
o ascoltiamo la radio, l’idea di amore che ci possiamo fare è completamente
diversa. Eppure sono convinto che sta proprio qui l’illusione di benessere che
ci portiamo dietro e che ci sta portando pian piano all’implosione. Ad
esplodere dentro di noi. Depressioni, affanni, desideri sfrenati di onnipotenza
penso abbiano proprio come punto di partenza uno sguardo troppo intenso su noi
stessi dimenticando così i bisogni dell’altro e dell'Altro.
Riprendo
l’esempio che ci viene consegnato su un piatto d’oro nella prima lettura. Penso
che se un uomo, anche un cristiano cattolico oggi si fosse trovato nella
situazione di Pietro, ovvero nella situazione di essere lodato ed omaggiato,
non si sarebbe tirato indietro. I seggi, i posti d’onore, le sedie in pelle,
sono ciò che tutti noi purtroppo cerchiamo con troppa facilità! E quando li
abbiamo raggiunti con troppa difficoltà li lasciamo. Dovremmo tutti imparare da
Pietro a rimandare le lodi a Dio che opera in noi e attraverso noi! Dovremmo
imparare da Pietro a lasciarci condurre da Dio per le sue strade certi che il
Suo Amore ci sta facendo crescere.
Dio eterno e vero, tu solo sei la fonte
dell’Amore, aiutami a lasciarmi dissetare dall’Agape che mi raggiunge.
Gesù, figlio amato dal Padre, aiutami a
raffreddare l’eros che ogni giorno mi tiene troppo impegnato a preoccuparmi di
me stesso. Apri i miei occhi perché possa accorgermi dei fratelli che con me e
accanto a me chiedono solo di essere Amati.
Spirito Santo, Amore del Padre e del Figlio,
entra in me, trasforma la mia egoistica esistenza in opere altruistiche di
Amore donato gratuitamente a Dio e ai fratelli.
Solo nell’amore possiamo conoscerti santa
Trinità. Solo nell’amore possiamo fare esperienza di Te. Solo nell’amore
possiamo essere partecipi del Tuo Esistere e farlo vedere ai fratelli.
Amen.
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