Un'intrusione devastante!


27 maggio 2012
Pentecoste
At 2,1-11 ; Sal 103(104) ; Gal 5,16-25 ; Gv 15,26-27;16,12-15
Sono ormai trascorsi 50 giorni da quel giorno in cui il Maestro ha vinto la morte. E in questo lungo tempo non ha mai smesso di stare accanto a noi per illuminare finalmente i tanti misteri di una vita passata in mezzo alle sue creature. Ma ora questo Gesù che è stato con noi deve aiutarci a fare un passo in più.
Il dono dello Spirito Santo, quello Spirito che ci ha lasciato dall’alto del trono della croce, è il modo che Dio ha trovato per essere dentro di noi.
La presenza di Dio nella nostra esistenza non è una favola per bambini come spesso noi la presentiamo al catechismo. La Sua presenza in noi è un terremoto che sconquassa tutta la nostra vita.
Parlare di terremoto in questi giorni non può che farci tornare alla mente le vicende dei fratelli che vivono in Emilia. Un terremoto ci mette paura, terrore perché sappiamo che di fronte a tanta potenza della natura noi non possiamo fare nulla. Così come l’immagine del vento impetuoso che si abbatte sulla casa dove si trovavano. Anche qui le immagini delle trombe d’aria che attraversano il nostro pianeta e che sconvolgono la vita di tante persone.
La presenza di Dio nella nostra vita dovrebbe sconvolgerci in questo modo. Dovrebbe far crollare tutte le nostre certezze e riportarci nella situazione di dover ricominciare tutto daccapo. Ma per noi questo è veramente difficile. Ormai ci illudiamo di poter gestire anche le catastrofi naturali. Mi ha impressionato facendo passare nei social network, che qualcuno, sentita la scossa di terremoto, si è messo a scrivere “c’è il terremoto, ora esco di casa”. Può sembrare una banalità ma se effettivamente sei nel pericolo non perdi tempo nello scrivere sul computer. Ma noi siamo forti e coraggiosi, nulla può farci del male perché abbiamo tutto sotto controllo. Con questo pensiero non abbiamo neppure più bisogno di Dio perché ci arrangiamo bene da soli. Poi però quando ci si accorge di non poter far più nulla per superare la situazione di sofferenza o comunque di difficoltà a chi ci si rivolge? Quando nessuno ti aiuta più ti rivolgi al buon Gesù!
E questo Spirito che vuole operare nella nostra vita non ha lo spazio necessario per farlo, il nostro orgoglio è tale che non gli permettiamo di agire.
Questa festa ci sprona a rimetter un po’ tutta la nostra vita nelle mani di Dio. In fondo la presunzione di poter fare tutto da soli è la difesa alla paura di ciò che può succedere con il terremoto. È la paura di non saper cosa fare dopo, di non aver più nessuna certezza su cui poggiare. Pur di non affrontare un salto nel vuoto così spaventoso lo bypassiamo nell’illusione che va bene così. Ma il risultato qual è? Lo vediamo sui giornali ogni giorno in tutti i campi: politico, religioso, civile e mondano.
Lasciare agire lo Spirito significa abbandonare ogni logica razionale per lasciar spazio alle pazzie di Dio. Lasciare agire lo Spirito significa annientare se stessi per mettere in luce Colui che è. Lasciare agire lo Spirito significa rendersi conto di non essere i protagonisti di questo mondo ma soltanto attori co-protagonisti accanto alla più grande stella che la storia non abbia mai visto.
Se abbiamo il coraggio di lascare che lo Spirito ribalti la nostra vita, i frutti che scaturiranno da questa fiducia sono tutto ciò che stiamo cercando e che facciamo fatica a trovare: amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e dominio di sé.

Vieni Spirito santo riempi i nostri cuori del fuoco del tuo Amore, donami il coraggio di vivere il terremoto interiore che desideri provocare in me perché solo allora mi troverò con un'unica certezza: poggiare la mia vita sul Padre che ha mandato il suo unico Figlio per guidare la mia esistenza verso l’unica meta della santità.
Amen

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