Io mi affido a te Signore!


7 luglio 2013
XIV domenica TO – C
Is 66,10-14c ; Sal 65(66) ; Gal 6,14-18 ; Lc 10,1-12.17-20
Continuando sulla scia delle domeniche scorse, in questa 14^ domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana, la Parola ci porta a riflettere sulla missionarietà e quindi a chiederci cosa significa essere missionari, chi è il missionario e dove si è missionari.
Il brano di Vangelo appena proclamato è molto significativo: Gesù ha appena mandato i suoi apostoli a preparargli la strada, perché mai immediatamente dopo, dovrebbe scegliere altre 72 persone per fare lo stesso lavoro? Forse non si fidava degli apostoli? Forse il lavoro era troppo tanto? E poi, come può Gesù seguire 42 coppie che lo precedono “in ogni città e luogo dove stava per andare”?
Evidentemente ci troviamo difronte non un testo di cronaca ma un testo teologico. Luca, l’evangelista vuole sottolineare degli aspetti importanti riguardanti la missione.
Il primo, il più immediato leggendo il testo di continuo (ovvero il brano che termina il cap. 9 e quello di oggi che inizia il cap. 10 del Vg di Luca), è che la missione non è soltanto degli apostoli, e quindi non è soltanto qualcosa che riguarda solo i preti o al massimo qualche religioso è qualche laico immolato per l’incarico. La missione appartiene a tutti, anche a coloro che poi non saranno a stretto contatto con Gesù: di questi 72 poi perdiamo le tracce, non sappiamo più cosa hanno fatto nella loro vita, non se ne parla più.
E poi un secondo aspetto, direi quello fondamentale, quello dal quale tutto si muove: “pregate il padrone della messe!”. Tutto ha inizio con la preghiera. Non è possibile andare in missione per conto nostro, non possiamo immaginare di “reclutare” proseliti a Dio se non ci mettiamo nelle sue mani. Se ci pensiamo bene è tutto il contrario di quello che facciamo noi:
-       Un prete quando parte per un campo scuola con i suoi ragazzi pensa a tutto quello che deve portare, pensa a programma da svolgere, pensa alla casa da affittare, alle cuoche da prendere, ai giochi da fare … Ma quando si ferma un attimo a pregare per i ragazzi che porterà fuori casa?
-       Un catechista prepara la sua lezione, vede di immaginare tutte le domande che i ragazzi gli potrebbero porre per rispondere al meglio, prepara degli ottimi cartelloni, pretende che i ragazzi facciano silenzio … Ma la preghiera per i ragazzi quando la fa?
-       Un genitore prepara il battesimo, la prima comunione o la cresima per suo figlio. Prenota il ristorante, pensa agli invitati, il parrucchiere, le bomboniere … Ma quando prega per suo figlio?
È una malattia che ci colpisce tutti. Siamo così presi dalla materialità delle cose che … perdiamo il cuore, l’essenzialità degli eventi. È ciò che tenta di dirci san Paolo nel brano della lettera ai Galati che abbiamo ascoltato: “Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura. […] Dora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo”.
San Paolo ci testimonia che l’essenziale nella vita del credente è di assimilare il più possibile la propria vita a quella di Cristo anche se questo vuol dire sofferenza.
Signore Gesù il più delle volte la mia preoccupazione cade sulle cose da fare, da dire e da avere, oggi tu mi sproni ad allargare i miei orizzonti e mi chiedi di fidarmi di te. Per mezzo del profeta Isaia tu mi prometti benessere, prosperità e successo, ma non sempre i miei occhi riescono a cogliere tutto questo. Il mio sguardo sulle cose è completamente diverso dal tuo, io guardo alle superfice, tu vai in profondità. Insegnami il tuo stile, fa di me un missionario ricco di fiducia nei tuoi confronti, fa che ogni mi azione abbia da te il suo inizio ed in te il suo compimento.
Amen

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