Uno per tutti ... tutti per Uno
26 aprile 2015
IV domenica di Pasqua
At
4,8-12 ; Sal 117(118) ; 1Gv 3,1-2 ; Gv 10,11-18
In
questa 4 domenica di Pasqua la parola ci riporta nel cenacolo, ed esattamente a
quel brano di Giovanni che abbiamo letto nella sera del Giovedì santo: la
lavanda dei piedi.
Vi
chiederete cosa centra il discorso sul buon pastore con il brano della lavanda
dei piedi.
Una
delle qualità del buon pastore evidenziate da Gesù è quella di “dare la vita,
per poi riprenderla di nuovo”. Quel verbo che è stato tradotto con “dare” non
significa propriamente “offrire”, come la vecchia traduzione ci offriva e che
fortunatamente è stata cambiata, ma “deporre”, proprio come le vesti al momento
della lavanda dei piedi nella quale Gesù “depone le sue vesti per poi
riprenderle di nuovo”. L’evangelista utilizza in greco proprio lo stesso verbo.
Questo
collegamento ci offre di nuovo l’input per evidenziare la volontà propria di
Gesù di offrire volontariamente la sua vita. “Nessuno me la toglie: io la do da
me stesso” – l’abbiamo sentito proprio oggi. E per chi da la propria vita Gesù?
Per ogni singolo uomo. “E ho altre pecore che non provengono da questo recinto:
anche quelle io devo guidare”. Gesù non è venuto sulla terra solo per il popolo
di Israele così come non ha offerto la sua vita sulla croce solo per coloro che
hanno iniziato a seguirlo, coloro che in seguito saranno chiamati cristiani.
Gesù ha voluto consegnarsi nelle mani di coloro che l’avrebbero ucciso per
offrire a tutti gli uomini la possibilità della salvezza. Lo ha fatto per gli
ebrei così come per i cristiani, lo ha fatto per i bianchi così come per i
neri, lo ha fatto per i ricchi così come per i poveri, lo ha fatto per noi che
stiamo comodamente seduti sulle nostre poltrone così come per coloro che
rischiamo la vita attraversando il mare ammassati come bestie.
Ma
noi questo facciamo fatica a comprenderlo, o forse non lo volgiamo comprendere,
o forse ci fa più comodo pensare diversamente.
A
questo punto mi sorge un’altra domanda: se non è uno stato sociale, né il
colore della pelle, né la cultura, né il credo religioso a farci eredi della
salvezza che Gesù ci offre, che cosa è? Perché Gesù ha voluto dare a tutti gli
uomini la possibilità di salvarsi?
San
Giovanni nella lettera che stiamo proclamando in queste domeniche scrive: “noi
fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è ancora stato rivelato.”
Noi ora, pur essendo figli di Dio – e su questo punto mi auguro che non ci
siano dubbi – viviamo in preda delle debolezze proprie della nostra umanità.
Come niente ci lasciamo rapire dai lupi e, se siamo sinceri, la maggior parte
delle volte ci fa comodo e piacere. Ma ciò che saremo noi non lo possiamo
saperlo, ma lui lo conosce bene. A tutti noi è data la possibilità di essere
“simili a lui perché lo vedremo così come egli è”. È questo futuro che accumuna
tutti gli uomini della storia, è questo futuro comune che ha permesso a Lui di
spianare a tutti gli uomini la strada della salvezza. Lui, Padre premuroso, non
vuole che nessuno dei suoi figli si disperda, e se su questa terra siamo
soggetti a divisioni provocate dal nostro egoismo puramente umano, a nessuno
vuole togliere la possibilità di ritrovare la via della salvezza.
Convertici
a te Signore; Tu sei l’unica via che conduce alla casa paterna, l’unico luogo
nel quale poterci sentire protetti e sereni. Elimina dal nostro cuore tutte le
forme di disprezzo che abbiamo nei confronti dei fratelli che al nostro occhio
paiono diversi da noi. Fa crescere in noi il desiderio di riconoscerci figli
nel tuo Figlio Gesù e quindi fratelli che condividono le stesse fatiche e le
stesse gioie. Il nostro cuore sia sempre più sensibile alle necessità e alle
sofferenze dei fratelli. Il tuo Spirito colmi le nostre mancanze e consoli coloro
che a causa del nostro orgoglio offendiamo o peggio uccidiamo.
Amen
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