Ad immagine di Dio mi creò
22 maggio 2016
SS. Trinità
Pr 8,22-31 ; Sal 8 ; Rm 5,1-5
; Gv 16,12-15
Chi è Dio? Pare la domanda a cui
risponde la giornata di oggi. Finora, in tutto il tempo quaresimale e pasquale
abbiamo meditato su cosa ha fatto Dio per ognuno di noi, oggi pare che questo
Dio voglia mostrarsi per ciò che è. In questa domenica della SS. Trinità la
liturgia infatti vuole cercare di mostrarci quel grande mistero che è Dio
stesso. Vuole così rispondere da un lato a quella sete che da sempre sorge nel
cuore di ogni uomo, la sete di Dio, dall’altro lato vuole aiutarci a
perseverare su quella via che ci porta a essere noi stessi: “Facciamo l’uomo a nostra immagine …. E Dio
creò l’umo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò”
(Gn 1,26-27).
Se vogliamo davvero realizzarci
pienamente per ciò che siamo dobbiamo sforzarci di ritornare ad essere quell’immagine
di Dio che eravamo il giorno in cui Lui ci ha pensati.
Ecco allora la domanda: quali
sono le caratteristiche di questo Dio?
La primissima cosa che possiamo
notare è che non si tratta di un Dio statico e solitario ma è un Dio di
comunione, di relazione. Quel “facciamo”
che ritroviamo nella Genesi, nel primo racconto mitologico della creazione dell’uomo,
ci dice che qualcuno è con colui che sta parlando.
Ma poi possiamo imparare qualcosa
anche da un gesto che facciamo spesso anche senza accorgerci: il segno della
croce. Spesso lo utilizziamo come segno scaramantico, perché ci vada bene la
partita, perché possiamo prendere il biglietto vincente della lotteria, perché
abbiamo paura di una situazione, perché dobbiamo incontrare una persona difficile.
Certo è il segno con cui ci diciamo la vicinanza di Dio, ma è una vera e
propria meditazione su Dio.
Questo Dio che è Padre perché mi
ha pensato ed è Figlio perché è stato generato ma è anche Spirito perché si è
donato. Ma dicendo Padre ci tocchiamo la fronte perché invochiamo la sua
Sapienza nei nostri pensieri, dicendo Figlio ci tocchiamo il ventre perché ci
riconosciamo generati da Colui che ha dato la vita per noi e dicendo Spirito ci
tocchiamo le spalle affidando a Lui ogni nostra azione.
Che altro diciamo con questi gesti
se non il nostro desiderio di essere come Lui?
Ma c’è ancora un altro aspetto:
questo gesto che noi facciamo per dirci seguaci di Gesù è un segno della Croce.
Questa croce che attraversa il nostro corpo è quella stessa croce che ha unito
come un ponte il cielo e la terra, lo abbiamo visto il giorno dell’Ascensione.
Quella croce dice ciò che unisce; anche se in apparenza è segno di divisione (i
discepoli si sono sparpagliati in quel momento) in realtà la prima Chiesa,
quella apostolica di Gerusalemme, si fonda proprio sotto e nel segno della
croce (il martirio caratterizza proprio ciò che unisce gli apostoli – testimoni
dell’Agnello). Ciò che unisce, questa croce è lo stesso Spirito, l’Amore che
unisce il Padre al Figlio dall’eternità, ma è quello stesso amore che riunisce
ogni credente al Padre mediante il Figlio, ma è anche ciò che unisce tutti i
credenti in quell’unico corpo che è la Chiesa il cui capo/testa è Cristo
stesso.
Aiutaci Signore a contemplare il
tuo volto nel Padre affinché possiamo nutrirci della tua Sapienza ed essere
così ispirati in ogni nostro pensiero.
Aiutaci Signore a contemplare il
tuo nel Figlio affinché possiamo riscoprirci generati e rigenerati da quell’Amore
che ci hai mostrato divenendo uno di noi e abbassandoti fino alla morte di
croce.
Aiutaci Signore a contemplare il
tuo volto nello Spirito affinché ci lasciamo travolgere da quell’amore che non
ha esitato a donarsi per ognuno di noi e divenire così tuoi sapienti imitatori
per la gloria del tuo Regno.
Amen
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