Ad_Dio

8 maggio 2016
Ascensione del Signore
At 1,1-11 ; Sal 46(47) ; Eb 9,24-28; 10,19-23 ; Lc 24,46-53
Sono ormai passati poco più di quaranta giorni dal giorno di Pasqua e la liturgia ci pone in calendario il giorno dell’Ascensione di Gesù al cielo.
È un momento difficile per i discepoli. Proviamo a metterci nei loro panni: prima sono disperati per la morte del loro maestro e amico, poi questi si mostra loro risorto e quindi tornano nella gioia e per quaranta giorni appare continuamente loro con i segni della passione ma vivo, e ora, mentre si trova a tavola con loro, quelle parole così difficili, più difficili ancora di quelle pronunciate in quel famoso giovedì dell’ultima cena: “ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito»”. Subito dopo l’invio: «…di me sarete testimoni … fino ai confini della terra». Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi”. Un ulteriore e ormai definitivo distacco. Non vedranno più Gesù. È un momento pieno di dolore, altro che festa. Inizia ora il momento dell’attesa, ovvero quello spazio di tempo che separa l’ultima volta in cui i discepoli hanno potuto vedere il volto trasfigurato del maestro al momento in cui, in modo nuovo, lui sarà di nuovo presente in loro; non più in mezzo a loro ma IN loro.
Ecco la grandezza di Dio. Nell’Antico Testamento il popolo lodava il Signore perché era il Dio-con-noi, poi è arrivato Gesù, il Dio-in-mezzo-a-noi ed ora, nel tempo della Chiesa il Signore è il Dio-in-noi. La grandezza di questo evento, che è l’ascensione, ha sì portato ai discepoli sofferenza, ma ha reso possibile la presenza di Gesù in ogni luogo della terra, in ogni uomo che vive sulla terra, in ogni tempo della storia. Prima Gesù era presente per coloro che potevano percepirlo con i sensi, ora la Sua presenza va oltre i sensi umani. Prima Gesù era per quei pochi che potevano condividere lo spazio e il tempo in cui viveva, ora Gesù è per tutti coloro che lo accolgono fuori da ogni spazio e fuori da ogni tempo.
Ma è necessario un tempo di attesa. Un’attesa che diviene il luogo ed il tempo della formazione del discepolo. Il Cristiano infatti, nell’attesa della venuta ultima del Signore, vive nel mondo questa tensione che lo porta fuori dal mondo, proiettato nella Gerusalemme celeste. Quello Spirito che ci sarà donato nel giorno di Pentecoste ci aiuterà a chiarire molte cose.
Nelle scorse domeniche ci siamo interrogati su cosa significhi essere cristiani. Oggi ci viene donato l’ultimo tassello. Il cristiano è colui che vive l’attesa della venuta del Signore Gesù. Questo distacco dal mondo che Gesù ha dovuto sperimentare con l’ascensione, è ricco di meraviglia per il credente. Non è un rifiuto del mondo ma un vivere nel mondo come testimoni dell’incredibile. Noi cristiani nel mondo dobbiamo avere il coraggio di vivere ciò che i sensi non possono percepire: la Pasqua di Cristo.
Ma siccome siamo uomini e non possiamo vivere senza i nostri sensi, ci siamo creati, nella storia, alcuni piccoli segni che ci aiutano a ricordare che l’assenza di Gesù è una presenza ben più potente di quella che sperimentarono i discepoli. Se guardiamo quella tendina che sta davanti ad ogni tabernacolo nelle nostre chiese, abbiamo molto da imparare. Ricordate cosa successe nel tempio alla morte di Gesù? “Il velo del tempio si squarciò in due dall’alto verso il basso”. Il Santo dei santi, il luogo più sacro del tempio di Gerusalemme, l’abitazione di Dio in mezzo al suo popolo, non era abitabile dall’uomo e una tenda era il segno visibile della netta separazione tra Dio e l’uomo. La morte di Gesù ha aperto uno squarcio tra cielo e terra così che dal cielo Dio può scendere sulla terra e dalla terra l’uomo può salire fino al cielo. Quel luogo così santo nelle nostre chiese è il tabernacolo, l’abitazione di Dio tra gli uomini. Non si tratta però di un luogo isolato ma sacro. È un luogo rivestito dello splendore che può aiutarci a capire la presenza di Dio ma è un luogo dal quale Dio si dona all’uomo come cibo perenne.
Signore Gesù, con l’ascensione vuoi condurci tutti in cielo assieme a te. Ci hai preparato un posto ed ora ci hai mostrato la via. Aiutaci a vivere quest’attesa in una tensione positiva che ci consente di vivere in questo mondo protesi verso la patria eterna. Possa il saluto che rivolgiamo oggi a te mentre sali in cielo essere un reale “Ad-Dio” ovvero un “arrivederci IN Dio”.

Amen

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