Un amore sconvolgente!
12 Giugno ’16
XI domenica To – C
2Sam 12,7-10.13 ; Sal 31(30)
; Gal 2,16.19-21 ; Lc 7,36-8,3
In questa 11 domenica del Tempo
Ordinario, Pasqua della settimana, la Parola ci porta a scoprire un aspetto di
Dio molto scomodo per certi versi e molto comodo per altri: la giustificazione.
È scomodo se la pensiamo rivolta
agli altri è comodo se la pensiamo rivolta a noi stessi.
Quante volte pensando al giudizio
di Dio nei nostri confronti ci viene spontaneo dire: “se è veramente
misericordioso chiuderà un occhio!”. Ma quando pensiamo al male che gli altri
fanno chiediamo a Dio di non avere pietà.
Le letture oggi ci pongono sotto
gli occhi due casi limite: nella prima lettura l’omicidio e nel Vangelo la
prostituzione!
In entrambi i casi l’esito è
identico.
Davide essendosi innamorato della
moglie di Uria l’ha voluta come moglie e quindi ha ucciso il marito di lei. L’esito:
“il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu
non morirai”.
La donna che con molta sensualità
baciava i piedi di Gesù è palesemente una prostituta, tutti lo sanno e si
scandalizzano. L’esito: “I tuoi peccati
ti sono perdonati”.
Per noi tutto questo è uno
scandalo! Vorremmo che Dio punisse uomini e donne come queste.
Rincariamo la dose: al capitolo
21 di Matteo troviamo Gesù che dice: “i
pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel Regno di Dio”.
Cosa significa tutto questo? È forse
un sprono a vivere nel peccato? Vediamo cosa succede.
Davide: “Ho peccato contro il Signore”
La donna del Vangelo: “piangendo, cominciò a bagnargli i piedi di
lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli”.
Cosa permette a Dio di poter
perdonare tanto? È di nuovo il Vangelo a rispondere: “La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!”.
La fede, cari amici, non le tante
opere! Paolo ce lo dice chiaramente: “l’uomo
non è giustificato per le opere della Legge ma soltanto per mezzo della fede in
Gesù Cristo”. L’esperienza di Paolo è palese. Lui era ligio alla Legge,
osservava ogni minimo precetto e questo gli aveva procurato la stima di tutti,
ma … “mediante la Legge io sono morto
alla Legge, affinché io viva per Dio”. L’incontro con il Cristo risorto ha
cambiato il suo modo di vivere la Legge. Ora le opere di Paolo non sono più “perché
si deve farle” ma perché è Cristo che in lui le compie. “Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in
me”.
Fratelli carissimi, lasciamo che
Cristo viva in noi, lasciamo che sia Lui a guidare ogni nostra azione,
lasciamoci guidare dall’amore che Lui riversa su di noi.
Tutto il nostro modo di vivere
assumerà così una luce nuova, la luce della Pasqua che illumina ogni azione,
anche la più becera di tutte. Questa è la giustificazione che vuole
raggiungerci, lasciamola operare. Abbandoniamo l’idea di un Dio giudice ed
oppressore. Se avete fatto caso l’accusa di Dio nei confronti di Davide non inizia
con la condanna ma mostrando tutto l’amore che Dio stesso aveva riversato su di
Lui “io ti ho unto re d’Israele e ti ho
liberato dalle mani di Saul, ti ho dato la casa del tuo padrone e ho messo
nelle tue braccia le donne del tuo padrone, ti ho dato la casa d’Israele e di
Giuda e, se questo fosse troppo poco, io vi aggiungerei anche altro”.
Proviamo davvero a lasciarci
guidare da questo stile, proviamo ad elencare tutto ciò che Dio ha messo nelle
nostre mani: siamo nati in un paese senza la guerra, non abbiamo scarsità né di
cibo né di acqua, abbiamo attorno a noi persone che ci vogliono bene, magari
abbiamo anche buona o discreta salute, abbiamo la possibilità di alimentare la
nostra intelligenza, … e quanto ognuno di noi potrebbe andare avanti in questa
meravigliosa lista. E noi in cambio cosa gli diamo? Proviamo a pesare la nostra
fede e quella lunga lista che abbiamo fatto, da che parte pende la bilancia?
Compiamo anche tante azioni legate al mondo della fede: la messa settimanale
(per qualcuno quotidiana), apriamo il bar dell’oratorio, facciamo gli animatori
ai bambini, le pulizie in parrocchia, le preghiere quotidiane, visitiamo gli
anziani nei ricoveri, assistiamo gli ammalati negli ospedali, diamo sollievo
alle famiglie dei disabili … e quanto potremmo andare avanti, ma perché
facciamo tutto questo? Cosa muove queste nostre azioni? La nostra fede in Gesù
Cristo morto e risorto oppure … qualcuno deve pur farle … poverini ma fanno
tenerezza … se faccio qualcosa agli altri quando sarò nel bisogno altri lo
faranno a me? Non lo so, mi interrogo ed invito ognuno di voi ad interrogarsi. Ciò
che ci salverà non saranno tutte queste buone opere ma la fede che le avrà motivate.
Lasciamo che il nostro cuore si commuova difronte all’amore che Dio vuole
donarci. Sentiamo rivolte a noi quelle parole così preziose: “sono perdonati i suoi molti peccati, perché
ha molto amato”.
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