Desiderio di scoprire l'Amore che ci rende liberi ... di amare

4 settembre 2016
XXIII domenica del Tempo Ordinario
Sap 9,13-18 ; Sal 89(90) ; Fm 9b-10.12-17 ; Lc 14,25-33
In questa 23 domenica del Tempo ordinario, Pasqua della settimana, la Parola di Dio ci spinge a meditare su quanto seriamente prendiamo la nostra vita di fede.
Le parole di Gesù sono lapidarie: “Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo”.
Proviamo a pensare alla nostra vita di fede, a quante cose e a quante persone mettiamo prima di Gesù! L’incontro con Gesù resta sempre un po’ all’ultimo posto e più veloce è meglio è. Spesso e volentieri mi sento dire “una messa veloce mi raccomando!” Vi confesso che a queste parole mi si stringe sempre lo stomaco. È a questo punto che mi chiedo se siamo davvero così fortunati a essere nati con una tradizione alle spalle, dopotutto ormai la maggior parte dei cristiani battezza i figli per tradizione, non perché sente il desiderio di trasmettere loro la propria fede! Si celebrano i sacramenti perché anagraficamente siamo all’età di celebrarli, infatti praticamente tutti siamo battezzati, cresimati e abbiamo fatto la prima comunione, ma … quanti pochi si sposano in chiesa oggi? Quanti pochi fanno la comunione tutte le settimane? Quanti pochi sono quelli che si confessano con una certa regolarità? La nostra fede oggi cari fratelli è una fede di abitudine.
L’uomo di oggi più che quello del passato trascorrer le sue giornate cercando di comprendere come funziona il mondo e l’uomo, ma quanti cercano di riflettere i misteri di Dio?
Chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo” dice Gesù.
Sono parole che vanno in tandem con quelle precedenti. San Paolo nella lettera a Filemone cerca di spiegare tutto questo. Parla infatti di un certo Onèsimo, si tratta di uno schiavo, ed in particolare dello schiavo di Filemone. Sappiamo bene cosa significasse essere schiavi a quei tempi, si era considerati una cosa di proprietà del padrone. Paolo chiede a Filemone di considerare il suo schiavo come un fratello carissimo. È una cosa immensa! Paolo chiede a Filemone la capacità di staccarsi dalle sue cose e, mettendo al primo posto Gesù, imparare ad amare.
Ecco allora che possiamo scoprire, grazie all’esempio e alla testimonianza di Filemone e Onèsimo, cosa significhi mettere tutto dietro a Gesù. Il testo greco in realtà usa il termine “odiare” anche se noi lo abbiamo tradotto con “non mi ama più di quanto ami”. Capite che le parole di Gesù sono veramente forti! Mettere al primo posto Gesù e lasciare tutti gli altri affetti dopo di lui significa imparare ad amare. Nella nostra società sembra proprio che prevalgano odio e egoismo, due facce della medesima medaglia che è riconducibile al regno del male che governa parte della terra. Solo amando Dio, solo investigando il Suo volere, immaginando la Sua volontà, potremmo iniziare a vivere il Regno dei cieli già su questa terra. Dobbiamo però smetterla di adempiere atti di fede per abitudine. Iniziamo ad usare il cuore ed il cuore ci accompagnerà alle sorgenti dell’Amore. Celebriamo i sacramenti, andiamo a messa restiamo in preghiera silenziosa e orante, pratichiamo tutte le pratiche di pietà che vogliamo, ma facciamo tutto questo con il cuore.
Signore Gesù aiutaci a usare il cuore per cercarti. Fa che possiamo scoprire l’immensità del tuo Amore per noi. Aiutaci a metterti al primo posto, difronte a tutti e a tutti. Fa che il nostro essere qui con te oggi non sia una buona prassi ma sia espressione del nostro desiderio di stare con Te per conoscerti sempre più e poter così desiderare di portarti in ogni momento della mia esistenza.

Amen.

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