I miei occhi negli occhi di Dio

19 novembre 2017 
XXXII domenica del TO – A
Pr 31,10-13.19-20.23-31 ; sal 127(128) ; 1Ts 5,1-6 ; Mt 25,14-30
In questa 32 domenica del tempo ordinario, Pasqua della settimana, la Parola ci obbliga a guardare in faccia Dio. Quale volto vediamo? 
“So che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso”
Sono le parole del servo che ha ricevuto un solo talento. Quest’uomo nel volto di Dio vede tutto questo e  agisce di conseguenza. Forse quel padrone sapeva che sarebbe finita così, sapeva che quel talento rischiava di non portare frutto, per questo non ne ha rischiati di più. 
Noi quale sguardo vediamo negli occhi di Dio? Lui ha rischiato parecchio affidandoci tante cose: la nostra vita anzitutto, il mondo in cui viviamo, la famiglia che ci ha donato, i figli, gli amici … noi come ci siamo comportati con questi doni? Il giorno in cui ci verranno chiesti indietro, perché nonostante quello che pensiamo ci sono stati affidati, non regalati, il giorno in cui ci verranno chiesti indietro, come glieli restituiremo? 
All’inizio della parabola si dice che quell’uomo consegnò tutti i suoi beni ai suoi servi. Ma ci pensate quanto ha rischiato? Poteva non trovare più nulla rientrando dal viaggio,questi avrebbero potuto prendere armi e bagagli e andarsene lontano, eppure quest’uomo gioca la carta della fiducia. Dio gioca questa carta ogni giorno con ognuno di noi. Proviamo ad accantonare l’idea del Dio giudice che il catechismo per tanti anni ci ha messo tra le mani e proviamo ad abbracciare questa nuova immagine di Dio (che poi tanto nuova non è per chi frequenta la Parola di Dio, la troviamo già nell’Antico Testamento!). L’immagine di un Dio pieno di fiducia nelle sue creature, un Dio che ci mette tutto nelle mani perché ha la certezza che noi possiamo aiutarlo nel portare a termine la sua opera di creazione. Sì perché Dio non ha creato il mondo una volta per tutte migliaia di anni fa ma ogni giorno è all’opera per migliorare questa meravigliosa fantasia e chiede a noi di aiutarlo, avrebbe certamente tanti altri modi ma ci ama e sa che possiamo far portare frutto a tutto ciò che pone nelle nostre mani.
Certo è un Dio esigente, non una pappamolla. “Ha chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha”. Potessimo imparare un po’ anche noi a crescere i nostri figli in questo modo, non possiamo crescerli con i tanti ‘poverino è ancora piccolino!’ . Dio è esigente con l’uomo perché l’Amore richiede esigenza. Amare non significa continuare a tenere i propri figli sotto una campana di vetro affinché non incontrino difficoltà; Amare significa accompagnare i propri figli attraverso le fatiche che la vita pone loro sulla strada ed insegnare loro a superarle, Amare significa rischiare affidando ai propri figli delle piccole responsabilità affinché giorno dopo giorno possano assumersi grandi responsabilità, amare significa rischiare se stessi per colui che si vuole far crescere affinché possa comprendere quanto è prezioso ai tuoi occhi.
Questo è ciò che la Parola oggi ci chiede di vedere negli occhi di Dio. 
Proviamo davvero a trascorrere un momento di silenzio mantenendo lo sguardo fisso sul crocefisso, mettiamo i nostri occhi negli occhi di Dio e cerchiamo di comprendere tutto l’Amore che riversa su di noi, cerchiamo di comprendere quanto è stato disposto ad annientarsi per far crescere noi. 
Quante e quali responsabilità ti sta mettendo tra le mani? 
Assapora i sentimenti che sorgono nelle profondità del tuo cuore e ringrazialo perché proprio in questo momento ti sta plasmando ad essere sua immagine nel mondo.

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