La follia dell'Amore
26
novembre 2017
Cristo
Re dell'universo
Ez
34,11-12.15-17 ; Sal 22(23) ; 1Cor 15,20-26.28 ; Mt 25,31-46
In
quest'ultima domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana, la
Parola ci invita come sempre a cambiare prospettiva sul mondo ma
soprattutto su Dio.
Oggi
festeggiamo Cristo, Re dell'universo; abbiamo letto il brano di
Matteo conosciuto come il giudizio universale (e già ci viene
l'orticaria) e la profezia di Ezechiele che … pare andare nella
stessa direzione del Vangelo, per lo meno si parla di un pastore che
ha a che fare con le sue pecore.
Ma
proviamo a vedere un po' più da vicino questi testi.
Il
Vangelo parla di un re, ma se leggiamo attentamente è un re diverso
da tutti gli altri. Normalmente nell'immaginario comune, un re
sottomette il suo popolo, non per niente noi parliamo di sudditi, ma
il re di cui ci parla il Vangelo è un re che per verificare la
fedeltà del suo popolo scende in campo in prima persona, si mischia
agli ultimi e testa di prima mano quanto i suoi sudditi si aiutano
l'un l'altro.
È
un pazzo, è un re che stravolge ogni ordine delle cose. Ma perché
fa questo?
In
realtà non è una novità quella che Gesù propone, nella prima
lettura il profeta Ezechiele ci racconta di come Dio “stesso
condurrà le sue pecore al pascolo e le farà riposare. […] Andrà
in cerca della pecora perduta e ricondurrà all'ovile quella
smarrita, fascerà quella ferita e curerà quella malata, avrà cura
della grassa e della forte”.
Dio stesso si prenderà cura del suo gregge. Ma non potrebbe
affidarlo a qualcun altro? Lui che tutto può non potrebbe suggerire
nel cuore di qualche brav'uomo di prendersene
cura?
Beh
potremmo chiederci quale brava madre rinuncerebbe alla cura del
proprio figlio?
Dio
Padre si prende cura personalmente di ciascuno dei suoi figli al
punto tale di mandare Gesù a mischiarsi tra i più poveri per
verificare quanto gli uomini si prendano cura l'uno dell'altro!
L'avete
già sentita questa vero? È la parabola che abbiamo appena letto. Ma
cosa centra con la storia del pastore che si prende personalmente
cura delle
sue pecore se qui stiamo
parlando di qualcuno che chiede delle cure?
Ricordate
il famoso passo che ci ha donato S. Giovanni? “Vi ho dato
un esempio perché anche voi facciate come io ho fatto a voi (Gv
13,15)”. È Gesù che parla ai suoi seguaci. E quale esempio ci ha
dato? Beh lo sappiamo bene: si è messo accanto ai più bisognosi ed
ha loro dato ciò di cui avevano bisogno. Ha guarito i malati, ha
risorto i morti, ha
moltiplicato i pani, ha
trasformato l'acqua in vino … certo noi non possiamo fare miracoli!
(Con tanta fede ci potremmo pure arrivare ma la strada – almeno per
me – è ancora lunga) Questo è vero ma ogni uomo è chiamato alla
compassione cioè a provare gli stessi sentimenti di colui con
cui percorre un tratto di
strada più o meno lungo sul sentiero della vita. È ciò che gli
psicologi chiamano empatia. Vedete che la psicologia non ha inventato
nulla di nuovo!
Questo
è ciò che il Vangelo
di oggi ci chiede: condividere le fatiche dei fratelli per poter far
il possibile per aiutarli.
È
sempre affascinante vedere come la Parola di Dio ribalta il modo di
vedere le cose, coloro che per la società non sono nulla (per non
dire parole vietate!) divengono per Dio il metro della grandezza.
Guardiamo
al
crocefisso e comprenderemo pienamente quello che sto tentando di
dire. Su quella croce potremmo dire che c'è un fallito, pensate che
addirittura per qualche secolo i cristiani non rappresentano Gesù
morto o morente sulla croce. Eppure noi oggi guardiamo quell'uomo
appeso a quel legno e lo riconosciamo come il Re dell'universo. Un Re
che ha per trono una macchina di morte (la croce), che ha per scettro
i chiodi (più di uno) e ha per corona un intreccio di spine. Ma chi
si inginocchierebbe davanti ad un re così? Noi cristiani.
Hanno
ragione a dire che siamo un po' folli ma se essere folli significa
Amare … io sono orgoglioso di essere folle.
Grazie dell'opportunità di riflettere su questo Dio molto speciale... ciao e buon avvento
RispondiElimina