Accogliere l'Amore in casa


16 settembre 2018
XXIV domenica TO – B
Is 50,5-9a ; Sal 114(115 ; Gc 2,14-18 ; Mc 8,27-35
In questa 24^ domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana, la Parola ci invita a scoprire quanto Gesù è di casa nella mia vita.
Gesù chiede ai suoi discepoli cosa pensa la gente di Lui e subito dopo loro cosa dicono. Possiamo farcela pure noi questa domanda: chi è per me Gesù?
Quante volte ci siamo detti che Gesù bussa alla porta di casa nostra e quante volte ci siamo interrogati su quanto siamo disposti a stare con lui ma oggi penso che ci venga posta una domanda può profonda: conosci Gesù? Perché se alla porta bussa un perfetto sconosciuto non penso che tu gli apra e se bussa qualcuno che conosci appena magari apri la porta ma non lo fai entrare più di tanto in casa tua, se invece bussa un tuo amico … magari gli offri il caffè o lo inviti a fermarsi per cena!
Chi è per te Gesù?
I discepoli pensavano di conoscerlo bene, passavano tutta la giornata con lui, condividevano momenti intensi di riflessione ma anche momenti di svago e divertimento eppure … “Va dietro di me, Satana!”; sono le parole che si è sentito dire Pietro. Eppure la risposta di Pietro alla domanda “voi chi dite che io sia?” era perfetta, oserei dire da manuale: “Tu sei il Cristo”.
Non basta certamente conoscere il catechismo per dire di conoscere Gesù, così come non basta certamente guardare la carta d’identità di una persona per dire di conoscerla!
Bisogna che Gesù diventi uno di casa. Bisogna riuscire ad entrare nelle profondità più intime, e del suo essere Dio, e del suo essere uomo. Se Gesù non diventa uno di casa non potremmo mai accettarlo pienamente, così come Pietro … Gesù ha appena rivelato il mistero della sua passione e morte e Pietro ha già perso il primato dei compimenti ricevuti un attimo prima.
È troppo facile accettare Gesù il giorno di Natale e il giorno di Pasqua, più difficile è accoglierne la quotidianità, a partire dal non trovare un posto dove nascere fino all’essere costretto a divenire profugo per scappare dalla furia di Erode; dal non essere accolto nei villaggi fino ad essere messo in croce da coloro che fino a qualche giorno prima lo esaltavano come re; dal rischiare la lapidazione dai suoi compaesani fino all’essere abbandonato dai suoi discepoli.
Considerare di casa Gesù dunque non significa cantare il Gloria e l’Osanna ma assieme al Magnificat significa avere il coraggio di cantare il Sal 50, il Sal 142 e il Sal 30 (che vi invito a leggere).
Signore Gesù aiutami ad accogliere la tua passione e la tua morte perché soltanto attraverso il mistero della croce posso scoprire l’Amore che mi attira a sé.
Padre buono, è troppo semplice ricordarti nelle necessità, aiutami a ricordarti in ogni istante della mia vita se ti porto nel cuore non posso dimenticarti.
Spirito Santo suscita in me un cuore disponibile ad accogliere tutto del Figlio dell’uomo affinché non mi colga impreparato quando un giorno verrà a bussare alla mia porta per chiedermi di essere tutto suo.
Amen

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