L'amore di sé stessi modello dell'Amore verso il prossimo
4 novembre 2018
XXXI domenica TO – B
Dt 6,2-6 ; Sal 17(18) ; Eb
7,23-28 ; Mc 12,28b-34
In questa 31 domenica del Tempo
ordinario, Pasqua della settimana, la Parola ci porta nel cuore più profondo
della nostra fede.
Cos’è che muove i pensieri del
credente? Cos’è che infonde al credente il coraggio di affrontare la
quotidianità con le sue gioie e i suoi dolori?
Solo il duplice comandamento che
in realtà è un triplice comandamento; lo vedremo a breve.
Forse per troppo tempo ci siamo
impegnati a riflettere su chi è il nostro prossimo per poterlo amare che ci
siamo dimenticati che prima di tutto c’è il comandamento della preghiera. “Ascolta Israele, Shemah Israel” è la
preghiera quotidiana del credente. Questo comandamento che la Parola di oggi ci
offre è inscritto in un tempo di preghiera. Ecco perché prima di comprendere
chi è il prossimo da amare è necessario Amare Dio con tutto sé stessi. Soltanto
in un clima di preghiera possiamo avere il coraggio di amare il prossimo, cioè
colui che sta il più vicino a noi. Di solito si tratta di qualcuno che mi da
fastidio, che mi mette i bastoni tra le gambe, che non rispetta le mie scelte,
che … certo perché chi mi è vicino è colui che può interagire con me e quindi
può …darmi fastidio a differenza di colui che abita lontano e del quale non
posso sentire le parole o comprendere i pensieri, costui potrebbe essere un
amicone, non c’è possibilità di fare scintille vista la lontananza.
Quel tale che mi sta accanto e
che mi mette i bastoni tra le gambe … proprio lui deve essere al cuore della
mia preghiera.
Infine c’è quella terza parte del
duplice/triplice comandamento: l’amore di sé stessi! Se la misura dell’amore
verso il prossimo è “sé stesso” allora
la domanda è d’ufficio: quanto ti ami?
Chi mi conosce sa che spesso nei
colloqui una delle cose che domando è proprio questa: da 1 a 10 quanto ti ami?
Al giorno d’oggi non amiamo noi stessi ma quella immagine di noi stessi che gli
altri si aspettano. È invece fondamentale amarsi per ciò che si è, con le
proprie debolezze e con i propri limiti, con le proprie capacità e i propri
punti di forza.
Io sono convinto che il motivo
per cui oggi nel mondo c’è così tanta violenza e poco rispetto dell’altro è
proprio questo. Se non amiamo noi stessi non possiamo neppure pretendere di
amare gli altri. Se non rispettiamo prima di tutto noi stessi non possiamo
pretendere di essere in grado di rispettare gli altri. Se la mia esperienza è
quella di essere finto pur di andar bene a qualcuno di conseguenza anche l’altro
che sta di fronte a me sarà finto e … in un mondo di finti la fiducia non può
sorgere e … se non c’è fiducia non può nascere amore.
Signore Gesù, tu mi ami per ciò
che sono anche se io faccio fatica ad accettarmi, mi ami perché così sono
prezioso ai tuoi occhi, perché così sono perfetto nel tuo disegno di perfezione
della creazione.
Aiutami ad amarmi almeno un po’
di quanto mi ami tu, aiutami a rivolgere questo amore sui più prossimi alla mia
esistenza, aiutami ad offrirti tutto questo nella preghiera.
Amen
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