Amanti dell'Amore


27 gennaio 2019
III domenica TO – C
Ne 8,2-4a.5-6.8-10 ; Sal18(19) ; 1Cor 12,12-30 ; Lc 1,1-4;4,14-21
In questa 3 domenica del Tempo Ordinario, pasqua della settimana, la liturgia ci invita a prendere come oggetto di riflessione al Parola stessa.
Nella prima lettura ci viene presentata un liturgia della Parola che col tempo è divenuta la liturgia sinagogale del popolo d’Israele e che Luca ci ha descritto celebrata da Gesù.
Tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge”. Mi lascia sempre a bocca aperta questo passaggio perché penso alle nostre liturgie della Parola, quella che stiamo celebrando in questo momento e … gli effetti non sono proprio gli stessi! Noi facciamo di tutto per accorciare questa liturgia il più possibile, il popolo d’Israele era rimasto in ascolto dalle prime luci dell’alba fino a mezzogiorno … noi cerchiamo di ridurre il più possibile …
È Dio che parla al suo popolo, e di questo, Israele ne è convinto! Noi ne siamo convinti? Quale forza diamo a questa Parola che ogni giorno ma soprattutto ogni domenica ci raggiunge?
Tanti cristiani non credono che lo Spirito santo abbia ispirato gli autori oppure ritengono che si tratti dei sogni di qualcuno che ha inventato una buona storia che ha spopolato più di altre.
Il prologo del vangelo di Luca, ovvero l’inizio del vangelo, ci descrive come Luca abbia messo per scritto il testo, perché lo ha fatto e a chi si è rivolto.
Luca è l’unico evangelista che non ha paura di dire a tutti che lui non è un testimone oculare dei fatti che racconta e ci narra lo sforzo che ha compiuto per tramandarci i fatti nel modo più ordinato possibile.
Tante erano le testimonianze che l’evangelista ha dovuto prendere in considerazione: dagli altri scritti che circolavano nelle catechesi delle diverse comunità apostoliche, certamente nati dai racconti dei primi seguaci di Gesù, fino ai racconti diretti degli ultimi testimoni degli eventi, è bello pensare a Luca come a un giornalista che gira per la Palestina in cerca dello scoop. Insomma, Luca non è un testimone oculare ma uno storico con i fiocchi, benché uno storico particolare … non ci trasmette infatti gli eventi con l’intento di creare un manuale di storia ma un testo storico-teologico affinché “tu possa renderti conto degli insegnamenti che hai ricevuto”.
Ma chi è questo “tu” a cui si rivolge?
Lo chiama “Teofilo”. Significa o “amante di Dio” o “amato da Dio”. Si rivolge dunque a tutti quei credenti che hanno già scoperto di essere amati da Dio e che, nel loro quotidiano, cercano di amare Dio. Possiamo dire che si rivolge a noi.
Amare la Parola di Dio, riconoscere che in essa scorre la Verità storico-teologica di Dio crea di noi tutti un corpo solo dove ogni singolo membro ha la stessa importanza di tutti gli altri.
Ma noi amiamo la Parola di Dio? O, meglio ancora, ci lasciamo amare da essa?
Signore Gesù, Verbo eterno del Padre, tu hai voluto entrare nella storia dell’umanità per illuminare le nostre vite. Fa che i cristiani si lascino ammaliare dalla tua Parola.
Spirito Santo vieni su di noi, concedici la Grazia di comprendere i tuoi insegnamenti, fa che i nostri cuori si lascino plasmare dal suono soave del tuo soffio.
Padre misericordioso, tutta la storia della salvezza ci racconta un Dio capace di commuoversi davanti alle necessità dei suoi figli. Concedici un cuore capace di commuoversi nel sentire la tua voce paterna e materna, un cuore capace di lasciarsi ipnotizzare dalle parole di grazia che un giorno ci hanno creato e che ora vogliono solo amarci.
Amen.

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