Nel cuore dell'Amore ...


26 maggio 2019
VI domenica di Pasqua – C
At 15,1-2.22-29 ; Sal 66(67) ; Ap 21,10-14.22-23 ; Gv 14,23-29
In questa 6^ domenica del Tempo Pasquale la Parola ci porta ad avvicinarci il più possibile verso il centro del cuore del Mistero di Dio. Il rischio è quello di fare un discorso filosofico sui massimi sistemi dell’Amore donato e ricevuto ma vedremo come in Dio tutto deve divenire qualcosa di tangibile.
È fuori dubbio che il centro del Vangelo di oggi è l’Amore che unisce il Padre al Figlio, che è lo stesso amore che unisce Dio ad ogni uomo, un amore che ha un nome ben preciso: Spirito Santo.
Qualcuno potrebbe pensare ad un rischio di assimilazione, una sorta di lavaggio del cervello, unificazione delle coscienze. Dio, attraverso lo Spirito Santo, entra nella testa e nel cuore degli uomini e li porta a fare ciò che Lui desidera. Non ci sarebbe nulla di più contrario alla prima regola che Dio si è posto: il libero arbitrio, la totale libertà di scegliere e agire che ha voluto donare ad ogni uomo. Questo dono è segno di grande stima e di grande Amore. Le conseguenze di questa Libertà possono essere allo stesso tempo santificatrici e devastanti, e per Dio e per l’uomo … nella storia possiamo vedere infatti come santità e distruzione vanno sempre di pari passo anche se il terrore che la distruzione si porta dietro fa sempre più audience che non la serenità che solleva la santificazione.
Ma torniamo al nostro brano di vangelo. Quel “SE uno mi ama …” dice proprio questa libertà, non è un ricatto ma segno di una possibilità, di una eventualità che l’uomo può condividere l’Amore che c’è tra il Padre ed il Figlio. Penso che oggi ad ognuno di noi venga chiesto proprio questo: vuoi far parte di questo Amore condiviso?
Ma cosa significa Gesù far parte di questo Amore?
Cosa ne posso guadagnare? Cosa mi verrà chiesto?
Far parte di questo amore significa divenire casa di Dio, significa divenire dimora dello Spirito Santo e quindi tabernacolo vivente nel mondo.
Quale ònere segue questo onore? Potremmo chiedere noi a Dio!
Nessun ònere se non un dinamismo della carità. Quello che dicevo all’inizio: scegliere di stare dalla parete di Dio, acconsentire alla sua proposta di viaggio insieme, divenire tempio vivo di Lui, significa non stare con le mani in mano ma, liberamente, scegliere di compiere passi concreti verso i fratelli più bisognosi. Significa in altre parole diventare le mani e la voce di Dio perché vedremo il mondo con i Suoi occhi e lo ascolteremo con le Sue orecchie.
È la fantasia della Carità a cui il cristiano non può tirarsi indietro perché vede nel fratello una parte di sé che chiede un aiuto concreto per non perdersi, per non soffrire, per non morire. Ditemi voi se questo non è Amore. E … provate ad immaginare un mondo alimentato solo da questo movimento: “Vi lascio la pace vi do la mia pace”. Questa è la Pace di Dio, non un semplice spazio di tregua tra due guerre ma la Pace che ha vinto definitivamente l’orrore della morte, la luce che ha illuminato definitivamente le tenebre che avvolgono il mondo. Forse mi allargo un pochino ma penso di poter dire che l’Onnipotenza di Dio è la somma di tutte le nostre libertà. Dio può davvero fare tutto, può davvero riportare nel mondo la Sua Pace solo SE (ecco che torna il condizionale che ci impone una scelta) solo SE siamo disposti ad accogliere il Suo Amore in noi per sprecarlo/spargerlo/seminarlo in tutto il mondo.
Amen

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