Le strade della vita

10 maggio 2020

V domenica di Pasqua

At 6,1-7 ; Sal 32(33) ; 1Pt 2,4-0 ; Gv 14,1-12


La scorsa domenica abbiamo meditato Gesù che si proponeva come porta verso il Regno del Padre. La domanda potrebbe essere quasi spontanea: ma come ci si arriva a quella porta? Quale strada, quale sentiero, quale via conduce a quella porta?

Il Vangelo proposto questa settimana risponde a questa domanda. In realtà è una risposta che non è proprio facile da comprendere, ovvero possiamo intuire quello che ci sta dicendo ma a noi suona strana. Gesù dice: “Io sono la via…” Come può una persona essere la via; e poi, come può colui che si è già definito la porta essere anche la via che accompagna a quella porta?

Ma procediamo per gradi.

Una via può essere un’autostrada: percorrendola paghi il pedaggio ma ti porta velocemente (traffico permettendo) alla meta desiderata.

Una via può essere una strada di paese: il tragitto è un po’ più lungo ma puoi godere delle città che incontri, dei panorami che il paesaggio ti offre.

Una via può essere un sentiero di montagna: rispetto ai precedenti se costretto a muoverti con le sole tue forze ma non solo, prima di partire devi assicurarti di avere tutto quanto ti può servire lungo il cammino fino alla meta, difficilmente infatti trovi lungo il sentiero qualcosa di simile all’autogrill o al bar del paese!

Se potessimo scegliere penso che sceglieremmo tutti l’autostrada, meno fatica, più scorrevole, perdi meno tempo. Ma cosa ti perdi?

La via di cui ci parla Gesù, se conosciamo un po’ la sua storia è più simile al sentiero di montagna: occorre fare fatica, occorre sopportare un buon peso sulle spalle, occorre lasciarsi ingolosire dalla meta ma soprattutto occorre avere il coraggio di guardarsi attorno e godere di ogni piccolo squarcio di paesaggio che la via pone sotto i tuoi occhi.

C’è poi un’altra questione da tenere presente: se percorri l’autostrada o le vie di paese hai delle indicazioni più o meno precise ad ogni incrocio che ti aiutano ad avvicinarci con una certa sicurezza alla tua meta; su di un sentiero di montagna non sempre le indicazioni sono leggibile e a volte ci si trova davanti ad un bivio e devi fare una scelta guidata dall’intuito.

Non so se quello che sto per dire è una lettura esegetica corretta ma in questi giorni il mio pensiero mi ha accompagnato fin qua. Gesù dice: “Io sono la via” poi aggiunge: “la verità e la vita”. Quasi a dire che se vogliamo arrivare a quella vita eterna nel Regno del Padre che ci attende, non possiamo che lasciarci guidare da quell’unica verità che ci è stata rivelata, la sua Parola, che ci fa percorrere l’unico sentiero faticoso che è la via che ci accompagna verso la Porta. Il sentiero è faticoso, lungo la via puoi incontrare tanti ostacoli, dalla stanchezza alla paura, al dubbio, ma tutta questa fatica sarà certamente ricompensata dal panorama meraviglioso che puoi goderti una volta arrivato alla vetta. Ma ci sarà posto per me? Potrò entrare in quel regno? È una delle cose certe di cui Gesù ci parla: “vado a prepararvi un posto”. Non ci dice “vedremo se lo meritate”, non ci dice “se arriverai in tempo”, non ci dice “se sarai fortunato; ci dice che prepara un posto che è per ciascuno di noi, un posto personale e riservato che attende proprio me, che attende proprio te.

“Io sono la via, la verità e la vita”. Gesù con la sua vita ci ha dato un esempio perché lo possiamo seguire, perché resi forti dalla sua storia possiamo anche noi superare le difficoltà. Dio avrebbe potuto redimere l’umanità in qualsiasi modo ma ha scelto di farlo passando attraverso la difficile via della croce. Non lasciamoci ammaliare dai luccichii delle pubblicità, della carriera, del benessere, stringiamo i denti e lasciamoci ingolosire da ciò che incontreremo lassù sulla vetta della vita.

Amen.


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