Gesù Cristo, il Figlio eterno di Dio
23 agosto 2020
XXI Domenica TO
– A
Is 22,19-23 ; Sal 137(138) Rm 11,33-36 ; Mt 16,13-20
In questa XXI domenica del Tempo ordinario, Pasqua della
settimana, la Parola ci interroga sulla nostra conoscenza di Gesù.
Sono due le domande che Gesù pone ai suoi discepoli e quindi
anche a noi oggi. La prima è la più semplice: “La gente, chi dice che sia il
figlio dell’uomo?” potremmo tradurlo così: Cosa si dice di Gesù nelle
piazze, nei bar, alla televisione, dal parrucchiere …?
Penso che potremmo davvero fare un lungo elenco di ipse
dixit su Gesù, dalle barzellette alle nozioni teologiche! Cristiani e non
cristiani infatti parlano di Gesù; la maggior parte delle volte più che un
parlare è uno sparlare! Però mi pare curioso che la figura di questo uomo
vissuto più di 2000 anni fa continua a sollevare un polverone anche oggi.
La domanda più interessante che Gesù oggi ci pone però è la
seconda: “Ma voi, chi dite che io sia?” in altre parole: chi è per te
Gesù?
Si tratta di una domanda apparentemente banale ma in realtà
è di una complessità immensa. Per rispondere dobbiamo avere il coraggio di
mettere da parte tutti gli ipse dixit di cui abbiamo detto prima ed entrare in
noi stessi.
Per poterci esprimere in merito ad una persona infatti
(quella che sto per dire dovrebbe essere la prassi, anche se poco praticata…)
dovremmo entrare in relazione con essa. Ascoltare le sue parole; vivere alcuni
momenti della sua giornata; conoscere la sua storia, il suo vissuto. Come è
possibile conoscere una persona morta più di 2000 anni fa?
Ciò che possiamo conoscere di Gesù ci è consegnato dalla
storia, come ciò che potremmo conoscere di Napoleone o di Giulio Cesare … ma
può bastare? I testi dei vangeli, la tradizione cristiana, gli scritti degli storici
dell’Impero Romano, le altre tradizioni religiose che parlano di Gesù (come per
esempio quella islamica e quella ebraica) … ma può bastare?
“…né la carne né il sangue te lo ha rivelato, ma il Padre
mio che è nei cieli” sono le parole che Gesù dice a Pietro per
complimentarsi della più o meno perfetta definizione di Gesù che aveva appena
avuto il coraggio di dare: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”.
Sono convinto che se avessimo chiesto a Pietro cosa significassero
le sue parole non sarebbe stato in grado di dirlo.
Tutto ciò che la carne ed il sangue, tutto ciò che la mente umana
riesce a dire sulla persona di Gesù non basta per poter dire di averlo
compreso. Lasciarsi trasportare dalla contemplazione dell’esistenza, dalla
contemplazione di tutto ciò che il Verbo ha creato, ci aiuta ad avvicinarci un
po’ di più alla sua essenza eterna. Gesù di Nazareth è quanto gli uomini
possono cogliere dell’immensità di Dio ma cosa possono balbettare le nostre
povere parole in merito a Gesù Cristo, il Figlio eterno di Dio?
A questo punto non posso che concludere con quelle parole
poetiche che Paolo scrive ai romani, parole che sono frutto della sua contemplazione
della realtà divina, parole che non riescono a descrivere questa realtà ma ne
lasciano intuire l’immensità della sua essenza:
“O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio … da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui gloria
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