La Parola che dona Vita!
10 febbraio 2013
V domenica del T.O. – C
Is
6,1-2a.3-8 ; Sal 137(138) ; 1Cor 15,1-11 ; Lc 5,1-11
In
questa quinta domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana, la Parola
di Dio che ci viene offerta per la riflessione ci spinge a guardarci in profondità,
a farci un bell’esame di coscienza interrogandoci su come e su quanto la
ascoltiamo e su come e su quanto rispondiamo a quella chiamata che Dio ci
rivolge quotidianamente.
Tutte
e tre le letture hanno come tema principale una vocazione, una chiamata a
seguire il Signore: nella prima lettura Isaia, nella seconda Paolo e nel
vangelo Pietro.
Ma
quali sono i punti in comune di questi tre brani biblici?
- Il protagonista è Dio;
- L’ascolto della Sua Parola;
- Il riconoscersi indegni di stare alla Sua presenza.
Queste
tre caratteristiche sono le fondamenta su cui si può costruire il rapporto con
Dio.
E
allora proviamo oggi a verificare se il nostro rapporto con Lui poggia su
questi tre pilastri.
Io
ho l’impressione che con troppa facilità abbiamo il desiderio di metterci al
centro dell’attenzione. I protagonisti della missione siamo noi. Siamo contenti
quando gli altri ci riconoscono per strada, siamo contenti quando tutti ci
cercano, siamo contenti quando i nostri nomi vengono ricordati a distanza di
tempo, magari siamo noi a riempire di lapidi le chiese o le case dalle quali
passiamo!
Certo
come prete mi faccio un bell’esame di coscienza, su me stesso e sui miei
confratelli, ma sono convinto che queste tentazioni umane, troppo umane, in un
modo o nell’altro oggi entrano nel cuore
di tanti cristiani.
Leggere
e rileggere la Parola di Dio ci aiuta a combattere questa tentazione. Ecco
l’importanza di questo secondo pilastro. È nella frequentazione assidua della
Parola di Dio che posso imparare ad aprire gli occhi sulle grandi meraviglie
che il creatore ha compiuto nella storia degli uomini e continua a compiere
anche oggi. È nello stare immerso nella sua Parola che i miei occhi imparano a
riconoscere l’altro come un fratello e non come un nemico che vuole farmi del male.
Ma la cosa più importante di tutte è che solo passeggiando attraverso i suoni
della Parola riconosco di non poter nulla senza di Lui, che la mia vita non
sarebbe nulla se non fosse colorata dalla sua presenza, che il mio esistere non
avrebbe senso senza la sua misericordia che in ogni istante mi raggiunge e mi
fa nuovo.
Ed a
questo punto non si può far altro che riconoscersi indegni di quanto Lui ci sta
donando. Isaia si definisce un uomo dalle labbra impure, Paolo si definisce un
aborto, Pietro un peccatore. E io come mi definisco? E tu come ti definisci?
Non
voglio che quest’oggi andiamo a casa a flagellarci o altro, ma tutto questo
deve farmi riflettere. La Parola di Dio è il dono più grande che possa
accompagnarmi giorno dopo giorno incontro al Padre. Quanto la ascolto? Quanto
mi lascio plasmare da Lei? Quanto riesco ad affidarmi ciecamente alle sue
parole?
Signore
Gesù, Verbo eterno del Padre, con il suono della tua Parola non ci lasci mai
soli, addirittura riempi i silenzi delle nostre giornate e rallegri ogni
istante di tristezza. Apri le mie orecchie perché possa ascoltare i tuoi
consigli, perché possa sentire il tuo Amore che mi raggiunge e mi consola.
Spirito
divino, il tuo calore è quanto mai la cosa che più anelo nelle mie giornate, è
tutto ciò di cui ho bisogno per superare le cupe giornate di tristezza e di
sfiducia. Ma quanto è difficile ammettere di aver bisogno di te, quanto è
difficile riconoscere la mia umana debolezza!
Padre
santo, creatore del cielo e della terra, crea in me un cuore umile perché possa
lasciare spazio alla tua opera redentrice ed attraverso di essa possa anche io
trovare un posto accanto a te nel tuo Regno.
Amen
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