Possiamo o dobbiamo diventare santi?


1 novembre 2013
Solennità di Tutti i Santi
Ap7,2-4.9-14 ; Sal 23(24) ; 1Gv 3,1-3 ; Mt 5,1-12a
È un giorno straordinario quello che stiamo festeggiando. Purtroppo viene offuscato da una commemorazione, quella dei nostri cari defunti. Di fatto non sono due feste lontane l’una dall’altra, ma il giorno dei morti ci riporta alla tristezza del distacco terreno che siamo stati obbligati a vivere. La solennità di tutti i santi invece è un’esplosione di gioia alla quale prendono parte anche i nostri cari defunti. In un solo colpo ci troviamo a ricordare tutti i cittadini del cielo. Ma quanti sono!
Siamo abituati a rinchiudere i santi in luoghi stretti: le nicchie delle chiese, le teche nelle quali conserviamo i loro resti, i calendario … la giornata di oggi invece ci obbliga a rompere tutti questi limiti. I santi che sono in paradiso non sono certamente solo coloro di cui conosciamo il nome! La gioia più grande è che oggi possiamo allungare questo elenco all’infinito o per lo meno immaginarlo sempre un pezzo più lungo di quello che pensiamo.
Dei santi sappiamo che, per essere riconosciuti tali, devono compiere un miracolo dopo la loro morte! Ma i santi non fanno miracoli! È Dio che compie i miracoli, ed i santi sono solo coloro che si fanno da tramiti tra noi e Dio. Ma i santi, se sono tali, è perché anche in vita si sono fatti ponti tra la terra ed il cielo.
Leggendo le vite dei santi scopriamo cose molto interessanti, per esempio che non hanno vita semplice, eppure hanno sempre ringraziato Dio per quella vita. Scopriamo che hanno avuto grande fiducia in Dio pur non comprendendo tutto ciò che Lui chiedeva loro. Scopriamo ancora che in pochi, in certi casi nessuno, li capiva ma loro erano convinti di ciò che stavano facendo.
Ma a noi cosa importa ricordare le vite dei santi? Perché la Chiesa una volta l’anno vuole solennizzare tutti i santi anche quelli di cui non si conosce il nome?
In realtà innamorarci dei santi ci serve a prendere esempio. Noi oggi stiamo vivendo quel istante della creazione che viene descritto nel libro dell’Apocalisse. “Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremmo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio”. Il tempo presente è questa misericordiosa sospensione che permette a ciascuna creatura di poter accogliere il sigillo dell’appartenenza a Dio.
La questione è se io voglio appartenere a Dio. Perché appartenere a Dio significa non appartenere al mondo. Gesù lo dice chiaramente ai suoi discepoli “siete nel mondo ma non siete del mondo”. Certo non essere del mondo significa rinunciare a tutto ciò che ci fa gola, a tutto ciò che risponde alle richieste della carne. Appartenere al mondo significa restare imprigionati in tutto ciò che di più materiale mi circonda. I santi hanno saputo vivere nel mondo con la libertà di essere indipendenti da tutto ciò che il mondo gli proponeva e, come abbiamo detto all’inizio, non stiamo parlando di tre o quattro persone lungo tutta la storia, stiamo parlando di una lista così lunga che non la possiamo conoscere neppure tutta.
I santi oggi ci invitano a seguirli, ci insegnano che è possibile vivere nel mondo pur essendo di Cristo.
Vogliamo noi seguirli su questa via della santità?

Ecco cosa scrive un ragazzo di 19 anni
Cos'è un Santo?
Un santo prega in ginocchio nei sassi e nell'erba
un santo pesta un fiore senza che lo soffoca
un santo viene picchiato e si riempie di gioia
un Santo può volare sopra una nuvola ma s'inchina al passaggio di una formica.
Un Santo vive di fede e amore lasciandosi una sola cosa come ricompensa: il Padre entusiasta dei figlio
Quando vai per la tua strada, soffermati osserva la meraviglia della vita.
Non dimentichiamoci di amare neanche una persona
lasciamo che tutti possano attingere dalla sorgente nel nostro cuore.
Sorgente di vera vita, Gesù!
Gesù sarà sempre con noi!
S. Francesco e Claudio

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