Vale la pena pregare?


20 ottobre 2013 
XXIX Domenica del Tempo Ordinario – C
Es 17,8-13 ; Sal 120(121) ; 2Tm 3,14-4,2 ; Lc 18,1-8
In questa 29 domenica del tempo ordinario, Pasqua della settimana, la Parola di Dio ci invita a riflettere sul grande tema della preghiera.
Quante volte mi sento dire in confidenza o in battuta: “Io non sono capace di pregare”, oppure “Ma varranno qualcosa le mie preghiere?”.
Il vangelo di oggi ci dice non solo che la preghiera viene ascoltata da Dio ma che l’uomo non può vivere senza preghiera; e già qua avremmo qualcosa da dire a chi con troppa facilità dice: “Io non prego ma se posso fare del bene non mi tiro indietro”.
L’uomo di fede non può pensare di arrivare ovunque da solo, l’uomo di fede deve sapersi affidare e affidare gli altri a Dio. È bellissima l’immagine della prima lettura nella quale Mosè tiene le braccia alzate a Dio mentre Giosuè sconfigge i nemici. Quando Mosè abbassa le mani il nemico prevale su Giosuè ma quando Mosè alza le mani Giosuè sconfigge il nemico. La preghiera non è una perdita di tempo come spesso ci si sente dire. Chi occupa il suo tempo nella preghiera non è perché ha buon tempo. 
L’esperienza, seppur misera, mi ha insegnato che proprio occupando tempo nella preghiera tutto ciò che devo fare riesce con più facilità e il risultato va oltre le mie aspettative e capacità. Certo non per merito mio ma … quando si fanno le cose in due …
In questi 10 anni di sacerdozio ho incontrato tanti ragazzi e tanti giovani scettici sulla forza della preghiera ma … una volta iniziato il cammino di fede … loro stessi per me sono stati per me dei maestri. Qualche anno fa ricordo di un giovane piantato in asso dalla sua ragazza, otto anni di fidanzamento e poi … è arrivato un altro. Ebbene questo giovane viene da me disperato su consiglio di un amico e … la prima cosa che mi dice è: lei è un prete, io credo ma … non mi chieda nulla su Dio né sulla preghiera, non saprei rispondere. E così iniziamo a chiacchierare. Col tempo, dopo essersi sfogato, riscopre le preghiere che gli erano state insegnate a catechismo, ma queste non gli bastano, comincia quindi a parlare con Dio, a dirGli tutto ciò che è rinchiuso nel suo cuore. La sua vita inizia a cambiare, lui è più sereno, ricomincia ad uscire con gli amici e … insomma ricomincia a vivere. Questo giovane ricominciando il suo cammino di fede, abbandonato ai tempi della cresima, ha anche ricominciato a vivere.
Senza la preghiera noi non possiamo vivere. È ciò che ogni estate sperimento a Taizé con i giovani che porto. Arrivati in questo paesino sperduto tra le colline della Borgogna, i ragazzi fanno esperienza del dialogo con Dio nell’ascolto della sua Parola e nell’incontro con tanti altri giovani come loro. 
La preghiera è il nostro dialogo con Dio. Lui è un essere di comunione, da solo non riesce a stare, proprio come noi. Il nostro metterci in dialogo con Lui è rispondere alla sua chiamata, il nostro metterci in dialogo con Lui è aprire la porta del nostro cuore al suo amore che chiede ospitalità. 
Non pensate sia semplice pregare! È una delle cose più difficile che il credente si trova a fare, ma ne vale la pena, provare per credere.
Signore Gesù, oggi ci chiedi di metterci in disparte e di alzare le mani al cielo per cercarti, per incontrarti ma anche per romperti le scatole, proprio come quel tale della parabola. Fa che il mio pregare non sia un inutile valanga di parole dette a vanvera ma sia uno svuotare il mio cuore, un confidare le cose più intime, uno sfogare tutte le delusioni e arrabbiature ma anche un riconoscimento di grazie.
Spirito Santo, amore dialogante col Padre e col Figlio, accendi in noi tutti il desiderio di entrare nel vostro dialogo trinitario, aumenta in noi la fede ed insegnaci a pregare.
Amen

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