Quando accadranno queste cose?


17 novembre 2013 
XXXIII Domenica del Tempo Ordinario – C
Ml 3,19-20a ; Sal 97(98) ; 2Ts 3,7-12 ; Lc 21,5-19
In questa penultima domenica del tempo ordinario, pasqua della settimana, la Parola ci mette a confronto con un’altra realtà ultima che, volenti o nolenti toccherà a tutti: la questione del giudizio.
Le parole del profeta Malachia non sono le più desiderate dall’uomo: “sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno, venendo, li brucerà fino a non lasciar loro né radice né germoglio.” Sono parole difficili da digerire, un po’ perché ci sentiamo tutti un compresi in quel gruppo di “coloro che commettono ingiustizia”, o per lo meno per me è così. Restiamo tanto segnati da queste minacce che ci sfugge l’ultima parte di questo brano: “Per voi che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia”. Quanto sono belle queste parole! Ma chi rientra in “coloro che hanno timore del suo nome”? Questo timore di cui parliamo non è il timore dello schiavo, bensì il timore del figlio, preoccupato di non addolorare il padre con la propria disubbidienza. Ecco allora che dobbiamo chiederci se la mia preoccupazione quotidiana è il non recare dolore a mio padre, colui che mi ha creato prima del tempo.  Se le mie giornate sono occupate da questo sentimento di figliolanza e di rispetto nei confronti di chi mi ha dato la vita … allora non  rientro tra coloro che commettono ingiustizia, diversamente … forse è il caso che comincio a preoccuparmi. 
Ma rischiamo di parlare di aria fritta! In soldoni tutto questo discorso cosa significa?
Ci aiuta la bellissima lettura tratta dalla lettera di S. Paolo apostolo ai Tessalonicesi. Paolo richiama la comunità di Tessalonica perché, proprio a conseguenza di attendere da un momento all’altro il giorno del giudizio, in parecchi passavano le giornate a fare niente, dicendo che tanto tutto era inutile perché entro breve il Signore sarebbe tornato per il suo giudizio quindi il metodo più immediato per non commettere stupidate era quello di non fare nulla. S. Paolo è chiaro, è proprio il non fare nulla che ti porta a vivere disordinatamente. Il Signore ci ha consegnato una vita affinché noi la facessimo crescere al meglio, ci ha affidato un mondo per farlo crescere al meglio, ci ha affidato delle persone affinché crescano al meglio. E come sarebbe possibile fare tutto ciò stando seduti a grattarsi la pancia?
Vivi bene l’oggi, vivi bene ciò che il Signore ti chiede di fare e in qualunque momento esso arriverà ti troverà occupato a lavorare nel suo campo (per usare un immagine cara a Gesù). 
“Chi non vuole lavorare, neppure mangi”. A volte mi trovo a dire queste parole ai ragazzi che non hanno voglia di studiare, per gli adulti è più semplice, se uno non lavora a casa diviene difficile avere il frigorifero pieno. Ma tutto questo lo dobbiamo tradurre anche nel campo della nostra vita spirituale. Il giudizio sulla nostra vita non si terrà una volta sola al termine di tutto, ma giorno dopo giorno noi ci giudichiamo con ogni scelta che facciamo. 
Aiutaci Signore a non soffermarci alla domanda “Quando accadranno queste cose” ma insegnaci ogni giorno a riconoscere che stanno avvenendo nel mio quotidiano.
Padre misericordioso, un giorno sarò seduti accanto al tuo trono e tu esprimerai il tuo giudizio sulle mie azioni, sulle mie scelte, fa che possa in quel giorno raccogliere tutto il bene che mi sono impegnato a fare e se avrò seminato qualcosa di maligno possa essere soffocato dal fiorire delle buone scelte.
Spirito di Dio soffia su ognuno di noi, fa che possa trovare in ogni istante della mia vita il coraggio di fare scelte mosse solo dalla presenza costante del Padre.
Amen

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