Alzatevi e non temete.


16 marzo 2014
II domenica di Quaresima – A
Gen 12,1-4a ; Sal 32(33) ; 2Tim 1,8b-10 ; Mt 17,1-9
In questa seconda domenica di quaresima, pasqua della settimana, la Parola ci offre come tema per la riflessione l’ascolto.
Non può infatti essere frainteso l’invito di quella voce che esce dalla nube: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo”.
È l’esperienza di Abramo, è l’esperienza di Paolo. Abramo Ascolta quella voce e parte per una missione sconosciuta. Paolo ascolta quella voce e non può fare altro che convertire il suo operato.
Cosa ha di grande questa voce? Perché chi la ascolta inverte la direzione della propria vita?
Non sembrano infatti parole che attirano l’attenzione: “Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che ti indicherò.” Verrebbe la voglia di voltarsi e non ascoltarle. Invece Abramo obbedisce. Come è possibile?
Paolo al suo discepolo prediletto, Timoteo, spiega in modo inequivocabile la sua motivazione: “Dio ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia.” Teniamo anche presente che mentre paolo scrive questa lettera non è sdraiato al sole in una meravigliosa spiaggia mediterranea, si trova in catene nelle prigioni dell’impero a Roma.
Ognuno di noi è chiamato quindi ad una vocazione santa, “non per i nostri meriti ma per la ricchezza del tuo perdono” (Preghiera eucaristica I).
Il brano del Vangelo, la splendida narrazione della trasfigurazione, ci narra come Gesù volle mostra ai tre suoi apostoli prescelti, la sua regalità prima di soffrire, la sua potenza prima di morire, la sua gloria prima di essere oltraggiato, il suo onore primo di subire l'umiliazione. Gesù sa che tutto ciò che andrà a vivere poco dopo, ci troviamo proprio all’alba del suo ultimo viaggio a Gerusalemme, sarà molto difficile da digerire per i suoi amici. Vuole allora donare loro un’anticipazione di ciò che avverrà dopo la sua passione e morte. Ma resterà ancora tutto troppo difficile. Penso che il motivo di questa loro difficoltà, che è anche la nostra, sia nel restare abbagliati da tanta bellezza da non riuscire più a muoverci. Quel desiderio di Pietro di costruire tre capanne è un desiderio contrario all’invito di Abramo: “Vattene”. Anche noi come Pietro mettiamo troppo facilmente le radici dove stiamo bene ma l’invito di Dio è un altro! Ecco allora quell’imperativo: “Ascoltatelo”.
Siamo invitati ad ascoltare la Parola di Dio che ci raggiunge ogni giorno e ci chiede di camminare senza mai fermarci. Il cammino verso la santità, il cammino verso la meta eterna, il cammino verso la nostra casa lo potremmo ultimare soltanto dopo la nostra morte. Non illudiamoci pertanto di essere apposto con la coscienza, dobbiamo continuare a camminare, dobbiamo continuare ad imparare, dobbiamo continuare convertire le nostre azione quotidiane lasciandoci illuminare il cammino dall’unica Parola di salvezza: il Vangelo di Cristo.
Signore Gesù è difficile per noi comprendere la necessità di dover iniziare il cammino verso il calvario con te. Sembra fuori dalla nostra portata camminarti affianco. Eppure è magnifico ciò che ci offri come meta di questo cammino. Vorremmo raggiungere la tua gloria mediante una scorciatoia, vorremmo entrare nel tuo Regno senza fare fatica, vorremmo aver già raggiunto l’obiettivo. Invece tu ancora una volta ci sproni a cercare la via giusta, quella via che inizia dall’ascolto della tua Parola e prosegue imitando i tuoi esempi.
Donaci la fiducia di Abramo, quella forza che lo ha accompagnato nel mollare tutto ciò che aveva di certo per abbandonarsi ad un cammino senza neppure una meta definita. Donaci l’entusiasmo di Paolo che nonostante le catene che lo bloccano in un carcere non ha mai smesso di testimoniare il suo amore per Te.
Sono tenere Gesù le parole che rivolgi ai tuoi amici: “Alzatevi e non temete”; aiutaci a sentirle ogni giorno, soprattutto in quei giorni in cui tutto sembra remare contro il nostro cammino.
Amen

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