Pur essendo libero, mi sono fatto servo di tutti ...
8 febbraio 2015
V domenica TO
Giornata del seminario diocesano
Gb
7,1-4.6-7 ; Sal 146 (147) ; 1Cor 9,16-19.22-23 ; Mc 1,29-39
In
questa 5 domenica del tempo ordinario, Pasqua della settimana, ci viene
presentata una giornata di lavoro di Gesù.
Nel
Vangelo appena proclamato il primo atteggiamento di Gesù, anche se non detto
esplicitamente, è quello di compassione nei confronti degli ammalati, di
empatia direbbero oggi gli psicologi, ovvero un atteggiamento di vicinanza tale
che porta Gesù a non poter non intervenire per togliere loro dal dolore e dalla
sofferenza. E così guarisce anzitutto la suocera di Pietro e subito dopo “molti che erano affetti da varie malattie e
scacciò molti demoni”. Giornata difficile ed emotivamente pesante, eppure
questo non vieta a Gesù di alzarsi presto al mattino “quando ancora era buio” per ritirarsi in un luogo deserto e
pregare. Ed è proprio nella preghiera che Gesù ritrova le forze per superare ogni
fatica ed ogni ostacolo, e proprio nella preghiera Gesù ricentra il suo operato.
Benché la compassione è tanta, e questo dice la sofferenza di Dio per il male
che distrugge l’uomo, il suo ministero è un altro: la predicazione. Tutti
devono conoscere il Padre che lo ha mandato, tutti devono sapere che Dio non li
ha abbandonati ma anzi si è fatto talmente vicino agli uomini da soffrire con
loro e per loro.
Sapete,
è ormai 11 anni che sono prete e devo dire che in qualsiasi posto sono andato,
ho sempre trovato una grande accoglienza, sia nei paesini di montagna come in
città. Sono certo che, nonostante l’ateismo stia dilagando anche nella nostra
società, il prete è visto come colui che porta Dio tra gli uomini. Ed
effettivamente è così. Ciò che come prete mi sento di dover fare è l’annuncio
del Vangelo, non solo con le parole ma anche con la mia vita, con le mie
scelte, soprattutto quando queste vanno contro la società attuale. Sicuramente
non ho mai guarito nessun malato e quasi sicuramente non lo guarirò mai (non
poniamo limiti all’intervento di Dio attraverso le nostre mani!), ma è
interessante che la suocera di Simone, appena guarita, si è alzata a servire il
suo Signore. La guarigione del corpo è immagine della guarigione dell’anima,
sappiamo che spesso i racconti di guarigione terminano con le parole “la tua
fede ti ha salvato” o qualcosa di simile. La presenza di un sacerdote nelle
nostre piccole comunità, accanto ai più bisognosi, che siano anziani, ammalati,
giovani che fanno fatica a credere o adolescenti che stanno sperimentando le
varie strade che la società pone loro sul cammino, è di fatto un’esigenza per
noi che crediamo a anche per chi fa fatica a credere e magari si lamenta dei
preti e della chiesa. Ogni volta che un prete viene tolto dalle nostre comunità
si eleva tutta una serie di lamentele, e ogni volta mi chiedo come mai difronte
alla possibilità di pensare alla vita sacerdotale, i nostri giovani si tirano
indietro come se si fosse proposta la cosa più tremenda del mondo!
Nella
giornata del seminario diocesano siamo qui per pregare per i formatori che
danno i primi consigli ai candidati al sacerdozio, siamo qui per pregare per gli
stessi candidati al sacerdozio perché si lascino guidare dallo Spirito e
possano davvero con Paolo dire “la mia ricompensa è annunciare gratuitamente il
Vangelo”. Essere prete, non fare il prete, è bello, e non lo dico a mo’ di
slogan pubblicitario; dico sempre: se tornassi indietro, farei tutto quanto ho
fatto nello stesso modo in cui l’ho fatto.
Preghiamo
quindi anche per i nostri ragazzi perché non scappino difronte alle proposte
del Signore e anche per le loro famiglie perché siano disponibili al disegno di
Dio per i loro figli.
Se
vogliamo che in futuro ogni parrocchia, anche le più piccole, possa avere di
nuovo un prete di riferimento che annunci con le parole e soprattutto con le
opere la Buona notizia del Vangelo non smettiamo di pregare il Signore perché
mandi nuovi e santi operai per la sua Chiesa.
Amen
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