Chi sono io per te?
13 settembre 2015
XXIV Domenica TO – B
Is
50,5-9a ; Sal 114(116) ; Gc 2,14-18 ; Mc 8,27-35
In
questa 24^ domenica del Tempo ordinario, Pasqua della settimana, la Parola ci
fa proseguire il percorso che abbiamo cominciato la scorsa settimana alla
scoperta della nostra fede.
Se
vi ricordate la scorsa settimana ci siamo detti che primissimo passo per un
cammino di fede è la preghiera degli altri per te, segue la necessità
dell’ascolto della sua Parola ed infine l’apertura del cuore. Oggi ci viene
donata un po’ la prova del nove per verificare a che punto ci troviamo.
Conosciamo
tutti il brano del vangelo proclamato non c’è molto bisogno di ripercorrerlo.
Poniamo la nostra attenzione su Pietro e su quella meravigliosa risposta che ha
dato al Maestro: “Tu sei il Cristo”.
Bravo Pietro, non sai bene perché lo hai detto ma ci hai azzeccato. Ma cosa
significa essere il Cristo? Ecco allora la rivelazione di Gesù: “cominciò ad insegnare loro che il Figlio
dell’Uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi
dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere”.
Ed è
a questo punto che si svela quanto Pietro fosse totalmente immerso nel suo
tempo al punto tale da rimproverare Gesù per ciò che stava dicendo.
Ma
pensiamoci bene: quando immaginiamo Dio quali sono le prime cose che ci vengono
in mente? Dio è colui che deve far smettere le guerre nel mondo; colui che deve
trovare una soluzione ai tanti migranti che invadono il nostro territorio; deve
eliminare le malattie mortali soprattutto se ne sono infetti i bambini; deve …
In
realtà è la stessa visione del Messia che aveva il popolo ebraico: un grande Re
con un forte esercito che finalmente avrebbe tolto il suo popolo dalla
sottomissione dell’invasore straniero.
Gesù
dice che Dio non è la proiezione di come vorrebbe l’uomo il mondo. Dio è
qualcos’altro. È quel servo sofferente che già Isaia almeno 500 anni prima
della nascita di Gesù aveva profetato. Dio è proprio laddove l’uomo ha bisogno
del suo sostegno: sui barconi che attraversano il mediterraneo in cerca della
libertà; nei territori invasi dalle guerre; nelle famiglie dove si consumano
violenze; nelle corsie d’ospedale dove si soffre per malattie rare; nei
sobborghi delle grandi città dove droga e prostituzione offendono la dignità
dell’uomo e uccidono tante deboli persone; nei bar dove il miglior amico è il
calie di vino …
A
noi un dio così impregnato della storia degli uomini ci da fastidio. Ecco
perché Gesù rimprovera pesantemente Pietro e con lui anche tutti noi: “Va dietro a me, Satana! Perché tu non pensi
secondo Dio, ma secondo gli uomini”.
Sì,
queste parole dure sono anche per noi oggi che facciamo fatica ad accettare il
fragile volto di Dio che entra nella nostra storia. A noi che ci siamo
costruiti un Dio di comodo quando invece è di una scomodità assoluta. Questo
Dio ci dice oggi di camminare dietro a lui per imparare da lui come
comportarci; e se ci chiede di stare dietro è perché siamo davanti a Lui con la
pretesa di insegnargli a camminare come farebbe comodo a noi. È il peccato
originale, ciò che nel brano mitologico di Genesi 3: “Dio sa, dice il serpente alla donna, che, quando voi ne mangiaste, si aprirebbero
i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male”. Ecco
noi viviamo nell’illusione di conoscere perfettamente ciò che è bene e ciò che
è male per l’umanità intera e chiediamo a Dio di imparare da noi, è la
tentazione demoniaca che invade la nostra esistenza.
La
domanda che Gesù oggi ci pone per avanzare nel nostro cammino di fede suona
così: “Chi sono io per te? Cosa significo per la tua vita? Sono il tuo
Salvatore e il tuo Dio, il tuo desiderio e il tuo mistero assoluto? Ti lasci
mettere in discussione da me, sei disposto ad amarmi e seguirmi, per stare
sempre con me, così come sono, anche quando sarò con te la dove non pensavi, ti
salverò come non credevi, e mi scoprirai come non mi conoscevi?”. La nostra
fede è la risposta a questa domanda.
Buona riflessione
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