Il cammino della fede
6 settembre 2015
XXIII Domenica del TO – B
Is
35,4-7a ; Sal 145(146) ; Gc 2,1-5 ; Mc 7,31-37
In
questa 23^ domenica del Tempo ordinario, Pasqua della settimana, la Parola di
Dio di invita a ripercorrere il nostro cammino di fede e quindi a meditarlo,
verificarlo e migliorarlo laddove sia necessario.
Anzitutto
mi pare poco scontato che il luogo geografico da cui Gesù ci invia questo
messaggio. Tiro/Sidone/la Decapoli è infatti pieno territorio pagano. Quasi a
dirci che il luogo migliore nel quale poter accogliere il suo amore che ci
plasma sono le nostre zone di infedeltà nelle quali sperimentiamo la nostra
debolezza e il bisogno di un sostegno autentico.
Cosa
succede. Gli portano un sordomuto e lo pregano di imporgli le mani.
Questo
è il primo passo del cammino di fede: la preghiera degli altri per te. È ciò
che è avvenuto nel battesimo quando qualcuno ha chiesto per te il sacramento,
dovrebbe succedere ogni giorno. Il papa ci chiede spesso di pregare per lui.
Noi facciamo celebrare le messe per i morti e va bene ma anche i vivi hanno
bisogno delle nostre preghiere e la preghiera più grande è l’eucarestia.
Il
nostro cammino di fede è necessariamente nelle mani di altri che pregano per
me, che vogliono il meglio per me. Oggi va di moda tra i genitori più giovani
dire: mio figlio sceglierà personalmente se credere e in che cosa credere. È
l’errore più grande che possano fare. Ogni genitore infatti inconsciamente
compie tutta una serie di decisione per i propri figli, soprattutto
nell’infanzia. La prima decisione è la sua nascita, nessuno ha chiesto a suo
figlio se voleva nascere. E poi tutte le decisioni legate all’alimentazione, ai
gusti del vestito … non ho mai visto una mamma chiedere al bambini di pochi
mesi cosa voleva mangiare o come vestirsi.
Quindi
ecco l’importanza di questo primo passo nel cammino di fede: qualcuno che ha
pregato per me e mi ha messo tra le mani un qualcosa di prezioso da far
crescere.
Il
secondo passo lo cogliamo dai primi gesti di Gesù: “Lo prese in disparte,
lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi”.
È
l’ascolto. L’esodo e il silenzio sono le condizioni necessarie, senza le quali
non è possibile mettersi in ascolto. Proviamo a chiederci quando ci mettiamo in
ascolto della Parola di Gesù che viene a noi? Come ci predisponiamo ad
accoglierla? Nella messa per esempio la possibilità di ascoltare la sua Parola
è abbondante, nella catechesi, nella lettura personale, nella preghiera
comunitaria. Ma in tutte queste situazioni come mi pongo? C’è la distrazione
interiore, e quindi tutti i pensieri che frullano per la testa e a volte anche
nel cuore o nello stomaco, e c’è la distrazione esteriore, e quindi ciò che gli
occhi vedono, ciò che le parole sussurrate al vicino dicono, ciò che le
orecchie odono e si pone tra la parola e l’orecchio …
Poi
Gesù compie quel gesto: “con la saliva gli toccò la lingua”. Questa saliva è
quasi il soffio che si concretizza, è l’immagine dello Spirito. Tra l’ascolto e
il fare c’è di mezzo il dono dello Spirito. Quanto chiedo il dono dello Spirito
nelle mie giornate? Ci crediamo ancora che lo Spirito può agire in noi e per
mezzo di noi per rinnovarci? Per fare di noi delle creature nuove?
E
poi c’è quell’ultimo passo indispensabile: “guardando verso il cielo, Gesù
emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè «Apriti».
E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e
parlava correttamente”.
È
necessario aprire il nostro cuore ai sussurri delle Spirito. Finché il nostro
cuore è di pietra, chiuso nella paura e nella diffidenza, nulla vi può entrare.
Proviamo
a riflettere sul nostro cammino di fede, vi consiglio di soffermarvi su due
cose: sulla preghiera fatta dagli altri verso di noi e quindi da quella che noi
facciamo per gli altri; e sull’ascolto della Parola di Dio che non è quella che
dice il prete ogni volta che apre bocca ma quella che trovate scritta in
quell’insieme di libri che si chiama Bibbia.
Infine
vi suggerisco una piccola semplice preghiera che insegnavamo ai bambini delle
medie in seminario e che mi è sempre stata preziosa.
Facendo
una piccola croce sulle orecchie diciamo “Signore apri le mie orecchie, e io
possa ascoltare la tua parola”; facendo una piccola croce sulle labbra diciamo:
“Signore apri le mie labbra, e la mia bocca proclami le tue lodi”
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