Misericordiosi come il Padre?
6 marzo 2016
IV domenica di Quaresima – C
Gs 5,9a.10-12 ; SAl 33(34) ;
2Cor 5,17-21 ; Lc 15,1-3.11-32
In questa 4^ domenica di
quaresima, Pasqua settimanale, la Parola ci mostra il volto misericordioso del
Padre.
Proprio come domenica scorsa
assistiamo ad un quadro che descrive il significato della misericordia e della
conversione.
Quel Padre che sta di vedetta per
scrutare l’orizzonte sperando di riconoscere il figlio che, convertito, ritorna
sui suoi passi, è la stessa immagine di quel roveto che arde senza mai
consumarsi.
In genere ci chiediamo si ci
riconosciamo più nel figlio maggiore che sta in casa col Padre o in quello minore
che pretende la sua parte di eredità e se ne va in un paese lontano. Lontano
perché distante ma anche perché lontano da Dio: un paese in cui si pascolano i
porci è un paese straniero, mai nessun israelita avrebbe pascolato un animale
impuro.
Quest’oggi però vi invito a
chiedervi se vi trovate dalla parte del Padre o dalla parte del fratello
maggiore. Questa parabola infatti è raccontata per farisei e scribi che si lamentano
del fatto che Gesù mangia con i peccatori. Loro che si trovano nella casa del
Padre e che sovente si lamentano di coloro che se ne sono andati da questa casa
sposando il peccato.
Siamo noi che ci troviamo in
questa casa, che è la Chiesa, siamo noi che potremmo seguire le orme del Padre o
quelle del fratello maggiore.
La tenerezza di questo padre è
veramente immensa, dopo aver atteso il ritorno del figlio, lo riconosce da
lontano e non aspetta che ritorni in casa, ma ha immediatamente compassione di
lui e gli corre incontro e gli si getta al collo e lo bacia. Non lo rimprovera
né gli rinfaccia di aver ragione ma immediatamente lo introduce in casa sua come
suo figlio. Fa una grande festa perché era morto ed è tornato in vita. Il peccato
ci allontana dalla casa del Padre e ci fa morire. Solo ritornando sui nostri
passi possiamo ritornare in vita e godere di tutti quei privilegi che prima non
vedevamo perché accecati dal nostro orgoglio.
Poi interviene il figlio maggiore
che è sempre stato ubbidiente al Padre. Lui, al contrario del Padre si indigna
e intestardendosi non vuole entrare alla festa. Quante volte anche noi ci
indigniamo di fronte ad alcune situazioni che ci paiono ingiuste nei nostri
confronti mentre invece sono solo espressione della misericordia di Dio. Il
Padre è molto tenero anche con lui, “Figlio
tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo”. Non sappiamo bene come
va a finire la parabola, resta un punto sospeso. Ecco perché possiamo e
dobbiamo domandarci: io come reagisco a queste parole del Padre?
Me ne vado di casa indignato
compiendo lo stesso errore del fratello minore? Comprendo la gioia del ritorno
in vita del fratello che avevo perso? Mi accorgo di tutto quanto è del Padre e
quindi anche mio? Non so, tu come reagiresti?
Quante volte Signore siamo ciechi
di fronte a tutto ciò che ci metti a disposizione!
Quante volte Signore ci lasciamo
guidare dall’orgoglio e dalla bramosia di possedere sempre di più.
Quante volte Signore ci
allontaniamo da casa senza renderci conto del grande dolore che provochiamo al
tuo cuore misericordioso.
Aiutami a rialzarmi dal peccato
in cui mi sono adagiato; donami il coraggio di ritornare sui miei passi
riconoscendo le mie colpe; fa che possa recuperare la dignità di essere tuo
figlio.
Spirito Santo concedimi di non
giudicare mai i comportamenti degli altri senza una buona dose di misericordia
perché con quella io sarò giudicato.
Padre immensamente buono ti
chiedo perdono per ogni passo che ho fatto allontanandomi da casa nostra, fa
che il mio sguardo incroci sempre il tuo sguardo, che le mie orecchie ascoltino
sempre la tua Parola e che il mio cuore arda sempre del tuo Amore.
Amen
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