Umili e poveri ma Cristofori
29 gennaio 2017
IV domenica del T.O. - A
Sof 2,3:3,12-13 ; Sal
145(146) ; 1Cor 1,26-31 ; Mt 5,1-12a
In questa quarta domenica del
Tempo ordinario, Pasqua della settimana, la Parola di Dio comincia a darci un
po’ il ritratto del cristiano.
Essere cristiani significa seguire
il Cristo, significa mettersi dietro a lui e percorrere le strade che lui
percorre. Significa rispondere a quella chiamata che abbiamo sentito la scorsa
domenica: “Convertitevi … venite dietro a me!”
Oggi dunque scopriamo cosa
significa andare dietro a lui.
Il programma di vita che Gesù offre
a coloro che lo seguono, e quindi anche a noi, è controcorrente rispetto al
sentire umano. La società in cui l’uomo cresce propone, in ogni epoca storia, l’ideale
dell’uomo di potere. La proposta di Gesù invece è quella dell’uomo povero e
umile.
In altre parole Gesù si mette
dalla parte della massa, sì perché nonostante le apparenze dicano che l’odierna
società è quella dei ricchi, in realtà la stragrande maggioranza della
popolazione mondiale vive nella povertà. Pensate che all’inizio del 2016 62
persone nel mondo possedevano esattamente la metà della ricchezza mondiale e si
stima che entro il 2020 saranno solo 11.
Il messaggio del Vangelo è un messaggio
di vicinanza alla maggioranza della popolazione di tutto il mondo. Gesù non ci
invita a cambiare stile di vita, ma ci aiuta a riconoscere la sua presenza
nello stile che quotidianamente viviamo. Ci insegna a riconoscere la bellezza
di ciò che la vita ci offre, ci suggerisce di non vivere nell’angoscia di
aumentare il nostro tenore di vita ma di accorgerci di quanti attorno a noi
vivono in situazioni più difficili della nostra.
È ciò che san Paolo scrive ai
Corinzi: “non ci sono tra voi molti
sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né nobili. Ma quello che è
stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; …”
Beati non sono coloro che hanno e
vogliono avere molto di più, non sono quelli che guardano la propria pancia e
non vedono le miserie che hanno attorno. Beati sono coloro che riconoscono dono
di Dio quel tanto o poco che hanno, beati sono coloro che hanno uno sguardo su
coloro che gli vivono accanto e sono disposti a condividere quel poco che
hanno.
Vivere le beatitudini oggi nel
mondo significa ricolorare il mondo di allegria. Significa riconoscere la
presenza del Regno dei cieli già qui e già ora.
È appena trascorso il giorno della memoria, giorno in cui le
porte di Auschwitz nel 1945 furono aperte e liberati i superstiti. Mi è
venuto alla mente il passaggio di un libro: La notte di Elie Wiesel.
Un giorno che tornavamo dal lavoro
vedemmo tre forche drizzate sul piazzale dell’appello: tre corvi neri. Appello.
Le S.S. intorno a noi con le mitragliatrici puntate: la tradizionale cerimonia.
Tre condannati incatenati, e fra loro il piccolo pipel, l’angelo dagli occhi
tristi.
Le S.S. sembravano preoccupate, più
inquiete del solito. Impicare un ragazzo davanti a migliaia di spettatori non
era affare da poco. Il capo del campo lesse il verdetto. Tutti gli occhi erano
fissati sul bambino. Era livido, quasi calmo, e si mordeva le labbra. L’ombra
della forca lo copriva.
Il lagerkapo si rifiutò questa volta di
servire da boia. Tre S.S: lo sostituirono.
I tre condannati salirono insieme sulle
loro seggiole. I tre colli vennero introdotti contemporaneamente nei nodi
scorsoi.
– Viva la libertà! – gridarono i due
adulti.
– Il piccolo, lui, taceva.
– Dov’è il buon Dio? Dov’è? – domandò qualcuno
dietro a me.
A un cenno del capo del campo le tre
seggiole vennero tolte.
Silenzio assoluto. All’orizzonte il
sole tramontava.
– Scopritevi! – urlò il capo del campo.
La sua voce era rauca. Quanto a noi, noi piangevamo.
– Copritevi!
Poi cominciò la sfilata. I due adulti
non vivevano più. La lingua pendula, ingrossata, bluastra. Ma la terza corda
non era immobile: anche se lievemente il bambino viveva ancora …
Più di una mezz’ora restò così, a
lottare fra la vita e la morte, agonizzando sotto i nostri occhi. E noi
dovevamo guardarlo bene in faccia. Era ancora vivo quando gli passai davanti.
La lingua era ancora rossa, gli occhi non ancora spenti.
Dietro di me udii il solito uomo
domandare:
– Dov’è dunque Dio?
E io sentivo in me una voce che gli
rispondeva:
– Dov’è? Eccolo: è appeso lì, a quella
forca …
Essere poveri
e umili ci aiuta a vivere la vicinanza di Dio in ogni momento della nostra
esistenza, ci aiuta a riconoscerlo in mezzo alle più atroci disperazioni e ci da
la forza di superare le più impensabili difficoltà.
Signore Gesù aiutaci
ad essere poveri ed umili di cuore. Facci tuoi imitatori senza paure né
preoccupazioni.
Spirito Santo,
allontanaci dalla tentazione di lasciarci sedurre dalle potenze del mondo.
Padre Santo fa
che le nostre azioni siano testimonianza viva del tuo essere presente nel
mondo.
Amen
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