Fonte e culmine dell'uomo
11 giugno 2017
Ss. Trinità
Es 34,4b-6.8-9 ; Dn 3,52-56 ; 2Cor 13,11-13 ; Gv 3,16-18
Celebriamo oggi la solennità
della Ss. Trinità. È uno dei misteri più affascinanti di Dio ed insieme più
difficili da comprendere: non sarebbe un mistero!
Come dice il prefazio di questo
giorno: Padre santo, con il tuo unico
Figlio e con lo Spirito Santo sei un solo Dio, un solo Signore, non nell’unità
di una sola persona, ma nella Trinità di una solo sostanza.
Perché festeggiare questo
mistero? Per scoprire dove stiamo andando, da dove veniamo e quindi chi siamo.
La nostra vita deve essere tutta
indirizzata in quell’unica direzione che è la Trinità, la vita eterna in
Paradiso perché quella è la nostra casa.
Ciò che tiene così strette le tre
persone divine è proprio l’Amore, un amore che continuamente si produce e che
continuamente ha bisogno di qualcuno verso cui andare. Noi uomini siamo i
destinatari di quest’amore e come tali siamo chiamati a far convergere la
nostra esistenza verso la fonte di tale bevanda dissetante. Guardando la
Trinità inoltre non possiamo scorgere che l’amore tra queste persone divine è
sostanzialmente relazione. Probabilmente fin ora non c’è stata epoca storica in
cui l’uomo sperimenta fortemente un bisogno di relazione. Pensiamo al dilagare
di tute quelle forme di comunicazione sociale, i cosiddetti social media. L’uomo
è un essere di relazione, senza relazioni l’uomo implode. i social media
rispondono a questa esigenza? Non sarebbe forme meglio ricominciare a guardarsi
negli occhi per dirci le cose? La Trinità ci insegna proprio questo. Nel prologo
di Giovanni troviamo scritto che in
principio era la Parola e la Parola era rivolta verso Dio e la Parola era Dio.
Questo essere rivolti verso dice lo scambio di sguardi reciproco tra il Padre e
il Figlio. Non stupiamoci dunque che Gesù spesso fissa negli occhi i suoi
interlocutori.
Riflettere su tutto questo apre i
nostri orizzonti, ci consegna un modo nuovo di entrare nella storia. Ci sprona
ad abbandonare schermi e messaggini per tornare ad uno sguardo negli occhi
degli altri.
Guardare negli occhi il proprio
figlio significa fargli sapere che lo ami. Pensate a quanto si guardano due
giovani fidanzati, quasi sicuramente non dicono nessuna parola, non ce ne è
bisogno, gli occhi dicono tutto.
Celebrare oggi la solennità della
Ss. Trinità ci aiuta quindi a togliere ogni filtro dallo sguardo rivolto all’altro,
ci invita a amare fin nel profondo l’altro che ci sta difronte ma ci invita
anche a lasciar perdere tute quelle forme di finto affetto che sono le tante
cose di cui riempiamo gli armadi dei nostri figli o le tante ricariche dei
telefonini che facciamo loro, o il dire sempre di Si ai loro bisogni (che poi
sono capricci) o il non permettere loro di fare un po’ di fatica per
guadagnarsi quello a cui tengono.
Accogliamo l’invito di San Paolo:
“Siate gioiosi, tendete alla perfezione,
fatevi coraggiosi a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il
Dio dell’amore e della pace sarà con voi”. Con questi sentimenti diventerà
più semplice tradurre la vita della Trinità nelle nostre misere vite umane. Con
questi sentimenti potremo davvero collaborare con Dio alla crescita sana dei
nostri figli e così garantire un mondo migliore a chi verrà dopo di noi su
questa terra.
Santa Trinità, unico Dio,
sostieni le nostre quotidiane fatiche, aiutaci a riconoscerti presente nella
nostra vita, fa che accogliamo il tuo amore.
Padre misericordioso e pietoso,
lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà mostraci il tuo volto.
Figlio unigenito del Padre, tu
che hai dato la tua vita per salvare l’umanità, accompagna ogni nostro passo.
Spirito Santo, amore del Padre e
del Figlio, infiamma i nostri cuori di Carità.
Amen
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