Comunità?!

10 settembre 2017
XXIII domenica del T.O.
Ez 33,1.7-9 ; Sal 94(95) ; Rom 13,8-10 ; Mt 18,15-20
In questa 23 domenica del tempo ordinario, Pasqua della settimana, la parola ci invita a riflettere sulla
comunità.
Certo, nelle letture si parla di correzione fraterna, di corresponsabilità nella umana e spirituale dei fratelli, si
parla di amore donato, ma il presupposto di tutto questo è che per agire in questo modo devo essere parte
di una comunità, devo sentirmi membro di una famiglia.
Nei giorni scorsi ho provato a chiedere ai ragazzi che hanno trascorso con me in poi del loro tempo cosa
significa essere comunità.
Basta sedersi al tavolo insieme x dirsi comunità? Basta avere lo stesso timbro su un documento x dirsi
comunità? Forse no.
È necessario forse coltivare in se uno sguardo diverso sull'altro, uno sguardo che si muova dal basso verso
l'alto, uno sguardo capace di riconoscere le fatiche dell'altro, uno sguardo che non giudica ma al contrario è
sempre pronto a far crescere nell'amore. È lo sguardo che Gesù ci chiede di avere nei confronti dei fratelli, è
quello sguardo che ci ha preso in ostaggio se abbiamo fatto l'esperienza di essere stati amati da Dio, è quello
sguardo del quale non possiamo più farne a meno.
Se un tuo fratello commette qualcosa contro di te come reagisci? Gesù oggi ci dice che anche nel peggiore
dei casi, cioè il caso di colui che non vuol saperne delle tutte correzioni, anche in quel caso, o meglio
soprattutto in quel caso, la tua disponibilità deve essere immensa per accogliere e far sperimentare
quell'amore che ti ha cambiato la vita. Se non hai sperimentato l'amore di Dio, se la tua vita non è stravolta
dalla sua presenza, tu non puoi dire di essere suo seguace, come non puoi far sentire agli altri il profumo
di Cristo. Diversamente, nonostante le tante fatiche e le tante cadute, se hai incontrato lo sguardo amoroso
di Dio non potrai fare a meno di dirlo a chiunque incontri per strada.
Prova seriamente a chiederti se di fronte ad un fratello in difficoltà, o peggio ancora che ti fa del male, i
sentimenti che nascono dentro di te sono di rabbia, esclusione, ribellione oppure di compassione, accoglienza
e solidarietà. Quanti prego x coloro che ci fanno un torto? Quanto prego x coloro che non accettano i miei
consigli? Quanto prego x mio fratello che si allontana continuamente da me e non si rende conto del male
che mi fa?
Terminando vi giro la domanda che più di tutte mi segna in questi anni, come prete e come parroco: chi
guarda le nostre comunità parrocchiali, vede una comunità? Sente il desiderio di farne parte? Sente dentro
di sé il desiderio di scoprire il segreto dell'amore che ci unisce?
Io penso che si tutto questo dobbiamo pregare molto, per noi stessi anzitutto e poi per quella che,
probabilmente x abitudine, chiamiamo “nostra comunità parrocchiale”

Commenti

Post popolari in questo blog

Un CUORE che arde d'Amore!

Tu vali molto di più!

La pazzia ... primo passo verso la Fede