Lasciati amare per poter amare!
17 settembre 2017
XXIV domenica del TO – A
Sir 27,33-28,9 ; Sal 102(103)
; Rom 14,7-9 ; Mt 18,21-35
In questa 24^ domenica del tempo
ordinario, pasqua della settimana, le letture ci aiutano a proseguire la
riflessione sulla comunità che la scorsa settimana abbiamo iniziato.
La Chiesa presente sulla terra è
una comunità di peccatori, questa Chiesa che si riunisce sotto lo stesso tetto ogni
domenica è una comunità di peccatori perché anche io, anche ognuno di noi ne fa
parte. Questo deve essere un punto di partenza senza il quale non possiamo
proprio muoverci dal nostro narcisismo, senza il quale non è possibile fare un
cammino di fede, un cammino verso la santità. Tutti noi uomini infatti, fin che
abbiamo i piedi poggiati sulla terra, siamo peccatori, se fossimo senza peccato
saremmo santi, saremmo già in paradiso. Questo non significa che dobbiamo
perdere la speranza ma, al contrario, dobbiamo rafforzarci per percorrere
quella strada che, in un cammino lungo e tortuoso come è la vita di ognuno di
noi, ci conduce alla patria eterna, la santità.
Ogni volta che preghiamo il Padre
nostro diciamo “rimetti a noi i nostri
debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Questa frase, come le
letture che la liturgia di oggi ci propone, può essere facilmente fraintesa.
Infatti per tanti cristiani, e anche per tanti di noi, può significare che
dobbiamo fare del bene per ricevere il bene di Dio, dobbiamo perdonare per
essere perdonati, quasi che la nostra salvezza sia un mercanteggiare continuo
di benefici e di grazie. “Grazie”
appunto, cioè qualcosa che ha a che fare con la gratuità: i doni di Dio sono gratuiti, gratis; la misericordia di
Dio non la si guadagna ma la si accoglie. È esattamente il contrario di quanto
comunemente pensiamo.
La liturgia di oggi pertanto ci
chiede di imparare a vivere il perdono
gratuito, anzitutto non quello che dobbiamo donare ma quello che dobbiamo
imparare a ricevere. Un cuore che non è allenato a ricevere amore non potrà mai
donarlo. Un cuore indurito dal rancore e dall’odio verso un fratello non potrà
mai ricevere l’amore gratuito di Dio. Questo l’invito di oggi: làsciati amare
per poter amare.
Le nostre comunità cristiane sono
comunità nelle quali si percepisce a distanza un rancore ormai conclamato nei
cuori di tanti, un rancore che segna la vita ordinaria delle nostre comunità ed
impedisce il regolare svolgimento di ogni azione pastorale, così come un tumore
impedisce il regolare andamento degli organi di un corpo, un rancore che
allontana coloro che ci osservano e che fa da pietra di inciampo (scandalon) ai giovani che cercano la
Verità su Dio e sul mondo, giovani che hanno dentro di sé un immenso desiderio di
Dio ma che purtroppo fanno sempre più fatica a trovarlo sul territorio che
ordinariamente vivono.
In ogni eucarestia noi ci
scambiamo il segno della pace, ma quanto è falsa quella stretta di mano in
tanti casi? Ci stringiamo il segno della pace in chiesa ma … i nostri occhi
fanno fatica ad incrociarsi, facciamo fatica a salutarci per strada, facciamo
fatica a dirci per ciò che siamo. Oggi non ci scambieremo il segno della pace,
oggi faremo digiuno di questo segno per sperimentare se si forma un vuoto dentro
di noi o se nel nostro cuore si innalza un sospiro di sollievo.
È necessario che il nostro
cammino di credenti inizi proprio dal riconoscerci creature “del Signore” e come tali scoprire che “viviamo e moriamo per lui”. Accogliamo l’invito
del saggio del Siracide, leggiamo e rileggiamo questo testo nella settimana che
stiamo iniziando e lasciamoci interrogare da esso.
Dio misericordioso e pietoso,
crea in noi un cuore nuovo ad immagine del tuo, fa che il nostro cuore sia
sempre più grande di ogni offesa ricevuta affinché tutto il mondo possa
sperimentare la gratuità della tua Grazia e ogni fratello abbia a vivere la
gioia del tuo incontro.
Amen
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