Una nuova esistenza è possibile!
11 agosto ’19
XIX domenica TO – C
Sap 18,6-9 ; Sal 32(33) ; Eb
11,1-2.8-19 ; Lc 12,32-48
In questa XIX domenica del Tempo ordinario, Pasqua della settimana, la
Parola ci aiuta a riflettere sulla grandezza del dono del creato.
Noi siamo quei servi ai quali è stato affidata tutta la creazione ed
un giorno il padrone tornerà a chiedercene conto!
Cosa potremo rimettere nelle mani del creatore quando tornerà a casa?
Quale scusa potremo inventare per giustificare le isole di plastica
che troverà nei mari o la sparizione di quei meravigliosi polmoni verdi che
sono le foreste e che servono a garantirci l’ossigeno vitale?
E che dire di quando ci chiederà conto di quei fratelli che abbiamo
lasciato morire di fame o a cui abbiamo bombardato le case?
Quale scusa troveremo quando ci domanderà dell’estinzione di alcuni
animali preziosi per la salvaguardia dei boschi?
Capite bene che potremmo andare avanti in questo modo per ore intere
ma … proviamo a girare la frittata.
Facciamo il serio tentativo di guardare tutto quanto cade sotto il
nostro sguardo come ad un dono davvero prezioso che Dio stesso ha messo nelle
nostre mani.
Probabilmente non ci lamenteremmo più per ciò che ci manca ed
inizieremo a ringraziare per tutto quanto abbiamo e che spesso non meritiamo
neppure!
Cerchiamo di coltivare sentimenti di ringraziamento nei confronti del
creatore ma anche sentimenti di gioia, pace, fratellanza nell’entrare in
contatto con tutto il resto del creato.
Ognuno di noi non è che un granellino di pulviscolo in confronto al
creato! Che coraggio abbiamo ad inimicarci tutto e tutti?
Io penso che quando Gesù ci chiede di farci “borse che non
invecchiano” là “dove ladro non arriva e tarlo non consuma” ci
chiede proprio di rafforzare tutto quanto ha a che fare con i sentimenti.
Qualcuno potrà esordire a questo punto dicendo che Dio non è stato
corretto nel distribuire i beni del creato all’umanità: a qualcuno è stato dato
troppo poco rispetto ad altri che hanno molto di più. Può darsi ma … proviamo a
tener conto di quanto, di questo di più, ci è superfluo, e di quanto, di questo
superfluo, ce lo siamo conquistati con guerre più o meno esplicite a scapito di
qualcun altro! La storia non può che insegnare!
Inoltre dobbiamo anche ammettere che ad ognuno di noi Dio ha concesso
ciò che le sue forze possono affrontare. A qualcuno ha dato incarichi più
severi ed impegnativi che non ad altri, proprio come fa una mamma ed un papà
che, conoscendo bene i propri figli, sanno quale incarico è all’altezza delle
capacità di ognuno di loro.
Insomma Dio non è un tiranno che schiavizza le sue creature ma un
padre che offre ai propri figli la possibilità di fruire gratuitamente dei suoi
possedimenti a patto che li mantengano con cura. Sarà Gesù stesso ad un certo
punto della sua esistenza a desiderare di chiamarci “non più servi ma amici”
e questo deve riempirci il cuore di gratitudine!
Signore Gesù aiutaci ad essere veramente tuoi amici fidati, aiutaci a
custodire con cura tutto quanto ci offri: la natura, le amicizie, la tecnologia,
la scienza, il sapere … fa che, quando tornerai per riabbracciarci, possiamo
tenere lo sguardo alto, lo sguardo di chi è orgoglioso del risultato ottenuto
nonostante, o proprio grazie, le grandi fatiche.
Amen
Riflessione molto interessante...augurando
RispondiElimina-come viene precisato nella bella metafora- che tutti noi possiamo essere "come borse che non invecchiano"... Anzi che diventiamo come il cuoio vero e di valore: più passa il tempo e più diventa migliore, morbidamente flessibile e resistente...
Perciò: buona borsa "vecchia" (= sempre nuova) a tutti!
Davide