Nella crisi ... un piccolo Germoglio da Speranza
2 dicembre 2012
1 domenica di Avvento – C
Iniziamo
quest’oggi un nuovo anno liturgico e in questa prima domenica di avvento,
pasqua della settimana, la Parola di Dio ci riporta ancora le stesse immagini
catastrofiche delle domeniche scorse. Capisco che nelle ultime domeniche
dell’anno si possa fare riferimento alle cose ultime, ma ora siamo all’inizio
di un nuovo anno, come mai la liturgia continua in questa direzione?
Il
tempo dell’avvento è il tempo dell’attesa. Di che cosa? Di chi? Ma soprattutto
dobbiamo chiederci: come attendiamo? Con quali occhi vediamo il futuro?
Ma
procediamo con calma.
Iniziamo
il periodo dell’attesa di Gesù. Di Gesù che entra nella storia degli uomini. È
un ingresso il suo che ci porta a fare diverse riflessioni. La più semplice,
quella alla portata di tutti è il ricordo della nascita storica di Gesù di
Nazareth. Ma si tratta solo di un “ricordo” appunto. È necessario andare oltre.
È necessario interrogarsi per esempio sull’ultima venuta di Gesù nella storia
degli uomini, la venuta finale. Quando ci sarà il giudizio divino. Ma qua
andiamo un po’ per il catastrofico (se guardiamo i sentimenti degli uomini di
oggi). Preferisco un terzo sguardo sul tempo di avvento: l’attesa di Gesù che
viene costantemente nella storia degli uomini.
Ecco
cosa significano quelle visioni “apocalittiche” che l’evangelista Luca ci
presenta. Non è la fine del mondo ma è la vita del mondo! Provate a pensare se
è esistito un periodo storico senza terremoti, senza stelle cadenti, senza
alluvioni … Ciò che tenta di dirci l’evangelista è che ogni giorno, nella
quotidianità degli eventi, anche di quelli catastrofici, Dio interviene nella
storia degli uomini. Attenzione però, non interviene con la catastrofe per
castigare l’uomo, ma nella catastrofe viene a portare speranza all’uomo.
Proprio come quel Germoglio di cui ci parla Geremia nella prima lettura. È
bella l’immagine che usa anche se per noi resta un po’ nascosta. Provo a dirla
in altro modo. Immaginate un posto arido, un deserto, dove non c’è neppure
ombra di vita per il troppo caldo e per la mancanza di acqua, dove anche le
rocce si spezzano e … insomma dove nessuno immaginerebbe di trovare la vita.
Ebbene in questo luogo (che potrebbe essere benissimo un pianeta, visto che
ormai siamo in grado di mandare sonde ad esplorare i pianeti del nostro sistema
solare) in questo luogo ad un certo punto scorgiamo un piccolo germoglio. È
degno della vita, è segno che l’impossibile è possibile.
Il
Signore Gesù entra nella storia tumultuosa e spesso catastrofica degli uomini
per portare questa speranza: ciò che sembra impossibile allo sguardo
superficiale dell’uomo diviene possibile a Dio.
Ecco
allora che le parole che san Paolo rivolge ai tessalonicesi ci investono di un
compito grande, molto più grande di noi stessi. “Il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e
verso tutti”. In altre parole Paolo invita la sua comunità, e noi oggi, a
essere nel mondo quel piccolo ed indifeso germoglio. Noi che abbiamo la
certezza della presenza del Signore nella nostra vita, nella storia degli
uomini, di tutti gli uomini, dobbiamo dare speranza a tutti gli altri. Questa
speranza è visibile solo nell’amore reciproco, un amore talmente grande da
andare oltre l’abbondanza. È lo stesso amore che Dio ci ha mostrato nascendo
indifeso nella grotta di Betlemme e morendo sulla croce in Gerusalemme (proprio
come il germoglio del profeta Geremia).
Signore
Gesù che annunciando la tua venuta nel mondo hai ridato la speranza perduta al
popolo eletto, aiuta anche noi a recuperare quella speranza che per la maggior
parte delle nostre giornate non riusciamo a tenere stretta.
Mi
hanno insegnato a catechismo che tu ci hai salvati e che tutto ciò che mi
accade ogni giorno è già storia passata perché l’esito della mia esistenza è
nel mistero della tua morte redentrice. Ma forse la certezza di tutto questo
non mi appartiene ancora. Spirito Santo alimenta in me la Speranza, aiutami a
guardare oltre la coltre nera del dolore e dell’angoscia che ricopre questo
nostro mondo. Aiutami a scorgere quei piccoli germogli di santità che mi stanno
attorno per poter a mia volta essere minuscolo segno di speranza per gli altri.
Padre
santo, hai tanto amato il mondo da mandare a noi il tuo figlio unigenito, fa
che questa tua sofferenza e questo tuo amore non passino in secondo piano nelle
nostre esistenze. Fa che la mia quotidianità sia illuminata da questo Amore
ardente e possa così imparare e perseguire la strada della santità che tu mi
offri.
Buon anno!
Commenti
Posta un commento