Una mela da gettare o da salvare?
17
marzo 2013
V domenica di quaresima - C
Is
43,16-21 ; Sal 125(126) ; Fil 3,8-14 ; Gv 8,1-11
In
questa 5 domenica di quaresima, Pasqua della settimana, la Parola di Dio che ci
viene consegnata fa parte di quel materiale che andremmo molto volentieri a ritagliare
e buttare nel cestino, soprattutto
il Vangelo!
Per molti secoli questa pagina in effetti è stata esclusa dai testi
canonici, oggi noi la leggiamo nel vangelo di Giovanni, in realtà quasi
sicuramente (per lo stile ed il contenuto) è stata scritta da Luca. Queste
poche parole ci aiutano a capire che non si tratta di un testo tanto facile.
Non dal punto di vista della comprensione, lo si capisce fin troppo bene! Il
problema è proprio questo. Si tratta del suo messaggio quindi, troppo scomodo e
molto lontano dalla nostra portata, un messaggio che ci obbliga a convertire il
nostro modo di fare, spesso, se non sempre, volto al giudizio e al l'accusa.
Per noi se un uomo commette qualcosa di più o meno grave è il momento di metterci
una croce sopra. Per Gesù, per Dio quando io commetto qualcosa di più o meno
grave è il momento di mettere un punto e ricominciare daccapo. È quella che
chiamiamo misericordia, è il giudizio divino, che finché è rivolta a noi va
bene, se invece è rivolta ad altri ... cominciamo a storcere il naso. Se poi è
rivolta a qualcuno che ha commesso qualcosa contro di noi o qualcosa di platelmente
grave, oltre al naso storto iniziano anche ad uscire dalla bocca parole poco
gradevoli.
Eppure
quelle parole "chi di voi
è senza peccato scagli per primo la pietra" entrano dentro di noi come lame
affilate.
Non
resta più
nessuno nei pressi di Gesù e
della donna. All'inizio Gesù
sta insegnando quindi possiamo presumere che abbia attorno i suoi discepoli ed
anche altra gente. Tutti se ne vanno assieme agli accusatori della donna,
nessuno ha l'autorità
per poter giudicare! E noi? Cosa facciamo ogni giorno? Ce ne andiamo o ci
arroghiamo il compito di poter giudicare?
Ogni
giorno mi trovo in situazioni simili, nel campo dell'educazione sempre più ci troviamo a che fare con ragazzi che
non solo la combinano più o
meno grossa, ma, oltre a perseverrare nell'errore, non lo riconoscono neppure.
Perché
questo è ciò che ci da più fastidio di questa donna perdonata da
Gesù,
non viene riportata nel Vangelo nessuna parola di pentimento!
Certo,
per un educatore può
essere più
facile dire: non ci stai alle regole, non le vuoi capire, ti sbatto fuori
(dalla scuola piuttosto che dalla squadra sportiva), ma permettetemi: che
educatore è
questo? La sfida educativa è
proprio quella di aiutare i nostri ragazzi a superare le loro povertà, ed oggi la povertà più
grande è
proprio l'assenza/non conoscenza di regole, di senso civico e morale.
Più volte mi è capitato di scontrarmi su questa questione con colleghi
educatori (in particolare allenatori ma anche insegnanti). Mettiamo per esempio
di avere un cestino della frutta con all'interno una mela marcia, cosa faccio?
Posso decidere di buttarla via ipso facto oppure posso tentare di togliere il
marcio dalla mela. La sfida educativa di sempre, e quindi anche di oggi, sta
proprio qua: è la capacità di intervenire sul marcio della mela prima che
questo abbia il sopravvento su tutta la mela uccidendola.
Questo intervento si basa solo ed esclusivamente sull'Amore. È l'amore che
ci da la capacità di vedere il bello ed il buono che sta nell'altro, è solo
l'amore che ci aiuta a riconoscere, nei gesti errati dell'altro, i nostri
stessi gesti di un tempo. Gesti che ora possiamo comprendere come sbagliati
perché siamo cresciuti ed abbiamo incontrato qualcuno che ci ha fatto crescere.
Diamo anche ai nostri giovani la possibilità di incontrare persone che li
amano, diamo ai nostri ragazzi la possibilità di crescere, diamo ai nostri
figli una possibilità per divenire creature nuove ad immagine dell'Amore.
Diamoci tutti una speranza, la speranza di un mondo nuovo, la speranza di un
futuro pieno di amore, la speranza di portare nel mondo il volto misericordioso
del Padre!
Amen
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