Camminando sulla spiaggia ...


3 marzo 2013 
III Domenica di Quaresima – C
Es 3,1.8a.13-15 ; Sal 102(103) ; 1Cor 10,1-6.10-12 ; Lc 13,1-9
In questa 3^ domenica di Quaresima, Pasqua della settimana, la Parola di Dio ci fa riflettere sulla mormorazione.
Una delle cose che più semplicemente esce dalla nostra bocca sono le parole di giudizio o di lamentela. Ci viene talmente facile che ormai non lo riteniamo neppure più un peccato, o se lo andiamo a confessare lo diciamo facendo un sorriso e esprimendo una superficialità tale ne dirlo che pare chiaramente che non ci rendiamo conto della gravità della situazione.
È grave mormorare, è grave dire male di qualcuno o lamentarsi come una pentola di fagioli. È grave perché non sappiamo dove vanno a finire le nostre parole, è grave perché non sappiamo come chi ci sente le interpreta, è grave perché alla mormorazione non segue un consiglio costruttivo. In altre parole la mormorazione è un atto distruttivo.
A tal proposito mi viene alla mente un aneddoto della vita di San Filippo Neri: 
Un giorno andò da lui una contadina che in confessione si accusò di parlare male del prossimo. San Filippo le dette l'assoluzione. La contadina tornò dopo pochi giorni accusandosi dello stesso peccato. San Filippo le dette nuovamente l'assoluzione. Passarono ancora pochi giorni e la donna tornò dal Santo accusandosi dello stesso peccato. Allora san Filippo le disse: "Ti assolvo, ma come penitenza devi fare questo: prendi la gallina più grande che possiedi, spennala, getta le penne nell'aria e poi fatti con essa un buon brodo". La contadina sbalordì per quella penitenza così poco "penitenziale", ma ubbidì.
Dopo qualche giorno ritornò da san Filippo, ancora con lo stesso peccato. A che il Santo le disse: "Ti ricordi di quella gallina che spennasti qualche giorno fa per farti un buon brodo?" La donna annuì. "Bene – riprese san Filippo – adesso come penitenza vai a raccogliere tutte le penne di quella gallina che gettasti nell'aria". La contadina protestò: "Ma, padre, come faccio adesso? Le ha portate via il vento!" San Filippo concluse: "Ecco cosa sono le tue chiacchiere cattive. Sono come le penne gettate nell'aria, non possono essere più riprese. Come si fa riparare il danno di parlare male del proprio prossimo?"
Se è tanto grave mormorare contro i fratelli quanto è grave mormorare contro Dio? 
Il popolo ebraico in Egitto si lamentava del trattamento che gli era dato, quei tali che abbiamo sentito parlare con Gesù si lamentavano dei fatti di cronaca appena successi. È una lamentela che anche noi spesso sentiamo, come se Dio fosse l’artefice di tutto il male che ci capita. Anche in questo caso mi viene in mente una storia brasiliana, molti l’avranno già sentita ma non fa male riascoltarla:
“Ho sognato che camminavo in riva al mare con il Signore
e rivedevo sullo schermo del cielo tutti i giorni della mia vita passata.
E per ogni giorno trascorso apparivano sulla sabbia due orme:
le mie e quelle del Signore.
Ma in alcuni tratti ho visto un sola orma.
Proprio nei giorni più difficili della mia vita.
Allora ho detto: “Signore, io ho scelto di vivere con te
e tu mi avevi promesso che saresti stato sempre con me.
Perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti difficili?
E lui mi ha risposto: “Figlio, tu lo sai che ti amo
e non ti ho abbandonato mai:
i giorni nei quali c’è soltanto un’orma nella sabbia
sono proprio quelli in cui ti ho portato in braccio”.

Padre buono, è troppo facile lamentarsi per la tua assenza, è troppo facile mormorare verso di te, è troppo facile dare a te le colpe di tutto ciò che mi accade di negativo. Quanto è difficile invece rendersi conto che proprio in quei momenti tu mi stai portando in braccio, come è difficile accorgersi che già da tempo tu sei accorso in mio aiuto ma la mia testardaggine mi ha portato alla deriva, come è difficile accorgersi di essere amati gratuitamente!
Spirito santo, suggerisci al mio cuore sentimenti di bontà e di amore, perché la sola mia presenza possa essere trasparenza della tua misericordiosa presenza.
Gesù, figlio amato del Padre, compagno fedelissimo di viaggio, tu hai accolto senza dubbi il peso dei miei peccati e con coraggio hai accettato di condividere il peso della mia croce. Aiutami a riconoscere quanto fai per me nel silenzio della tua presenza rispettosa, apri i miei occhi perché possa riconoscerti e ascoltarti in tutti quei fratelli che bussano alla mia porta, insegnami l’umiltà di togliere i sandali ogni volta che ho a che fare con un fratello che porta inscritto sulla sua croce il tuo volto di compassione.
Amen

Commenti

Post popolari in questo blog

Un CUORE che arde d'Amore!

Tu vali molto di più!

... cavalca un asino, un puledro figlio d’asina