I panni sporchi ...


12 gennaio 2014
Battesimo di Gesù – A
Is 42,1-4.6-7 ; Sal 28 (29) ; At 10,34-38 ; Mt 3,13-17
Stiamo celebrando l’ultima domenica del Tempo di Natale e la liturgia ci fa fare un balzo cronologico di qualche hanno. Oggi ricordiamo il battesimo di Gesù al Giordano, un evento che avviene circa 30 anni dopo la sua nascita. Come mai?
Il Natale, ce lo siamo detti più volte, celebra l’abbassamento di Dio tra gli uomini, e in tutto questo tempo la Parola non ha fatto che testimoniarci questo abbassamento. Abbiamo iniziato con l’immagine di Giuseppe che cercava un alloggio e veniva respinto da tutti, poi abbiamo visto Gesù nascere in una grotta ed essere deposto in una mangiatoia, poi sono arrivati i pastori ad adorarlo, poi abbiamo visto la famigliola costretta all’esilio. Tutta una serie di eventi che ci mostrano la vicinanza con gli ultimi di questo piccolo bambino. Oggi chiudiamo questo ciclo di festività con un evento ancora più esplicito.
Il battesimo ci Giovanni era un battesimo di penitenza, significa che chi chiedeva quel battesimo lo faceva perché i propri peccati fossero lavati via dall’acqua del fiume. Possiamo immaginare la scena: attorno al piccolo guado del fiume Giordano una lunga fila di peccatori (perché tali si consideravano, altrimenti cosa ci facevano in quel posto!) attende il suo turno, tra questi un personaggio all’apparenza come tanti altri, Gesù di Nazareth. Cosa ci faceva lì lui? Quali peccati aveva da eliminare? Ecco la reazione del Battista: “Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Proviamo ad immaginare quelli che si trovavano in fila accanto a Gesù, chi sarà mai quest’uomo! Ma Gesù insiste e si immerge in quell’acqua sporca dei peccati di tutti. Avete mai provato ad immergere un abito bianco, appena lavato in un secchio di acqua sporca? Cosa succede? Proprio quello che succede a Gesù: lui si sporca dei peccati che gli altri hanno lavato.
Vorrei proprio soffermare il vostro sguardo sull’immagine di Gesù in mezzo ai peccatori. Mi piace proprio vederlo a suo agio, sappiamo anche che non avrà vergogna ad andare in casa di peccatori e a mangiare con loro. Gesù decide di iniziare il suo viaggio in Palestina proprio con un gesto forte che mostra il suo modo di fare e di essere: «Sono venuto per i malati non per i sani» dirà un giorno.
Quando sento le preoccupazioni, legittime, di alcuni genitori o di alcuni nonni a riguardo di figli o nipoti che si allontanano dalla fede, penso proprio a questo atteggiamento di Gesù. Lui è venuto nel mondo proprio per coloro che sono lontani da lui. Non posso pensare che questi lontani (come li chiamiamo noi) siano abbandonati da Dio, Dio è più vicino a loro rispetto a chi, pur nelle fatiche quotidiane e nei dubbi umani, è in un cammino continuo di fede.
Se faccio questo esempio mi capite meglio: In una famiglia con più figli, se si ammala un figlio i genitori si preoccupano maggiormente del malato che degli altri, questo però non significa che i genitori non amano gli altri figli, solo che in quel momento il figlio malato ha più bisogno delle loro cure e delle loro attenzioni. Così è Dio con gli uomini. Dio sta in mezzo a noi per condividere la nostra situazione di miseria. Ma potrebbe almeno fare qualcosa? Ed invece scegli solo di trascorrere del tempo con noi fino al momento in cui noi ci accorgiamo di Lui: proprio come successe al ladrone sulla croce.
Signore Gesù, hai scelto un modo strano per starci accanto, per farci superare le nostre fatiche, eppure è il modo che col tempo si dimostra il più utile. Non ti sostituisci a noi ma ci insegni a camminare con le nostre gambe e nello stesso tempo sei lì accanto pronto a darci forza e speranza.
Aiutaci a cercare sempre la Verità anche quando pare scomoda, aiutaci a meravigliarci del tuo essere tra noi, aiutaci a maturare giorno dopo giorno la certezza che tu sei il Figlio amato da Dio.

Amen

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