Tu sei il Figlio mio, l'amato
10 gennaio 2016
Battesimo del Signore
Is
40,1-5.9-11 ; Sal 103(104) ; Tt 2,11-14;3,4-7 ; Lc 3,15-16.21-22
In questa prima domenica del
tempo ordinario, Pasqua della settimana, ultima domenica del tempo di Natale,
domenica nella quale ricordiamo il Battesimo del Signore Gesù, ci viene donata
la seconda manifestazione di Dio agli uomini. Il giorno dell’epifania infatti
abbiamo contemplato la manifestazione di Dio alle genti, quindi ai popoli
pagani, oggi il raggio si restringe sul popolo di Israele che vuole convertirsi
andando a battezzarsi da Giovanni e domenica prossima … vedremo.
“il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma
corporea, come di colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu
sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento»”. Sono queste le parole che hanno manifestato a tutti i presenti la
figliolanza divina di Gesù di Nazareth. Gesù è dunque il Messia che questo
popolo stava aspettando.
Parlare del battesimo di Gesù significa
però anche rivedere e, per certi versi, rivivere il nostro battesimo. Se al
Giordano Dio ha detto a Gesù “Tu sei il Figlio mio, l’amato”, cuore del nostro
battesimo è la preghiera del Padre nostro. Il giorno del nostro battesimo
infatti anche noi siamo stati pubblicamente riconosciuti come figli di Dio,
quel giorno anche per noi Dio ha pronunciato quelle stesse parole “Tu sei il figlio
mio, l’amato” ed in virtù di queste parole anche noi possiamo chiamare Dio con il
nome di Papà, proprio come faceva Gesù di Nazareth. Proviamo a pensare cosa
significa questo per la nostra vita di tutti i giorni. Noi siamo di stirpe
divina, in noi scorre il sangue di Dio, se così si può dire!
Gesù si è immerso nel Giordano per
emergere nuova creatura. Anche noi abbiamo ricevuto il bagno battesimale. Le
acque del Giordano erano sporche di tutti i peccati di coloro che vi entravano
affinché questi fossero rimessi. Gesù invece è senza peccato e, entrando nell’acqua
sporca, si ricopre dei nostri peccati. Noi dal bagno battesimale usciamo puliti
dalla Grazia del perdono, Lui dall’acqua del Giordano ne esce sporco per purificarci.
Dal battesimo si esce necessariamente nuove creature! L’acqua nel deserto fa
germogliare ciò che sembrava senza vita. La nostra esistenza è sempre più
simile ad un deserto: la mancanza di morale, di altruismo, di amore porta ad
una aridità del cuore che se non viene idratata dalla Parola e dai sacramenti porta
alla morte interiore. Lasciamo che lo Spirito penetri dentro di noi fin nelle
profondità più remote del nostro cuore perché possa mettere radici forti e
sicure; solo così potremmo seguire i consigli che Paolo da a Tito: “rinnegare l’empietà
e i desideri mondani, vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con
pietà”.
Primo passo però per arrivare a
tutto questo è: riconoscerci peccatori. Il popolo va da Giovanni a farsi
battezzare perché si riconosce peccatore e desidera cambiare la propria vita.
Noi invece siamo ciechi davanti al peccato, siamo talmente immersi nelle
tenebre di questo mondo da non riuscire più a riconoscere ciò che è giusto da
ciò che è sbagliato. In questo giorno epifanico, nel quale ci viene di nuovo
manifestato il volto misericordioso di Dio nei nostri confronti, non perdiamo l’occasione
di guardarci dentro, di esaminare quanto siamo impastati nei desideri mondani e nell’egoismo che ci porta a sfruttare l’altro e ogni occasione per gonfiare le
nostre pance.
Signore Gesù, che non hai temuto
di immergerti nel sudiciume prodotto dai nostri peccati, guarisci la mia cecità
perché possa riconoscere il grande bisogno che ho del tuo perdono. Possa la mia
vita cambiare direzione scorgendo all’orizzonte della mia esistenza la luce
della tua Pasqua che vuole portarmi verso la pace e la serenità del cuore.
Possa l’aridità del mio cuore abbeverarsi alle sorgenti del tuo amore, il tuo
Spirito trovi dimora in me e possa così governare ogni mia azione ed ogni mio
pensiero.
Amen.
Commenti
Posta un commento